“Fisica della malinconia” di Georgi Gospodinov

di / 16 luglio 2013

«…ed ecco entro nei campi e negli ampi spazi della memoria, dove si trovano i tesori di innumerevoli immagini» (S. Agostino, Le confessioni).

Fisica della malinconia di Georgi Gospodinov, edito da Voland a distanza di anni dal suo Romanzo naturale, si apre con questa e molte altre epigrafi.

La natura del libro ci è svelata proprio in apertura, in conclusione del prologo, quando ci troviamo di fronte a una spiazzante affermazione: «io siamo». Si tratta, dunque, di un viaggio nella memoria condivisa o, sarebbe meglio dire, nelle memorie che percepite e vissute da un’unica persona diventano le sensazioni di tante vite riesperite dall’animo di uno solo.

«Empatia patologica o sindrome ossessiva empatico-somatica»: la diagnosi è questa. Il protagonista del romanzo è un tutt’uno con gli altri, con i loro pensieri e ricordi. Soffre di quest’empatia che gli permette di scivolare nelle memorie altrui e di sentirne le vibrazioni emotive e sensoriali. Una delle prime immagini evocate nel romanzo è proprio quella del labirinto, di un percorso tortuoso e misterioso da affrontare. Rivivere le emozioni, le riflessioni e gli stati d’animo altrui non può che rivelarsi come un dedalo intriso di malinconia.

Nel sentire addosso i vissuti di altri non si può far nulla: si percepiscono le sensazioni passate o future e si prova compassione. Viene alla mente un passo di Milan Kundera e del suo L’insostenibile leggerezza dell’essere, in cui l’autore parla appunto della compassione come co-sentimento, nel senso di vivere insieme a qualcuno, condividere qualsiasi tipo di impulso, passione, emozione: «nella gerarchia dei sentimenti è il sentimento supremo», scrive.

Supremo e sublime è il momento del racconto in cui il protagonista rivive i ricordi del nonno: vede un Minotauro, non minaccioso e pericoloso, bensì triste e addolorato. La mitologia si confonde con la realtà e quella del Minotauro diventa la figura portante della narrazione, perché in quella creatura è racchiuso il senso dell’abbandono, il bisogno d’amore. La sensibilità estrema dello scrittore individua un lato mai esplorato nella letteratura: quello della sofferenza del mostro taurino, lasciato nel labirinto a soffrire di una solitudine e di un’incomprensione immeritate.

Facendo nostri i sentimenti altrui, da quelli dei genitori del ragazzo, dei suoi nonni e di conoscenti, si arriva all’identificazione con tutto, che si tratti di animali, piante o rocce. Tuttavia, con la fine dell’infanzia arriva un’altra condizione: non più l’empatia, ma una ricerca costante e una raccolta di informazioni e storie. È questa una parte del romanzo caratterizzata da squarci più divertenti, che riportano a galla componenti sociali e politiche: si legge a un certo punto di un mondo futuro in cui ha vinto il comunismo. In questa seconda parte vi è poi un passo fondamentale, che si ricongiunge all’immagine portante del libro: è quello in cui il narratore scopre di dover diventare padre e vede in quel futuro bambino il Teseo venuto a eliminarlo, lui Minotauro, come tanti prima, dopo e insieme a lui.

Fisica della malinconia è un libro raffinato, è una mano che ti accompagna fin giù nell’interiorità delle persone.

L’epilogo del romanzo, secondo un’elegantissima ed efficace chiusura a chiasmo, riporta le parole «io fummo». Uno e altri allo stesso tempo, storia individuale che si compenetra con il mondo, fondando una connessione e un legame che fanno anche pensare a come persone diverse possano provare le stesse sofferenze o gioie: si è più vicini e simili di quanto si pensi e immaginare così la collettività potrebbe essere forse un modo per uscire, noi Minotauri, dal labirinto.

(Georgi Gospodinov, Fisica della Malinconia, a cura di Giuseppe Dell’Agata, Voland, pp. 335, euro 15)

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