“Rubicon” di Jason Horwitch: storia di un “flop” inatteso in casa AMC
di Mirko Braia / 2 ottobre 2013
Ogni tanto ci piace guardarci indietro e regalare un tributo a quelle serie perse forse troppo presto nel mare di cancellazioni che di anno in anno aumenta sempre più. Questa volta il salto indietro è piccolo: nel giugno del 2010, mentre Mad Men e Breaking Bad stanno già facendo da un po’ la voce grossa, e a pochi mesi dalla premiere di The Walking Dead, AMC lancia l’episodio pilota di Rubicon.
A quasi nove anni dal terribile attentato dell’11 settembre l’America si è rialzata, ma non può dimenticare. La lotta al terrorismo è stata sempre più marcata e aspra, e dietro ogni segreto sembra nascondersi una minaccia. Uno spaccato degli Stati Uniti degli ultimi anni riportato sul piccolo schermo da Jason Horwitch, creatore della serie che abbandonò la nave dopo la produzione dell’episodio pilota per lasciare tutto in mano a Henry Bromell.
Il titolo della serie è già un chiaro segnale del messaggio da mandare: il riferimento all’attraversamento del Rubicone da parte di Giulio Cesare è evidente, e sarà ripreso anche in un episodio. Siamo a un punto di non ritorno, uno di quegli eventi destinati a cambiare per sempre la storia. Cosi è per Will Travers, membro di un team di analisti di New York, devastato dalla perdita di sua moglie e della figlia rimaste coinvolte nell’attentato. Dalla scoperta di un possibile schema presente nei cruciverba dei più importanti quotidiani americani scatta una caccia al complotto densa di colpi di scena e rivelazioni scottanti.
Durante la narrazione emerge forte lo spettro delle cospirazioni governative sullo sfondo dell’inarrestabile lotta ai nemici dell’America. Questa volta però nessun compromesso con gli spettatori, nessuna “americanata”. Il ritmo scorre lento e si sposta da uffici a case cupe passando per incontri segreti in ristoranti appartati. Non ci sono vie di mezzo, o si accetta la voluta lentezza unita all’infittirsi di trama e misteri, puntata dopo puntata, o non c’è speranza di appassionarsi alla serie. Questo è stato uno degli aspetti che più ha diviso la critica durante e dopo la messa in onda. Può essere tollerata questa mancanza di azione per fare spazio a una storia intrigante e misteriosa come poche altre se ne sono viste negli ultimi anni?
Se molti hanno accolto con gran favore una serie lontana dagli stereotipi comuni cosi non è stato per i vertici di AMC, che benché dispiaciuti nel dire addio a una produzione anche per loro così interessante, si sono trovati costretti ad abbassare la serranda per sempre dopo la prima stagione, lasciando l’amaro in bocca e una certa insoddisfazione per una storia che meritava forse un’altra fine, a discapito di ascolti non proprio da capogiro.
Definire Rubicon come un flop non è dunque del tutto appropriato. Per molti è stato invece un capolavoro incompreso, uno show destinato forse a un pubblico troppo ristretto, ma in grado di farsi apprezzare proprio per la sua diversità.
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