“John Lennon. La biografia” di Philiph Norman

di / 18 febbraio 2013

«Sto per compiere quarant’anni e la vita comincia a quarant’anni. O almeno così dicono. E io ci credo. Perché mi sento bene. È come quando si hanno ventun’anni e ti dici “Eccezionale e ora cosa succederà?”». John Lennon, autunno 1980.

Novembre 1980. Dopo un silenzio di ben cinque anni viene pubblicato Double Fantasy, nuovo album di John Lennon. La scena rock è profondamente cambiata dal 1975, anno di Walls and Bridges, il suo precedente lavoro in studio, e della sua ultima apparizione su un palco come ospite al concerto del suo amico Elton John al Madison Square Garden. La disco music, il punk, l’hard rock e la new wave la fanno ormai da padrone nelle classifiche. Certo, il ritorno sulla scena di Lennon dopo molto tempo desta curiosità e fra gli appassionati in tutto il mondo c’è sempre chi spera in una reunion dei Beatles; tuttavia il primo singolo, Just Like Starting Over, trasmesso continuamente dalle radio, non va oltre metà classifica e sulla stampa musicale alcune recensioni dell’intero disco sono decisamente critiche. Melody Meker afferma infatti che «l’album è saturo di un’autoindulgente sterilità», liquidandolo come un «insopportabile sbadiglio». Questo però non sembra turbare il nuovo John che, arrivato a quarant’anni, sembra finalmente aver trovato quella serenità che ha sempre cercato. Ha passato gli ultimi anni lontano dai vecchi amici e dalle pericolose distrazioni tipiche delle star del rock; memore degli errori compiuti col primo figlio Julian avuto dalla relazione con l’ex moglie Cinthia; ha cresciuto il suo bambino Sean nato nel 1975 come un padre perfetto e sempre presente. Il nuovo John, non ce l’ha più col mondo intero; non è più spiato dall’FBI e dal governo americano, né dai servizi segreti inglesi e non incontra più pericolosi sovversivi né leader spirituali. «Una volta pensavo che il mondo ce l’avesse con me e che mi dovesse qualcosa; che i conservatori, i socialisti, i fascisti, i comunisti, i cristiani o gli ebrei stessero cercando di fregarmi… Ma ora ho quarant’anni e queste cose non le penso più… Tutto ciò che posso fare è scrivere canzoni». Qualche tratto del vecchio John è comunque presente in lui: talvolta, come da ragazzino, continua a fare furiose litigate con la vecchia zia Mimi, la donna che lo ha cresciuto con amore, ma anche con severità, e, nonostante tutto, rimane ancora l’uomo insicuro che è sempre stato. Seduto al tavolo della cucina, con i gatti che gli fanno le fusa, continua chiedersi quale magico segreto possegga Paul McCartney, il suo vecchio partner nei Beatles «Fanno sempre cover dei brani di Paul e mai dei miei». Altre volte, sua moglie Yoko, lo sente piangere nel cuore della notte paralizzato al pensiero che lei, sette anni più vecchia di lui, possa morire prima. Ad ogni modo, come afferma Bob Gruen, famoso fotografo di rock’n roll, nonché suo amico personale, il John del 1980, è un uomo che ha definitivamente messo da parte le urla di rabbia e le terapie di disintossicazione ed è pronto a tornare sulla scena conscio del fatto che può contare sulla solidità della sua famiglia.

Dicembre 1980. Sia che sia giorno o notte davanti all’entrata del Dakota, il luogo in cui Lennon abita sulla 72a strada a New York, staziona sempre un gruppo di persone. John di solito è amichevole con i suoi fan e si ferma a firmare autografi o scambiare due parole. Lunedì 8 dicembre fa colazione in Columbus Avenue, si fa tagliare i capelli e successivamente posa per la famosa fotografa Annie Leibovitz. Quello stesso pomeriggio firma una copia del suo ultimo album a un ragazzo di nome Mark David Chapman, quindi si reca in studio di registrazione fino alle 22. Sembra soddisfatto del suo lavoro, è già tardi e vuole dare la buonanotte a Sean così, lui e Yoko, decidono di tornare a casa. La loro limousine accosta accanto al marciapiede e mentre John esce dall’auto, Chapman  estrae una calibro trentotto e, assumendo la tipica posizione da combattimento, spara cinque colpi.Double Fantasy, in pochi giorni, raggiunge la vetta delle classifiche.

Philip Norman, già autore di Shout, una delle più apprezzate biografie dei Beatles, grazie a un meticoloso lavoro, ricostruisce in quest’opera l’intera vita di Lennon, dalla sua nascita il 9 ottobre del 1940 (durate uno dei più violenti attacchi tedeschi a Liverpool) sino al quel fatidico 8 dicembre 1980. Lo fa rivolgendosi a un ipotetico lettore che non abbia mai sentito parlare di John o ascoltato una sola nota della sua musica. Nel corso degli anni ha incontrato familiari (compresi la moglie Yoko e il figlio Sean), amici e collaboratori (fra cui McCartney e l’ex produttore dei Beatles George Martin) e per non tradire la visione del mondo di Lennon, molte volte sì è dovuto basare su ciò che lui stesso ha raccontato ad altri e che ha ricavato da celebri interviste. Quello che emerge è indubbiamente un’opera ben scritta e documentata ma soprattutto un onesto ritratto di una delle figure più importanti del XX secolo. Una biografia in cui l’autore non esita a raccontare i lati più oscuri dell’artista, dalla sua inclinazione alla violenza (sebbene cantasse di pace e amore) alla sua dipendenza dalle droghe e dall’alcool, nonché dei suoi tradimenti e delle sue mancanze come padre.

Del resto, come lo stesso Lennon ha affermato poco prima di essere ucciso: «Non ho mai preteso di essere un Dio. Non ho mai detto di essere un animo puro, né di avere le risposte alle domande della vita. Tutto quello che posso fare è scrivere canzoni».

Tranquillo John, in questo eri bravissimo.

(Philiph Norman, John Lennon. La biografia, trad. di Aldo Piccato, Mondadori, 2008, pp. 560, euro 25)

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