La società del burnout

“Cora nella spirale” di Vincent Message

di / 30 marzo 2022

Copertina di Cora nella spirale di Message

«La società della prestazione è una società dell’autosfruttamento», ha scritto il filosofo coreano Byung-Chul Han in La società della stanchezza. Nell’era del consumismo l’ossessione per la prestazione e la smania di “fare sempre di più” ha condotto l’essere umano verso una condizione di sfruttamento sia da parte di terzi sia da parte di sé. L’autosfruttamento implica la sensazione dell’incapacità di portare a termine qualcosa, di raggiungere un obiettivo: col tempo l’uomo si è convinto di non essere più in grado di concludere. Scrive ancora Han che «il soggetto vive permanentemente in un sentimento di mancanza e di colpa poiché, da ultimo, fa concorrenza a sé stesso, egli cerca di superare sé stesso, finché non crolla». È a questo punto che subentra un collasso fisico e psichico, più noto come burnout. Realizzazione di sé e distruzione di sé si uniscono in una crasi devastante.

I temi di cui parla Han nel suo breve ma illuminante saggio sono gli stessi che lo scrittore francese Vincent Message ha messo al centro del suo ultimo romanzo, Cora nella spirale. L’autore, classe 1983, insegna Letterature comparate all’Université Paris VIII e nel 2013 insieme a Olivia Rosenthal e Lionel Ruffel ha fondato un master di scrittura che tutt’oggi dirige. Dopo Les Veilleurs e Défaite des maîtres et possesseurs, questo è il terzo romanzo di Message, il primo arrivato in Italia grazie a L’orma editore e alla traduzione a quattro mani di Nicolò Petruzzella e Riccardo Rinaldi.

Cora Salme è una giovane donna che lavora nel reparto marketing di una nota agenzia assicurativa francese, la Borélia. Quando dopo la nascita della sua piccola Manon rientra dal congedo di maternità, Cora percepisce sin da subito che qualcosa è cambiato: è il 2008 e la statunitense banca d’affari Lehman Brothers fallisce innescando una delle crisi finanziarie più gravi dal secondo dopoguerra. Wall Street crolla e le ripercussioni riguardano non solo l’America, ma tutto il mondo. Come le altre agenzie assicurative, anche la Borélia è in difficoltà e questo significa rivedere gli obiettivi, la gestione, le priorità, ma soprattutto ottimizzare le risorse umane. L’asticella del livello di prestazione si alza sempre di più fino allo sfinimento dei lavoratori. Alla collaborazione subentra la competitività, al raggiungimento di traguardi comuni la legge del più forte. I vertici aziendali non parlano mai esplicitamente di una imminente ondata di licenziamenti, ma la tensione generale ne denuncia le intenzioni: chi non riuscirà a mantenere alto il suo rendimento verrà ritenuto inutile ai fini della produttività, e il licenziamento diventerà inevitabile. Dopo lo spaesamento iniziale Cora sente la pressione crescere fino a sentirsi sopraffatta: quella di Cora, per usare un concetto ferrantiano, è una smarginatura, un distaccamento da tutto ciò che vive e la circonda.

In Cora nella spirale ogni personaggio rappresenta un modo di affrontare il suo tempo, una tecnica di sopravvivenza che non sempre si rivela efficace. Il marito di Cora, Pierre, è un uomo sensibile e comprensivo che resta coerente lungo tutto l’arco narrativo. La piccola Manon, anche se in maniera del tutto inconsapevole, è vittima della società in cui è nata. L’amicizia con Maouloun, migrante clandestino, è un aspetto rilevante della vicenda ed è metafora del sentimento di egoismo che pervade la società moderna: quando si è focalizzati sulle piccole crisi quotidiane spesso non si ha la percezione di quanto accade e così Maouloun ricorda a Cora che i suoi problemi «sono quelli dei ricchi». Infine c’è Delphine, antitesi della protagonista che riesce a dominare i meccanismi aziendali e sociali che schiacciano l’altra.

L’autore non affida la narrazione alla protagonista ma a Mathias: un giovane giornalista che a distanza di anni tenta di ricostruire la vicenda di Cora trasformandosi così in un narratore onnisciente grazie soprattutto alla lettura dei diari che la donna aveva compilato – quasi con ossessività – in quel momento drammatico della sua vita, quando forse era ancora convinta di riuscire a non soccombere. Mathias però non si ferma alla voce della donna, ma raccoglie le testimonianze di chi lavorava in azienda all’epoca dei fatti e aveva conosciuto Cora prima e dopo il 2008, prima e dopo Manon, prima e dopo il tragico epilogo.

«È la mole del passato a determinare il presente, un passato che non si conosce e che nessuno racconta, fatta eccezione per quei ricordi frammentari deformati dall’inconscio, le bugie difficili da tenere a bada, o le leggende reinventate ogni volta da capo. C’è un mucchio di persone a cui non interessa scandagliare la Storia […] Ce ne sono altre, invece, che subiscono il fascino del passato, degli antefatti. Come Cora Salme nel momento in cui ha iniziato a lavorare per la sua nuova azienda. E come me, in fondo. Per questo ora è giunto il momento di parlare di ieri e dell’altro ieri. Del passato di Cora e di quello della Borélia».

La forte impronta giornalistica del narratore fa sì che il romanzo assuma in certi passaggi il carattere dell’indagine. Se da un lato questa impostazione serve a dare al lettore una visione completa dei fatti, dall’altra rischia che si areni laddove le digressioni si dilungano e il confine tra romanzo e libro d’inchiesta si fa troppo labile. Queste lunghe parentesi – a volte veri e propri resoconti storici sulla Borélia – deviano l’attenzione e possono in qualche modo fuorviare l’interpretazione del libro.

Come ha spiegato lo stesso Message durante un’intervista, l’idea del romanzo è nata infatti dalla volontà di «creare un personaggio che fosse rappresentativo di una generazione», e che «parlasse della vita sociale, politica, familiare attraverso la lente di un trentenne che aveva vissuto gli anni della depressione economica». Cora nella spirale non è solo la storia del divario tra vita privata e aziendale causato da un’etica del lavoro che si fa sempre meno etica, ma un’analisi di come il capitalismo disattende le aspettative e i progetti trasformando il lavoro in una dimensione in cui, tornando a Han, «autorealizzazione e autodistruzione coincidono».

 

(Vincent Message, Cora nella spirale, trad. di Nicolò Petruzzella e Riccardo Rinaldi, L’orma editore, 2021, 432 pp., euro 21, articolo di Manuela Altruda)

 

  • condividi:

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio