Passeggiata alla GNAM. Parte 1 di 2

di / 30 marzo 2017

museum beauty contest su flaneri

Abbiamo inviato Ulderico Iorillo alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, ma prima di iniziare la visita si è soffermato sul Museum Beauty Contest: «una sorta di performance tardivamente post-moderna». E ha steso una breve guida per chi volesse affrontare la stessa esperienza. Per la cronaca: lo scorso 27 marzo sono stati proclamati i vincitori. Si tratta di Sogni di Vittorio Corcos per le donne e un Nudo accademico di ignoto pittore di scuola francese per gli uomini.

 

Il museum beauty contest. Tú sí que vales?

 

1. Ci vuole più tempo per capire cos’è che per vedere l’esposizione

 

Si tratta di un evento frutto dell’articolata operazione comunicativa partita da Cristiana Collu (nuova direttrice della Galleria) e Paco Cao (artista curatore del beauty contest). La più discussa tra queste azioni è stata la partecipazione al talent televisivo Tú sí que vales?, con giudici, tra gli altri, Gerry Scotti e Maria de Filippi. Purtroppo non ho avuto modo di vedere l’esibizione-spiegazione prima della visita, quindi sono arrivato in galleria spinto dalle centinaia di manifesti che tappezzano Roma, sicuro del fatto che avrei visitato una mostra. Solo dopo aver letto il comunicato stampa ho capito che il «progetto in progress», nato in relazione con il rivoluzionario e discusso allestimento della Galleria nazionale dal titolo Time is Out of Joint (citazione da Amleto) voluto dalla Collu, è un’opera d’arte «di cui noi tutti facciamo parte». Il contest di bellezza vede protagonisti alcuni quadri della galleria che rimarranno esposti fino al primo maggio. Lo scopo è far scegliere al pubblico Mister e Miss bellezza votando, tramite schede cartacee o su internet, i ritratti presenti nel salone centrale, quelli, cioè, rimasti in gara dopo le primarie tenutesi dal 10 ottobre 2016 al 22 gennaio 2017.

 

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2. Non tutti i ritratti in competizione sono esposti in originale nel salone principale

 

Tra gli artisti in mostra troviamo Giovanni Boldini, Vincenzo Gemito, Michelangelo Pistoletto, Vittorio Corcos, Amedeo Modigliani e tanti altri. Tutti fanno parte della collezione della galleria. Succede, però, inspiegabilmente che alcune opere siano proposte in copia e alloggiate in originale nell’attuale allestimento della galleria. Ad esempio, un quadro specchiante di Pistoletto è sostituito dall’anta di un armadio dove sullo specchio è appiccicata malamente una fotocopia dell’originale che recita all’incirca: Pistoletto non ha voluto lasciare la stanza perché lì è in compagnia di Duchamp. Non ho capito se voleva far ridere.

 

3. L’allestimento non esiste

 

Accanto alle opere non è presente alcuna spiegazione ma soltanto le icone dorate delle corone da re o da regina incollate vicino ai ritratti ancora in gara, mentre le didascalie riportano laconicamente titolo, anno e autore dell’opera. Disordinatamente affissi alle pareti e inframezzati da statue e busti, troviamo da una parte della sala i ritratti femminili, lo stesso non-schema si ripete, dalla parte opposta, per quelli maschili. Alcune linee dorate e la scritta museum beauty contest, percorrono la sala. Questo è, in breve, l’allestimento.

 

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4. Il messaggio è antidemocratico

 

L’intento dichiarato dall’artista è «sfidare i confini tra cultura alta e bassa» e far riflettere sul genere e sulle questioni sociali, rompendo la quarta parete del museo «fondendo le procedure dell’arte contemporanea con i meccanismi della cultura pop». Alla faccia di questi intenti, la comunicazione non è centrata, l’esposizione è sciatta, il senso incomprensibile. Non so se questo evento avrà numeri alti in termini di presenze, ma pare evidente quanto non aiuti a costruire nessun tipo di coscienza, collettiva o individuale, e quanto sia assente un ragionamento critico in luogo di quello comunicativo, che, a mio parere, risulta anche impreciso. Sarebbe bastato indurre a ragionare sulla bellezza partendo da Plotino o da Eco, suggerendo dei percorsi di pensiero, invece tutto è lasciato al caso.

Se questo progetto venisse analizzato come un’opera d’arte di Cao, il metro di giudizio appena utilizzato forse non sarebbe quello più adatto, ma si potrebbe comunque affermare che è un lavoro banale che non raggiunge l’intento dichiarato. La questione è che siamo piuttosto di fronte al frutto poco ragionato di una scelta politica situazionista.

 

5. Il nuovo corso della Galleria nazionale è il vero problema

 

Finito di visitare la mostra/contest/performance/opera d’arte/promozione ho chiesto all’assistente di sala da che parte sarei dovuto andare per visitare la galleria e mi ha risposto gentilmente che la direzione era indifferente, ma che lei preferiva partire da sinistra.

Ecco, avrei tanto voluto parlare solo del beauty contest, parlarne come di un progetto non del tutto riuscito, purtroppo poi ho visto l’allestimento della galleria.

Museum beauty contest diretto da Paco Cao
Visitabile fino al 1 maggio.
Tutte le informazioni: lagallerianazionale.com

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