“Qui e Ora” di Mattia Torre
di Simone Mercurio / 6 marzo 2014
Crash – Contatto fisico. Citando un film di successo di qualche anno fa, potrebbe essere questo il sottotitolo dello spettacolo teatrale Qui e Ora di Mattia Torre andato in scena nei giorni scorsi all’Ambra Jovinelli di Roma.
Protagonista di questa pièce originale è Valerio Mastandrea, perfetto nel ruolo del romanaccio coattoripulito-quasivip-neofighetto-aspirantepariolino.
Antagonista (quasi) silente e (quasi) remissivo è invece Valerio Aprea, ottimo caratterista e volto diventato celebre per la parte dello “sceneggiatore” nella serie cult Boris e in questi giorni al cinema col divertente Smetto quando voglio.
Qui e Ora è unacommedia grottesca e agrodolce che è una metafora sugli scontri sociali dei nostri giorni, su preconcetti, paure che si trasformano in vere e proprie fobie del diverso, o presunto tale.
Classi sociali a confronto ma anche e soltanto modi di pensare differenti, l’uno di fronte all’altro. Un piccolo affresco che, in chiave satirica, costringe a guardare allo specchio se stessi e la società che ci circonda con una venatura di cinismo e di politically uncorrect rari nell’italiota racconto nazionalpopolare.
La scena si apre con due motociclette fumanti, in rottami e accavallate in seguito a un violento incidente. La location immaginata dal regista è una periferia romana in prossimità del Raccordo Anulare. Una strada secondaria e deserta, senza macchine o pedoni di passaggio. Senza anima viva a cui chiedere soccorsi. I corpi dei due protagonisti all’apertura della scena appaiono moribondi, distesi sull’asfalto. Dopo qualche secondo di silenzio il primo a svegliarsi è il personaggio interpretato da Valerio Mastandrea che risponde al cellulare e inizia qui il suo profluvio di parole e battute a raffica in perfetto stile romanesco. Mastandrea veste i panni di un cuoco che conduce anche un programma radiofonico, e immediatamente, seppur coinvolto in un grave incidente, dalla prima telefonata si capiscono subito le sue priorità: condurre la sua trasmissione in onda da lì a pochi minuti. Anche dal cellulare, anche in diretta dal luogo dell’incidente.
Tra un collegamento in diretta e un altro, tra una ricetta e un «editoriale contro la rucola», Mastandrea assale verbalmente il traumatizzato “compagno” d’incidente vomitandogli letteralmente addosso tutti i suoi preconcetti: da «immigrato», a «rumeno», da «contadino» a «piccolo insignificante essere che ignora il mondo che lo circonda», fino a «ladro» e «parassita della società».
Nella valanga di epiteti e cambi di tono, il personaggio di Mastandrea chiama anche i soccorsi al 118: «È il 2 giugno, c’è la parata e pochi mezzi: abbia fiducia» gli dicono i volontari della Croce Rossa. «Volontari e pure anziani: due dei grandi cancri della moderna società italiana» sentenzia il cuoco disc jockey davanti all’esterrefatto Aprea. Che finge di non riconoscere quello che sarebbe un popolare cuoco e conduttore, vero opinion leader delle casalinghe italiane. «Chiedi a tua madre e vedrai se non mi conosce!» intima Mastandrea.
Secondo atto e cambio ruolo. La “vittima” interpretata da Aprea si fa protagonista e svela la reale dinamica dell’incidente. Rivela al cuoco di conoscerlo e di essere vittima involontaria della madre “fan” del cuoco-dj. Oltre che della cosa più orripilante che orecchie (e stomaco) d’uomo abbiano mai udito e/o assaggiato o sopportato: la carbonara di mare!
Seppur con qualche buco e incongruenza di scrittura tra primo e secondo atto (il personaggio interpretato da Mastandrea prima appare xenofobo e razzista e poi subisce le invettive di Aprea che cerca di offenderlo definendolo «amico dei senegalesi») il progetto teatrale prodotto da Marcella Crivellenti per BAM è una piacevole e feroce commedia di parole, contrasti sociali tra personaggi che mostrano di essere ciò che in realtà non sono. Interpreti finti di una mondo che impone schemi, maschere, gruppi, clan e ruoli sempre più in contrasto tra di loro. Sempre più irreali, ma dai quali – proprio per questo – sembra impossibile tirarsene fuori per essere finalmente uomini liberi.
Qui e Ora
di Mattia Torre
scene di Beatrice Scarpato
con Valerio Mastandrea e Valerio Aprea
Comments