Cantastorie e imperatori
“Kalpa Imperial” di Angélica Gorodischer
di Claudio Bello / 3 marzo 2023
Ogni storia racchiude infinite versioni di sé stessa. Così anche la Storia con la s maiuscola. Kalpa Imperial di Angélica Gorodischer è un trattato sulla Storia di un impero fittizio, un’indagine sull’importanza del punto di vista, una prova schiacciante della molteplicità del mondo. Pubblicato in due volumi tra il 1983 e il 1984 – e portato per la prima volta in Italia da Rina edizioni, nella traduzione di Giulia Zavagna –, Kalpa Imperial rappresenta probabilmente l’apice della carriera della cosiddetta «dama della ciencia ficción argentina». Nata nel 1926 a Buenos Aires, Gorodischer comincia a farsi conoscere come scrittrice negli anni Sessanta, oscillando nel tempo tra i due poli di una fantascienza colta, ispirata a Ballard e Le Guin, e dello sperimentalismo tipico della letteratura argentina di quegli anni (si pensi a Borges, Cortázar, Ocampo). Come spiegato da Loris Tassi nell’interessante prefazione al volume, nella vasta produzione di Gorodischer va qui segnalato Trafalgar, del 1979, anticipazione di Kalpa Imperial e insieme suo libro gemellare: la scrittrice vi narra le avventure, tra un pianeta e l’altro, di un viaggiatore di commercio intergalattico, Trafalgar Medrano. Il tutto sotto forma di amichevoli colloqui tra il protagonista e i suoi amici; il tutto nascondendo sotto il tono fantascientifico una critica politica al regime dei militari che aveva preso il potere in quegli anni in Argentina. La struttura polifonica del “romanzo di racconti”, il “resoconto orale” trasposto sulla pagina, il continuo scambio metaforico tra realtà e finzione: sono tutti elementi che ritorneranno in Kalpa Imperial.
Kalpa Imperial è composto da undici storie ambientate in un unico mondo fantastico, raccontate da narratori, o meglio, cantastorie, diversi: provvisti del potere oracolare di plasmare passato e presente, confinati in quel limbo divino che sta tra l’autrice e i personaggi, sono loro, i narratori, i veri protagonisti del libro. Quella che raccontano, ognuno a suo modo, dal proprio punto di vista, è la Storia dell’Impero. Una storia orale dell’Impero, alla maniera degli aedi greci. Ma che cos’è l’Impero? Rispondendo con una parola, è il mondo; oppure, in una delle tante interpretazioni che gli si possono dare, è l’istituzione che da tempi immemori governa, tra glorie e declini, l’universo di Kalpa Imperial. “Governare” d’altronde è una parola centrale in questo libro. Molte delle storie hanno per protagonisti imperatori, imperatrici, nobili e cospiratori di corte; la Storia dell’Impero si confonde inevitabilmente con la Storia del potere. C’è in Kalpa Imperial qualcosa della fatalità della tragedia greca: la miopia del potente, la caduta del re, la morte dell’immortale. Ma anche questa è solo una delle mille versioni della Storia; accanto ai potenti, la gente comune possiede un ruolo decisivo, appartato ma spesso ancor più enigmatico. L’Impero, come si diceva, è il mondo intero. Non disdegna, e non perdona, nessuno.
I racconti si muovono in un tempo lunghissimo, millenario, di ispirazione fantasy e insieme biblica; nelle trame dei narratori di Gorodischer le epoche e le dinastie dell’Impero si alternano e confondono senza soluzione di continuità. Si narra di bambini che diventano imperatori, e di impostori che diventano imperatori, e di come questi poi prosperino oppure impazziscano; di imperatrici che si fanno insegnare la Storia da cantastorie raccattati per strada; di attentatori, avvelenatori, pervertiti, fuggiaschi e cospiratori; di città che splendono, decadono e splendono di nuovo in un processo irreversibile; di viaggi in carovana, di fughe, di battaglie inutili e di altre decisive; del selvaggio e lontano Sud, che l’Impero mai è riuscito a soggiogare… Ognuna di queste storie è un frammento splendente: si muove verso il lettore come una piccola ma abbagliante stella; tutt’intorno secoli di buchi neri, nomi pronunciati e mai spiegati, allusioni a eventi inconcepibili. Quello che si percepisce, infine, è lo scheletro di una Storia fantastica, un reticolo composto da tasselli che, volontariamente, non si lasciano incastrare. In questo tempo infinito e caotico che potremmo chiamare Impero, però, ci sono alcune certezze: la guerra, la sofferenza, la rinascita.
