Spin-off e crossover secondo Flanerí

di / 12 febbraio 2014

Tutti, prima o poi, ci appassioniamo a qualche serie. Magari per un’idea innovativa mai vista prima in televisione, per dei protagonisti particolarmente carismatici, insomma per i più disparati motivi. Quando gli show a cui abbiamo donato il nostro cuore arrivano alla loro naturale conclusione (o a una cancellazione anticipata) resta solo il vuoto, spesso difficilissimo da riempire.

Ci si affida agli amici, ai consigli del web o ai critici specializzati, alla ricerca di degni successori, ma nel profondo sappiamo che non sarà la stessa cosa. E allora questa volta noi di LaSerie abbiamo deciso di cambiare registro, di lasciare in un angolo i consigli settimanali, e di darvi invece un punto di vista nuovo partendo dalle nostre serie preferite. Ci siamo sbizzarriti tra spin-off e crossover per regalarvi e regalarci un assaggio di quanto probabilmente non andrà mai in onda, ma che sarebbe stato tanto appagante poter vedere. Gustatevi le nostre improbabili preview.


Lost – The Dharma Initiative, di Mirko Braia

Chi mi conosce, e chi avesse letto assiduamente gli articoli di LaSerie, lo sa: sono un fan sfegatato della serie principe di J. J. Abrams. Lost si è presa una fetta del mio cuore, e ha lasciato una ferita impossibile da rimarginare. Tutti gli anni passati a scoprire, poco per volta, la verità sull’isola non mi sono bastati. Troppe poche quelle sei intense stagioni. Ma i morti non si disturbano, non mi sognerei di immaginare una settima stagione. Allora ben venga uno spin-off, ormai una delle mode del momento.
Il nome dice tutto: Lost – The Dharma Initiative concentra i suoi sforzi sull’omonimo progetto finanziato da Alvar Hanso. Abbiamo scoperto abbastanza sugli scopi degli uomini della Dharma sull’isola, ma può e deve esserci di più da sapere su una misteriosa organizzazione scientifica proliferata tra gli anni ‘70 e ‘90, in piena Guerra Fredda. Nella mia mente un’elite di scienziati lavora in una grande metropoli per scoprire i segreti che nasconde l’isola, di cui hanno scoperto l’esistenza durante i loro studi sull’equazione di Valenzetti (la fittizia formula che sembrava predire l’esatto momento dell’estinzione del genere umano). In quel luogo c’è qualcosa da scoprire, informazioni fondamentali. Hanso lo sa, come lo sanno anche i russi, pronti ad anticipare i rivali di sempre. Tra intrighi politici e misteri scientifici Lost – The Dharma Initiative ci avrebbe accompagnato lungo la strada che avrebbe portato il progetto Dharma sull’isola. Per un “Lost Addicted” forse non sarebbe stato abbastanza, ma sicuramente sarebbe stato qualcosa.


Millennium-X, di Alessio Belli

Mentre il collega Braia si è formato a colpi di Lost, il sottoscritto – in tenera età – si è plasmato sui colpi sferrati dai due capolavori creati dal mitico Chris Carter: X-files e Millennium. Il primo gode tutt’oggi di fama e culto, il secondo è la chicca per pochi fedelissimi, conclusasi in maniera davvero “apocalittica”. Per fare giustizia a Millennium – solo tre stagioni – e rispolverare alla grande le attività delle Sezione X, ho pensato…
Prendete Fox Mulder e Frank Black. Il primo ha ormai scoperto che fine ha fatto la sorella e la sua relazione con Scully vive di alti e bassi. Lo hanno riassunto all’F.B.I. ma i nuovi X-files non sono entusiasmanti. Fino a che alcuni inquietanti presagi non lo convincono che la fine del mondo sta arrivando davvero: l’unico che lo può aiutare è il profiler dannato per eccellenza, Frank Black, sopravissuto al Gruppo Millennium. Una coppia di detective del genere permetterebbe lo sviluppo di una serie noir – in bilico tra horror e paranormale – senza precedenti. Con tutto ciò che hanno tentato di risuscitare e riesumare, come diavolo non hanno fatto a pensare a una cosa così intrigante? Con buona pace di Scully.


The Field Where I Died Again, di Dario De Cristofaro

Prima di Lost e Breaking Bad, prima di The Walking Dead e American Horror Story, prima di tutto c’erano Twin Peaks e X-files. Di quest’ultima serie televisiva uno degli episodi più belli rimane il quinto della quarta stagione: “The Field Where I Died”, titolo italiano “Vite precedenti”.
Siamo ad Apison, in Tennessee, luogo di battaglia durante la Guerra Civile. Gli agenti Mulder e Scully partecipano all’arresto di Vernon Ephesian, capo carismatico del Tempio delle Sette Stelle, e delle sue mogli, dopo aver ricevuto una soffiata da un certo Sidney, il quale denuncia la setta per abusi su minori e possesso d’armi illegale. Si scoprirà poi che Sidney non è altro che Melissa, una delle mogli di Ephesian, la quale ha disturbi di personalità dovuti al ricordo di più vite precedenti sovrapposte. Una di queste vite riguarda anche l’agente Mulder, morto, in un’esistenza passata, proprio tra le braccia di Melissa sul campo di battaglia nella contea di Hamilton.
L’episodio, dal potenziale narrativo enorme e dalla forte carica emotiva, viene però strozzato sul finale quando Mulder si sottopone a una seduta d’ipnosi e racconta di come riconosca, nel ghetto di Varsavia, Scully, la sorella Samantha (scomparsa misteriosamente quando era ancora piccola) e persino dell’Uomo che fuma, personificazione del male.
Ho rivisto molte volte questo episodio e l’ho sempre ritenuto incompiuto. Perché non pensare a un finale diverso? Perché un concetto così ricco di spunti narrativi non viene più preso in considerazione nell’arco delle cinque stagione successive (nove in tutto)? Sarà per il titolo che mi ricorda i versi del Riccardo III di Shakespeare («Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori»), sarà per il tema della reincarnazione tanto caro a T.S. Eliot nel suo poema La terra desolata («Là vidi uno che conoscevo, e lo fermai, gridando: Stetson! / Tu che eri con me, sulle navi a Milazzo!»), che amo molto, ma è proprio da questo episodio e da questa idea che ripartirei per costruire un mini spin-off di una delle serie più riuscite della storia della televisione.

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