Per brillare come una Supernova
Sul film d’esordio di Harry Macqueen
di Elisa Scaringi / 1 ottobre 2021
Colin Firth e Stanley Tucci raccontano il dolore della perdita. Nell’ultimo viaggio insieme sul camper di un tempo vestono i panni della coppia amorevole, che dimostra come il bene superi qualsiasi limite, di genere o di malattia. Supernova diventa così un film struggente, dopo una prima parte che fatica a procedere.
Anche se non viene mai chiamato per nome, torna al cinema l’Alzheimer, la demenza senile che cancella i ricordi, insieme alla comunicabilità con il mondo esterno. In questo, Supernova ricorda sicuramente due pellicole precedenti: Ella & John, per il viaggio in camper che tenta di spegnere la preoccupazione, e Still Alice, nella diagnosi precoce di una malattia che si manifesta già prima della vecchiaia. Diversamente invece da quanto accade in The Father, o in Tutto quello che vuoi, dove i protagonisti sono uomini anziani nel pieno della malattia, il personaggio di Tusker vive il momento della diagnosi in giovane età, quando la mente è ancora vigile e comprende il dramma che la investirà. Quasi un alter ego al maschile di Alice.
In Supernova il dolore del futuro viene trasformato nella necessità di sopravvivere alla memoria delle persone care come un uomo sano, e non incapace di vivere autonomamente. Manca sicuramente la leggerezza di Paolo Virzì, che in Ella & John racconta di una vacanza in camper che è soprattutto un viaggio nella vita di coppia. Qui, forse anche per la giovane età del regista Harry Macqueen – classe 1987 –, il punto focale non è tanto l’avventura, quanto la necessità di riappacificarsi con la morte, superando l’egoismo di chi rimane.
Ancora una volta, quindi, due attori (Colin Firth e Stanley Tucci) che non deludono per parlare della demenza senile e delle sue conseguenze, spesso difficilissime da sopportare. Anthony Hopkins, in The father, fa sicuramente scuola nella sua interpretazione, offrendoci per tutto il film le distorsioni di un anziano incapace di ricordare la realtà. Ma tutti gli altri propongono sicuramente un paesaggio più ampio rispetto a quel futuro che, prima o poi, toccherà in qualche modo tutti noi, come protagonisti oppure caregiver.
Supernova ha dunque il pregio di ricordarci che la vita spesso delude, portandoci dove non vogliamo, e che la morte può essere anche una scintilla. Proprio come una stella supernova: solo con la sua esplosione illumina più delle altre, diventando fonte di vita per le altre galassie.
(Supernova, di Harry Macqueen, 2020, drammatico, 95’)
LA CRITICA
Supernova è un film struggente, che inizia nella seconda parte, con due attori protagonisti come Colin Firth e Stanley Tucci che non deludono. La scusa è ancora una volta la demenza senile, e le conseguenze che provoca su chi la subisce, trovandosene invischiato senza alcuna via d’uscita.
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