I modelli principali di Kalpa Imperial sono chiariti dalla stessa autrice nei Ringraziamenti: Hans Christian Andersen, J.R.R. Tolkien, Italo Calvino, «senza le cui parole di incoraggiamento questo libro non sarebbe mai stato scritto». Il testo effettivamente possiede molti elementi del classico fantasy tolkieniano: l’ambientazione medievale, gli svariati racconti di stampo militare, la creazione di una vera e propria mitologia immaginaria; ha anche un carattere frammentario, etnografico e discontinuo, che rimanda invece a Le città invisibili. Al capolavoro di Calvino, Kalpa Imperial assomiglia nella ricchezza delle descrizioni: lo stile di Gorodischer è eclettico, colorato, più volte straripante; ricorre spessissimo agli elenchi e all’uso di immagini stranianti, potenti e carnevalesche. Decisamente calviniano è anche il coraggio di Gorodischer nell’unire – amalgamandoli con sapienza ma anche facendoli scontrare – generi letterari diversi; una caratteristica, questa, che lo rende un libro moderno, da Ventunesimo secolo. Kalpa Imperial è un testo coltissimo e allo stesso tempo orgogliosamente di genere: come detto, è un fantasy tolkieniano a tutti gli effetti; è però anche una fiaba, a tratti dolce a tratti asprissima (proprio come accadeva nel maestro Andersen); è poi un serio studio (che indaga profondamente la questione delle fonti, cioè i citati narratori) di Storia fantastica, di geografia fantastica, di antropologia fantastica; è un testo metaletterario e sperimentale; è, infine, un libro spiccatamente argentino. Come riscontrato da Tassi, infatti, molte delle storie dell’Impero non sono altro che una riproposizione fittizia ma speculare di eventi realmente accaduti nel paese. “Ritratto dell’Imperatrice”, per esempio, è un chiaro “Ritratto di Eva Perón”; altri racconti richiamano l’esplosione demografica di Buenos Aires, la dicotomia tra città e campagna e, soprattutto, la violenza della dittatura.
Il tema centrale di Kalpa Imperial, d’altronde, è quello del potere. Cos’è il potere?, sembra chiedersi Gorodischer. Ne esiste uno buono e uno cattivo? Come si amministra? E, quesito principale: come si perde? Il dubbio ontologico sul potere è il motore delle storie, e della Storia; il potere infatti è quanto di più instabile esista in tutto l’Impero. Poche volte migliora una persona, spesso invece la corrompe; di sicuro la fa ammattire. Chi lo tocca alla fine impazzisce, su questo Gorodischer sembra non avere dubbi (Kalpa Imperial, forse, non è altro che un carosello macabro di re pazzi). Ecco insomma che il potere è catalizzatore e primo creatore di storie; il suo gemello – o forse il suo fratello maggiore – è ovviamente il racconto. Un’altra cosa che Angélica Gorodischer ha ben chiara è questa: non c’è potere senza racconto del potere. E così i poveri cantastorie sono insieme ai regnanti le figure chiavi dell’Impero: se l’imperatore può distruggere – o far prosperare –, il cantastorie può manipolare, cioè inventare le storie, cioè inventare la Storia. Che, come si diceva, non è mai una, ma mille. E anzi: è proprio il racconto che rende il potere instabile, ed è proprio da quella instabilità che sgorgheranno poi nuovi racconti. È in questo circolo – se sia vizioso o virtuoso è impossibile dirlo – che si nasconde il segreto dell’Impero.
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