La paura allo specchio
”Noi“, il nuovo film di Jordan Peele
di Giacomo Sauro / 5 aprile 2019
Jordan Peele è diventato, con solo due film, un regista di culto con uno dei generi più vituperati e triti della cinematografia, l’horror. Scappa – Get Out, la sua opera prima del 2017, e Noi, nelle sale dal 4 aprile, si sono imposti come instant classic. Qualche anno fa se dicevi Peele, dicevi anche Key. Anzi, tipicamente dicevi Key & Peele, il duo comico americano, conosciuto anche dai frequentatori italiani di YouTube, che ha sfornato centinaia di sketch, principalmente su Comedy Central. Andate a (ri)vederli, quando potete, perché c’è tanto tessuto sociale degli Stati Uniti, tante piccole fondamenta per i lungometraggi futuri di uno dei due. Come gli artisti veri, Key & Peele usano la risata per fini a più ampio orizzonte.
Il passaggio alla regia ha permesso a Peele di ampliare i suoi orizzonti e di riportare sulla bocca di tutti la categoria social thriller. Ecco, più che l’horror, il genere che il regista Jordan Peele sta utilizzando e allo stesso tempo ridefinendo.
Noi si apre nel 1986, nell’iconico luna park sul lungomare di Santa Cruz, in California, dove la protagonista bambina entra quasi inavvertitamente nella casa degli specchi e viene traumatizzata dalla visione di una sua copia gemella. Trent’anni dopo, quella stessa bambina è una madre (Lupita Nyong’o) che va in villeggiatura con marito e figli proprio a Santa Cruz. Una notte un’intera famiglia di loro doppi in tuta rossa, guanti di pelle e forbici d’oro si palesa mano nella mano sul vialetto di casa. Dopo poco i quattro doppelgänger fanno inevitabilmente irruzione, dando il via a un confronto dove i significati metaforici hanno il merito di elevare la godibilità di una pellicola in cui il livello di tensione è costante, stemperato solo dal personaggio del padre (Winston Duke).
La prima parte di Noi, quella in cui conosciamo la famiglia di sosia sinistri, riprende tutti gli stilemi del sottogenere home invasion; più avanti gli ambienti si aprono, noi capiamo (un po’) di più quello che sta succedendo, ma non si perdono alcuni cliché del cinema horror (su tutti: i protagonisti devono essere così gustosi da uccidere che prima di sferrare il colpo mortale si assapora il momento e poi il momento e poi il momento…; con gli altri personaggi si sbriga la pratica e via).
Il secondo film di Jordan Peele è stato prodotto con un budget molto maggiore rispetto a Scappa – Get Out, e si vede. Scenografia elegante, ricco nella sua ombrosità e con una colonna sonora varia e non banale, indice dell’orecchio fino del regista. È soprattutto l’interpretazione di Lupita Nyong’o a dare la spinta film. Il suo doppio ruolo gioca con luci e ombre psicologiche ma anche fisiche, con una pelle e degli occhi che potrebbero essere candidati sin d’ora per la fotografia ai prossimi Oscar. La voce della sua alter ego (degna di un video ASMR) è il rantolo pacato di chi cerca di spiegare Nietzsche dopo aver ricevuto una punizione di Roberto Carlos in pieno stomaco. Terrificante, bravissima.
Noi si apre a più chiavi di lettura, non solo a quella più evidente della lotta ai propri demoni interiori. È la versione in tuta rossa di Nyong’o che risponde serafica alla domanda su chi siano: «Siamo americani» a farci capire che ancora una volta Peele sta parlando anche del suo paese ( e del resto il titolo originale è Us, e US è la sigla degli United States). Prima dell’uscita del film Peele ha provato a mantenere un profilo basso, parlando della sua opera come di un semplice film dell’orrore, ma l’asticella posta da Get Out era lì per essere saltata.
Si impegna per saltarla, Peele, quell’asticella, e non possiamo fare a meno di notarlo; i simboli, i riferimenti e i livelli di interpretazione sono tanti, forse troppi e forse scolastici, e c’è il rischio che lo spettatore analizzi le scene con l’abaco in mano e si perda il piacere della visione. Noi ha un respiro sociale, parla degli ultimi (di lotta di classe e ipocrisia borghese?), ma è anche, soprattutto, un grandissimo film di genere.
Peele ha dichiarato che i protagonisti dei suoi film continueranno a essere afroamericani. Nessun pregiudizio, ma i film coi bianchi sono roba già vista, ha detto. Ha delle idee, questo regista, ed è solo all’inizio. Continueremo a tenerlo d’occhio e pare proprio che non saremo i soli.
(Noi di Jordan Peele, horror/thriller, 2019, 116’)
LA CRITICA
Dopo Scappa – Get Out, Jordan Peele si conferma nuovo maestro dell’horror con Noi. Ancora una volta va oltre il genere apre il film a molti livelli di lettura, forse troppi.
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