“Sottopelle”: a tu per tu con i Libra

di / 6 gennaio 2014

Sonorità elettro-minimal, atmosfere tenebrose e tante storie diverse, ognuna con il suo percorso e il suo perché. I Libra sono essenzialmente questo. Ancora una volta, Roma sforna una giovanissima band che sembra essere già matura e pronta per palcoscenici più grandi. Sottopelle è un album che va ascoltato con calma: c’è bisogno di rilassarsi per comprendere a pieno i significati più intimi e nascosti di questi dieci pezzi, altrimenti si corre il rischio di annoiarsi. Una volta entrati nel mood, tutto sarà più chiaro. I Libra, in fondo, hanno già una loro precisa identità.


Sottopelle è uscito un mese fa e ha già un ottimo successo, testimoniato anche dai download. Le vostre canzoni sembrano studiate nei minimi dettagli, sia nei testi che nella musica. Come nascono e qual è la loro evoluzione?

In realtà è proprio così, c’è uno studio molto accurato dietro ogni brano. Di solito si parte da un’idea musicale realizzata e fissata velocemente: un beat e degli accordi da ascoltare a loop per trovare una melodia, solo successivamente si arriva alla tematica da trattare e alla stesura del testo. La fase più importante è quella che dedichiamo alla scelta dei singoli suoni: passiamo tantissimo tempo a sperimentare, conosciamo la sintesi del suono e non usiamo quasi mai presets. Nell’arrangiamento teniamo sempre pochi elementi per dare il giusto spazio a ognuno di essi e questo equilibrio fra le parti non è sempre immediato e automatico, spesso bisogna lavorare tanto per far sì che il tutto risulti semplice, almeno a un primo ascolto.


Cosa contiene il vostro disco d’esordio e perché proprio Sottopelle?

Sottopelle perché la musica entra nelle ossa e rimane dentro di noi, ma visibile. Il disco contiene 10 tracce timide, avvolgenti. Volevamo fare un disco che necessitasse di più ascolti, da consumare in cuffia e che regalasse sempre emozioni, non sta a noi dire se ci siamo riusciti ma sicuramente è un disco che ci rispecchia sia come persone che come musicisti.


In una recente intervista, avete dichiarato:«Si può essere rock anche con un po’ di elettronica, soprattutto nel 2013». Come si amalgamano due generi che sembrano così distanti?

Veniamo dal rock, l’abbiamo suonato per parecchi anni, poi abbiamo iniziato ad ascoltare musica elettronica e il punto di vista si è spostato. Durante la scrittura del disco abbiamo quasi abbandonato gli strumenti per concentrarci sul suono e porci il problema del live solamente a posteriori. È molto importante allargare la visione e ragionare in termini di equilibri ed elementi dell’arrangiamento, a prescindere da quali strumenti vengano usati e dal genere musicale. Probabilmente è stata la libertà in musica, sia nella sperimentazione che nella concretizzazione, la chiave che ci ha permesso di unire questi due mondi apparentemente distanti.


Pur parlando di vite e problemi comuni, raccontare la realtà senza filtri e senza censure vi riesce molto bene. “Leccami” ne è l’esempio lampante.

La bellezza di essere indipendenti è anche questa; ci piace essere diretti e parlare delle cose che appartengono alla nostra vita e a quella dei nostri coetanei senza falsi moralismi e problemi inutili. “Leccami” parla del sesso e dell’amore, quella linea di confine fra la dimensione più primitiva e istintiva e quella più romantica e delicata, realtà che spesso arrivano a confondersi, toccarsi e mescolarsi.


Nell’album, c’è una brano molto particolare che si chiama “Zoe”. É il pezzo più riuscito e quello che vi rappresenta meglio. Siete d’accordo o è solo una mia impressione?

“Zoe” è il secondo singolo estratto da Sottopelle. Abbiamo deciso di farlo uscire assieme al disco non a caso, sicuramente è un brano più immediato di altri ma allo stesso tempo possiede tutti gli elementi che caratterizzano il nostro primo lavoro. Ci sembrava la traccia giusta da cui iniziare per poi approcciare il resto dei brani. Sottopelle rimane un disco eterogeneo, abbiamo lavorato appositamente per avere dieci parti diverse che però formassero un’unica composizione, è necessario ascoltarlo tutto per capire le varie anime e influenze al suo interno, “Zoe” è tuttavia un ottimo punto di partenza.


Dove avremo modo di ascoltarvi quest’inverno?

Stiamo organizzando un tour per suonare fuori dalla nostra città, sicuramente faremo dei live sia a nord che a sud Italia. Aggiorneremo le date mano a mano che usciranno sulla nostra pagina Facebook: è la pagina che seguiamo di più e siamo noi direttamente a rispondere e a dare comunicazioni. È molto importante far arrivare la nostra musica alle persone e stabilire un contatto diretto con esse, soprattutto in questo momento storico e culturale.
 


(Libra, Sottopelle, Volcan Records, 2013)

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