“Al saloon della donna gufo” di Tessa Gallagher

di / 6 febbraio 2014

La raccolta di racconti di Tessa Gallagher, Al saloon della donna gufo (Edizioni Empiria, 2008) è un vero caleidoscopio di personaggi, per cui al lettore sembra di capitare per davvero in un saloon e incontrarli uno per uno. Si tratta quasi di fortuiti ritrovi dal parrucchiere, come succede nel primo racconto “L’alfiere rosso”, dove la protagonista è dapprima irritata, ma poi affascinata dall’insolito cliente maschio del locale, con un possibile, anzi probabile, seguito della conoscenza appena fatta.

Al di là del banale episodio quotidiano, la scrittura della Gallagher è sorprendentemente ricca e profonda, con osservazioni che rivelano la sensibilità dell’autrice per i risvolti delle situazioni che si creano: Tess ce li mostra questi individui, ce li addita con pazienza, penetrando negli interstizi di vite normali, osserva attenta ogni ondulazione, ogni avvenimento, ogni turbamento.

C’è molta autobiografia in questi racconti: numerose sono le vedove – come lo è lei stessa del grande scrittore Raymond Carver. Può quindi dirci tutta la solitudine di donne perse nella quotidianità, ma che comunque trovano in essa forza e poesia. È sempre la stessa storia che ricomincia, con sfumature che si arricchiscono a ogni vicenda. Abitudini in cui irrompe qualcosa, piccoli contrattempi che comunque sono bene accolti, perché distolgono da più pericolosi disagi interiori, come se le noie quotidiane potessero diventare esorcismi oppure offerte all’imperscrutabile fato, che si sazierà di esse senza accanirsi oltre.

Un elemento fondante del libro è l’orgogliosa rivendicazione da parte dell’autrice del suo sangue misto con quello dei nativi pellerossa, che la induce a narrare episodi di storia dell’America in modi diversi, come una storyteller girovaga della tradizione americana popolare. Questa parentela con gli avi nativi è più desiderata di quanto lo sia in realtà, è un’assimilazione spirituale ai grandi miti della natura. Nelle sue storie gli animali diventano quasi dei totem: i colibrì, uccelli che ricorrono spesso nei racconti, mitizzati in primis per la loro propensione a creare ibridi con altre specie, ma anche per l’abitudine di stare rannicchiati tra loro quando dormono; l’orso, con cui il protagonista Tivari del racconto, “Sognare gli orsi”, ha un legame profondo e misterioso, che ritorna perfino nel nome della madre che si chiama Ursa.

Solitudine e natura, uomini che si fanno giustizia da soli, nel solco dell’individualismo americano, come il boscaiolo che per vendicarsi del padrone che non lo paga gli sabota il lavoro. Ma anche ostilità verso le armi che sono una costante della società, che l’autrice rifiuta di comprare nel divertente una “Pistola tutta per me”, mostrando la sua incapacità di possedere un’arma, definita «cosa maligna». Similitudini con l’unione mistica con la natura descritta in Walden, con i personaggi che sembrano foggiati come dei novelli Thoreau, che si rivolgono più alle forze della natura che ai loro simili per avere conforto e aiuto.

Commovente il racconto “La donna che pregava”, in cui ancora una volta nell’interiorità e nella comunione spirituale con le altrui sofferenze si supera la propria pena. Estraneità e magia in “La donna lasciata intatta dal fuoco”, e critica ai poeti di professione, definiti megalomani della parola, nel “Barone della poesia”. La scrittura è il narrare in genere, come un vagare, o quasi una danza, in “Pasticcio di cervo”. La poetica serata con l’amico cieco sotto le stelle in “La pioggia spegne il fuoco dell’accampamento”, o il satori, quasi un omaggio per Kerouac, provato dalla protagonista Ruby di “Il Budda visto di sfuggita” – forse il racconto più compiuto della raccolta – dopo un alterco casuale in un supermercato.

Su tutto il Grande Spirito dei nativi, che aleggia ancora sull’America, animando una natura descritta con un’empatia verso i luoghi piena di intima meraviglia. E lontano, sullo sfondo, l’oceano che con il suo ritmo eterno sembra dare consigli per le decisioni umane.


(Tessa Gallagher, Al saloon della donna gufo, a cura di Riccardo Duranti, Edizioni Empiria, 2008, pp. 254, euro 16)

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