“L’ultima indagine” di Leif G.W. Persson

di / 22 novembre 2013

Il vento del Nord non porta solo Stieg Larsson.

Stoccolma, una calda estate svedese e il profumo di bratwurst che si propaga nell’aria: ecco le prime pagine de L’ultima indagine (Marsilio Editori, 2013). Leif G.W. Persson, docente di criminologia prestato alla letteratura, accoglie così il suo lettore facendo già intuire, nelle prime pagine, che queste calde temperature estive non avrebbero trovato corrispondenza nell’animo dell’anziano poliziotto a cui presto ci si affezionerà.

Sagace, diretto, pulito. Così la scrittura, così il protagonista di questo romanzo. Lars Martin Johansson: ex capo della polizia e dei servizi segreti, si ritrova a dover fare i conti con un fisico ormai debilitato da una vita di eccessi che presenta il suo conto con un ictus. Per il detective che vede dietro gli angoli sembra arrivato il momento di rassegnarsi a una tranquilla vita da pensionato. Tuttavia, proprio quella vita che sembra sfuggirgli via, gli presenta un’ultima possibilità. Un’ultima indagine.

La dottoressa che lo ha in cura offre al nostro uomo un nuovo inizio: una confessione del padre in punto di morte rivela nuovi indizi riguardanti un omicidio caduto purtroppo in prescrizione.

Era l’estate del 1985 quando Yasmine, dopo aver litigato con la mamma, usciva di casa per non farvi più ritorno. La bambina verrà ritrovata senza vita, all’interno di alcuni sacchi per la spazzatura abbandonati in un canneto. Quella fu la sua ultima estate.

Luglio 2010, venticinque anni dopo. Lars Martin Johansson trova la sua strada, quella di una bambina di nove anni stuprata e poi uccisa. Prima dal letto d’ospedale, poi dal divano del suo studio, Lars comincia la sua indagine. Con un braccio destro inutilizzabile e un peso sul petto che gli toglie il respiro, le giornate scorrono tra medicine e fisioterapia. Il nostro detective trova però un aiuto nell’amico di una vita Jarnebring, e ritorna quindi in pista. L’unico imperativo è trovare l’uomo che si macchiò di quel delitto, la sua punizione un problema successivo.

L’indagine segue il filo dei pensieri di Johansson, le sue intuizioni, le sue deduzioni. Un filo suddiviso in sei parti, un esergo biblico che si completa solo nell’ultima parte conducendo il lettore attraverso la storia e i suoi personaggi: la scacchiera dell’indagine si ricostruisce di pagina in pagina, alimentata dalla suspence sottesa alle intuizioni del vecchio poliziotto.

Un insieme di vite spezzate ruotano intorno a questa vicenda, apparentemente sconnesse ma sottilmente intrecciate. Ingiustizie e “giustizie mancate” in un mondo che sembra sempre più spesso cedere al compromesso, casi di prima classe e cold case facilmente abbandonati. Ecco dunque che al pettine del lettore giunge il nodo cruciale: come comportarsi quando la giustizia umana non può più spiegare la propria forza, la propria ragion d’essere? È lecito a quel punto cedere alla violenza della giustizia, quella più primitiva? Occhio per occhio…

Questi gli interrogativi del protagonista, questi gli interrogativi che si (ci) pone Leif G.W. Persson. La risposta, se tale può essere, giunge solo alla fine. Indizi disseminati qua e là, in queste avvincenti pagine come piccole molliche di Pollicino ci conducono sino all’ultima pagina, lasciandoci con un sorriso a metà.


(Leif G.W. Persson, L’ultima indagine, trad. di Giorgio Puleo, Marsilio Editori, 2013, pp. 507, euro 19,50)

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