“Borges e gli oranghi eterni” di Luis Fernando Verissimo

di / 6 maggio 2013

Borges e gli oranghi eterni, dello scrittore e giornalista brasiliano Luis Fernando Verissimo (Atmosphere libri, 2013), è la storia di Vogelstein, insegnante di mezza età amante dei libri. È un romanzo giallo, ma alla base del racconto troviamo l’amore per la lettura, leitmotiv dell’intera narrazione.

Il protagonista, voce narrante di questa incredibile storia, si reca a Buenos Aires per assistere a un congresso di studiosi dell’opera di Edgar Allan Poe. La Società Israfel (dal nome di una poesia dello scrittore statunitense) si riunisce infatti una volta ogni anno e la meta, per questa occasione, è la capitale argentina. L’evento richiama i maggiori esponenti della letteratura mondiale amanti del lavoro di Allan Poe, ma stavolta tutti loro verranno coinvolti in un misterioso crimine.

Vogelstein è un grande ammiratore dello scrittore Jorge Luis Borges e ha passato la maggior parte della sua vita cercando invano un contatto con lo scrittore. I due si incontreranno finalmente proprio durante il convegno e insieme indagheranno per svelare il mistero che si nasconde dietro l’omicidio dello scrittore tedesco Rotkopf. L’assassino sembra infatti aver lasciato indizi ispirandosi ai racconti di Poe e ai misteri della Cabala.

I protagonisti di questa storia sono eccentrici, stravaganti e bizzarri; la trama è originalissima e ricca di spunti circa i lavori di Poe e dello stesso Borges. In questo breve romanzo sono riassunti, infatti, i riferimenti esoterici e cabalistici, il più delle volte ignorati, presenti nelle opere di Poe.

Leggendo si ha spesso la sensazione che tutto quello che stia accadendo sia frutto dell’immaginazione dei protagonisti e che da un momento all’altro si riveli assolutamente irreale; il lettore è così costantemente immerso nella confusione e nella stravaganza più totale.

La narrazione è molto serrata e lo stile criptico costringe il lettore a una continua e ferma attenzione volta alla scoperta degli indizi disseminati anche nelle più piccole sfaccettature: nei dialoghi, nella descrizione dei luoghi e dei personaggi. Ogni traccia costituisce così un ulteriore pezzo del puzzle che pian piano si compone, fino ad arrivare a un risultato del tutto inaspettato e imprevedibile.

Verissimo ci ha dunque regalato un romanzo che potremmo definire “allucinante”: il grottesco e l’occultismo, insieme anche all’umorismo e all’ironia, si intrecciano tessendo una trama surreale e unica.


(Luis Fernando Verissimo, Borges e gli oranghi eterni, trad. di Amina Di Munno, Atmosphere libri, 2013, pp. 100, euro 12).

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