“Curarsi con i libri”
di Ella Berthoud e Susan Elderkin

di / 21 luglio 2014

Interessante e ambiziosa idea quella di Ella Berthoud e Susan Elderkin – due studiose londinesi diventate l’una pittrice e l’altra scrittrice – che in un corposo volume, Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno (Sellerio, 2014), hanno provato a definire un vero e proprio vademecum letterario, partendo dall’idea che con una lettura mirata di alcuni libri si possano trarre giovamenti fisici .

Se non si può dimostrare la scientificità di questo “rimedio” che, a conti fatti, possiamo definire “libro-terapia”, sono certo che risultati positivi se ne sono visti, trattandosi di un qualcosa di cui si sente parlare da un po’ di tempo e che ha scomodato numerosi studiosi di fama internazionale.

La voglia di avvicinarmi a questo libro che, per mole, può allontanare qualcuno, mi è venuta dopo la lettura di un’altra opera molto valida, questa volta di un critico italiano come Piero Dorfles, chiamata I cento libri che rendono più ricca la nostra vita (Garzanti, 2014), che, seppur indirettamente, fa un’operazione molto simile, partendo però da categorie squisitamente letterarie.

Se Dorfles parla di un’ideale biblioteca di titoli imprescindibili per la vita di un uomo, dividendola in dieci grandi temi letterari – diventando di fatto uno strumento efficacissimo per l’insegnamento e per avvicinare le persone al libro –, Ella Berthoud e Susan Elderkin fanno anche di più e segnalano una serie di opere che possono porre rimedio a specifici malanni, che siano essi fisici, psicologici o sentimentali poco importa.

Il parametro scelto è naturalmente soggettivo e in chiave appunto soggettiva ho apprezzato alcune scelte – per esempio il trittico Caino di Saramago, Il mulino sulla Floss di George Eliot e Piccole donne di Louisa May Alcott –, un po’ meno altre – come la scelta di mettere Petrolio di Pasolini per guarire dalla “furbizia”, anche se suggerito dal curatore italiano, il quale ha apportato delle modifiche all’originale.

L’ordine scelto è banalmente ma efficacemente alfabetico, si procede come all’interno di un manuale di medicina: si vola dalla A di Abbandono alla X di Xenofobia, problema che mi piacerebbe davvero si potesse risolvere con la lettura. A ogni disturbo si riferisce un numero di titoli curativi (minimo uno, massimo cinque), scelti per contrasto o per somiglianza, spaziando da capolavori più o meno acclamati della letteratura mondiale a libri meno conosciuti.

Quello che rimane leggendo questo libro è, a mio avviso, la sensazione di trovarsi di fronte a un esperimento riuscito che raggiunge l’obiettivo prefissato: rivolgersi a un pubblico vastissimo formato da lettori più o meno “forti”, bibliotecari, librai, addetti ai lavori partendo semplicemente dalla pagina scritta e dal romanzo che è forse, come ci ricorda Fabio Stassi nella nota all’edizione italiana, «il primo e più riuscito esempio di globalizzazione».

E non poteva che essere così: c’è bisogno, in tempi di crisi culturale come questi, di un’opera che sa parlare di libri con erudizione e, al tempo stesso, con intelligenza, arguzia e con una buona dose di ironia.

Era da tempo che non prendevo appunti per il solo gusto di prenderli, arrivare fino in fondo ti fa sentire meglio. Come con le migliori cure che, a ben pensare, sono quelle che ti fanno stare in pace con la mente, più che con il corpo.

(Ella Berthoud/Susan Elderkin, Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno, trad. di Roberto Serrai, Sellerio, 2014, pp. 644, euro 18)

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