“Noleggio arche, caravelle e scialuppe di salvataggio”
di Riccardo Ferrazzi

Un ottimo “breve discorso” sul mito

di / 17 novembre 2016

Dopo un intero inverno passato a leggere e a conoscere le eroine mitologiche (Medea, Fedra, Antigone, Elettra, Pentesilea, Cassandra), ecco inciampo in Noleggio arche, caravelle e scialuppe di salvataggio di Riccardo Ferrazzi (Fusta editore, 2016), un breve, brevissimo discorso sulle origini del mito in generale. Piccolo cammeo quello di Ferrazzi, un amabile e coinvolgente discorso su uno degli argomenti più misteriosi della storia. Quand’è nato il mito e perché? Quale esigenza umana vuole soddisfare e come si è evoluto nel corso della storia? E le sue radici, quanto delle sue radici permea i testi della letteratura contemporanea mondiale?

Leggere il saggio di Ferrazzi equivale a salire su una giostra del tempo. Un tempo remoto – trapassato remoto – che via via si avvicina alla pazza e sconclusionata età contemporanea e che con amabile destrezza e leggerezza, che non vuol dire superficialità della trattazione, presenta con il giusto tocco d’interesse e curiosità una carrellata impressionante di storie, leggende, avventure.

Ferrazzi suddivide Noleggio arche, caravelle e scialuppe di salvataggio in tre sezioni: “Alla scoperta delle origini”, “Il mito dell’isola felice”, “I miti del futuro”. Non posso dire quale delle tre sia la più interessante e degna d’attenzione; nel momento in cui si è immersi nella lettura, il discorso fluisce spontaneo e rompe gli argini di una divisione con molta probabilità atta a circoscrivere, per quanto “impossibile” oserei dire, un argomento vasto, illimitato, indefinibile proprio perché aperto a ogni tipo di riflessione.

Ferrazzi non scrive un saggio accademico noioso e ridondante, non ha la presunzione di affermare la verità della sua ricerca; Ferrazzi affronta con passione un tema che, lo si sente, lo affascina e ne dà una definizione propria senza nulla attendersi dalla critica di un esperto o di un lettore qualunque:

«Come ogni altro prodotto letterario, il mito si perfeziona quando il processo della sua creazione non è più ricostruibile e la narrazione finisce per esemplificare un aspetto dell’animo umano come se un ignoto autore l’avesse ideata a questo scopo. Tuttavia, per quanto complicata sia la gestazione, in una certa misura è possibile intuire come si formarono vicenda e personaggi: dunque diventa lecito domandarsi se esista un percorso ricorrente e, per così dire, canonico nella creazione dei miti. […] Non esiste un metodo scientifico che conduca alla soluzione del problema. Il nucleo del mito va al di là della forma letteraria e persino al di là dei contenuti. Per ricavarne il senso bisogna prendere in considerazione le domande alle quali vuole rispondere».

Ferrazzi esordisce con il mito del diluvio universale, probabilmente il primo mito a essere stato plasmato ad arte dall’uomo per spiegare e giustificare la fine dell’ultima era glaciale e quindi l’inondazione cosmica che ha travolto il pianeta Terra. Però, dietro a questo fenomeno naturale, c’è molto di più: c’è la convinzione tutta umana che la calamità contingente sia una punizione, la giusta punizione, anche se incomprensibile, da parte di un padre superiore che conosce bene il concetto di lecito e illecito ignorato, al contrario, dall’uomo, o meglio dal bambino-uomo. Il senso di colpa, l’idea del peccato è un fatto congenito, un qualcosa con il quale nasciamo a prescindere dalla condotta che adotteremo in vita.

Segue il mito della rivolta contro il volere divino: Zeus contro il padre Crono, Prometeo contro Zeus e Adamo contro Dio. Gli ultimi due personaggi rappresentano l’emblema della ribellione illusoria di essere slegati, indipendenti dal principio soprannaturale al quale si oppongono.

