“La contemplazione” di Edgar Borges

di / 31 gennaio 2014

La contemplazione di Edgar Borges (Lavieri, 2013) ci mostra un mondo mosso da paura e violenza in cui il diverso, lo straniero, l’omosessuale e il transessuale non possono e non devono trovare posto.

La storia si svolge nella calle 11 di una città che non viene mai nominata all’interno libro, in un ambiente disturbante, scarsamente descritto, in cui si verificano efferati omicidi a intervalli più o meno irregolari. A indagare sul caso, due poliziotti, uno dei quali nasconde all’altro un segreto. In questa cornice, una donna (o forse un uomo?) impazzisce riflettendo sulla sua complicata relazione con il suo fidanzato, che l’ha tradita per un’affermata scrittrice, in realtà un travestito. Il treno che la porta a casa, per così dire “controllato” da quello che lei definisce «il mago», sarà lo scenario dei suoi incontri più particolari – la vecchia senza denti che gioca a nascondino nel suo villaggio, il giovane che legge e rilegge compulsivamente una frase scritta su un pezzo di carta, il mago stesso. Per tutto il libro, la donna continuerà a pensare alla sua complicata relazione, a soppesarla e a fare domande a un interlocutore che probabilmente non l’ha mai amata, che l’ha sottomessa psicologicamente e che l’ha spinta a crimini efferati (un omicidio? Due? Forse tre? Ma si tratta di realtà o fantasia?).

Il libro di Borges, un continuo richiamo letterario ad altri autori e opere maggiori, si basa su un’idea valida e che potrebbe avere certamente presa sul pubblico, ma che si sviluppa in un universo surreale che sconfina nell’eccessivo e si basa su dialoghi che, in fin dei conti, sono piatti ed evitabili e su interi paragrafi che rasentano il monologo infantile: «Giunta al reparto delle mele, la fruttivendola mi osserva con un pensiero che sta sul punto di scoppiarle in testa (i pensieri escono dalla testa oppure fuoriescono attraverso un luogo più discreto, più privato?): Una single (per favore, controllate da qualche parte cosa significhi “essere una single”) ecco che arriva un’altra single che mi infastidisce con l’acquisto di monoporzioni. […] Prendo una mela, che si aggiunge al resto delle monoporzioni acquistate e svolto a sinistra. Nel corridoio successivo mi soffermo offesa davanti a un cartello che annuncia l’offerta di carta igienica: “Prendi due e paghi uno”. Ed io, maledizione, perché dovrei prenderne due se me ne serve solo uno?» – e così via, quasi una pagina di considerazioni poco edificanti sulle quali primeggia senza dubbio quella sulla carta igienica. Il libro, purtroppo, è ricco di frasi che vogliono sembrare d’effetto e che di effetto ne hanno ben poco: «Ebbi paura che la signora cercasse di trovare i suoi denti per masticare la mia sfrontatezza», oppure la considerazione sul fatto che «l’esperienza che abbiamo del mondo non è altro che una proiezione di processi fisici che stanno avendo luogo da qualche parte nel cosmo», una non proprio tra le più comuni da fare durante un discorso con una vecchia apparentemente pazza incontrata in modo altrettanto apparentemente casuale sul treno.

La contemplazione, che a prima vista sembra un giallo, in effetti si concentra sulla visione della realtà, sulla contemplazionedella realtà, per l’appunto, e getta una luce sulle identità più difficili da portare e da vivere, quelle degli ultimi, dei reietti della società. Il fine sembra tra i più elevati, eppure, si perde procedendo con la lettura, dando così vita a un libro ibrido, che intreccia più generi senza appartenere veramente a nessuno di essi.

La sua versione italiana, inoltre, presenta varie imprecisioni, refusi, incoerenze e calchi linguistici che, insieme, rendono la lettura ancora più faticosa e, talvolta, irritante.

Per concludere, alla Lavieri si può attribuire il merito di aver individuato un libro di un autore molto apprezzato a livello internazionale, ma che purtroppo rischia di avere uno scarso appeal sul pubblico e che presenta alcune pecche a vari livelli, non ultima la traduzione.


(Edgar Borges, La contemplazione, trad. di Gianfranco Pecchinenda, Lavieri, 2013, pp. 175, euro 15)

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