“Il ponte” di Iain Banks

di / 4 febbraio 2014

The bridge il titolo originale, Iain Banks il suo autore. Il ponte (Meridiano Zero, 2013) è destinato a dividere i suoi lettori. Scritto nel 1986, debutta nel panorama italiano con netto ritardo, ma sicuramente non per i tempi.

Uno spaventoso incidente sul Forth Railway Bridge di Edimburgo, un uomo giace sull’asfalto. Inizia così la vicenda di John Orr, nome fittizio del nostro protagonista. Un corpo che porta con sé i segni dell’incidente e i suoi dolori, un’amnesia che gli ha portato via i ricordi donandogli un mondo allucinante in cui vivere: il ponte. Una dimensione racchiusa in un’enorme costruzione di ferro rosso come il sangue, un collegamento tra rive sconosciute.

Nessuna via di accesso o di uscita, una folla immensa di persone di ogni razza, origine e lingua. Una babele moderna governata da un’autorità non definita, priva di politica, religioni e morale di sorta. Una terra in cui le concezioni di tempo e spazio sono state annullate, nessuna storia. Questo è il nuovo mondo del signor Orr, ripescato dalle fredde acque del fiume, ribatezzato in attesa di ritrovare la sua memoria.

Attraverso i racconti e i dialoghi di John con lo strano ed enigmatico dottor Joyce,«il medico dei sogni»,il lettore viene catapultato in un terreno in cui nulla è più certo, realtà e sogno si mischiano smarrendo il confine. Il romanzo è la sua storia, ma anche quella di Alex e Andrea, del loro amore vissuto sotto le nubi della guerra fredda e del governo Tatcher; è la discesa verso gli inferi di un Barbaro capace di assecondare i suoi istinti più infimi e del suo lare; è la storia di una realtà e del suo parallelo. Un continuo diversificarsi di punti di vista, prospettive. Storie e vicende frammentarie, apparentemente scollegate fra loro ma che rivelano poi il loro intimo legarsi sul finire della storia.

Molti interrogativi vengono posti dal nostro protagonista, poche le risposte, nulle le certezze. Affidarsi alla sicurezza del ponte accettandone i misteri, oppure indagare, scavare e ritrovare i ricordi di una vita persa nelle acque del fiume?

Una nube indistinta e incerta accompagna il lettore fin dalle prime pagine, ne viene avvolto e confuso, vive la stessa esistenza e gli stessi crucci del protagonista.

Un continuo gioco di bolle di sapone, di verità negate e nascoste costituiscono l’iniziazione (alla vita, quella vera?) del nostro protagonista, ed esperienze estreme vissute o presunte conducono alla fine, alla conclusione. Un riaversi che solo un lettore capace di trovare il filo di Arianna e in grado di aggrapparsi a esso con tutte le sue forze e attenzione, potrà capire.

Alberi scheletrici simili a sentinelle deformi e avvizzite, fitta nebbia e deboli fiammelle come fari di carrozza: questa l’alternativa per il lettore inesperto.

(Iain Banks, Il ponte, trad. Alessandra Di Luzio, Meridiano Zero, 2013, pp. 285, euro 16)

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