Il mito antichissimo dell’Inferno e del Paradiso, la cui immagine concreta si delineerà grazie al mito greco di Odisseo sceso nell’Ade e, ancora di più, grazie al racconto di Platone, il quale, in La Repubblica, narra il mito di Er, un soldato morto durante la guerra in Panfilia, Asia Minore, che, tornato in vita, racconta di un’esistenza ultraterrena in cui giudici impietosi destinano in luoghi di gioia e beatitudine le anime di coloro che hanno condotto una vita irreprensibile e in luoghi di perdizione e sofferenza le anime di coloro che hanno condotto una vita ispirata a cattiveria e slealtà. Un racconto, devo dire, ricco di suggestioni dantesche anche se incredibilmente antecedente al divino poeta.

Infatti, la bellezza di questo breve discorso sul mito sta proprio nel suggerire e anticipare le possibili suggestioni che in un percorso di studi più o meno specialistico, possiamo avere ricevuto e metabolizzato. Così, di suggestione in suggestione, di rimandi letterari in rimandi letterari di varia natura, ecco attraversare l’intera gamma dei miti greci, del Basso Medioevo e del mondo moderno con Don Giovanni e Don Chisciotte, con Cristoforo Colombo e Napoleone. Ognuno di questi personaggi incarna un sistema di valori e di convinzioni, di paure e credenze strettamente legati all’epoca vissuta. Colombo e Napoleone, per esempio, e il mito del viaggio, dell’isola felice, una tensione continua a voler sfidare l’ignoto, le forze della natura (come non correre, leggendo di Colombo, alle coraggiose e sfrontate gesta di Ulisse o Ercole?), il limite umano per poi finire, immancabilmente, a riconoscersi e a inscriversi in preoccupazioni prettamente tali:

«E Napoleone? Di tutti i sogni e le ideologie che gli hanno prestato (L’Asia, la Rivoluzione, i Lumi, il Codice Civile, e chi più ne ha più ne metta) qual è la preoccupazione dominante nel chilometrico memoriale autoassolutorio di Sant’Elena? La più borghese, la più italiana: trovare una sistemazione a suo figlio».

Noleggio arche, caravelle e scialuppe di salvataggio di Ferrazzi non giunge, in sostanza, a nessuna conclusione anzi, mostra i paradossi in cui la vita umana spesso si dibatte, perché l’esistenza è puro caos, non c’è nulla, in essa, di piano e ragionevole, la Storia è dominata dall’incertezza, non esistono garanzie di ciò che sarà o potrà essere, nonostante si studino piani abili e sagaci. La Storia è fatta di “varietà”, la stessa varietà di cui sono fatti gli essere umani: c’è chi decide di affrontare la vita da protagonista e chi da spettatore, chi da conquistato e chi da conquistatore, ognuno convinto di poter ottenere il successo o l’autoaffermazione nel suo modo, di poter afferrare così il senso dell’essere al mondo. L’importante è provarci: non importa il come, ma l’azione. In fondo, conclude anche Ferrazzi, il Mito, costellato di personaggi buoni o cattivi che siano, insegna questo: a provarci. Perché, la sostanza del concetto, resta sempre la medesima pur nel trascorrere dei secoli: chi non agisce mai, non può veramente dire di aver vissuto.

 

(Riccardo Ferrazzi, Noleggio arche, caravelle e scialuppe di salvataggio, Fusta editore, 2016, pp. 144, euro 13,90)
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LA CRITICA

Premio Ferrazzi per l’agilità e la disinvoltura con le quali è riuscito a muoversi nei meandri di un argomento vasto e, se vogliamo, anch’esso “mitico”. Una scrittura intensa, appassionata, lucida e mai noiosa anzi, a tratti ironica e sarcastica. Un discorso per ovvi motivi incompleto, ma esaustivo quanto basta per decidere di goderne come fruibile e dotta lettura o di approfondirne lo studio e la riflessione.

VOTO

8/10

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