“Two Grains of Sand” di Piers Faccini

di / 17 gennaio 2012

Anno nuovo, disco vecchio. Perché? Perché ne vale la pena. Decisamente. Stiamo parlando di Piers Faccini e del suo Two Grains of Sand, terzo album, uscito nel 2009. Cantautore ai più sconosciuto, di nicchia, uno di quegli artisti che negli ultimi anni fa tanto figo definire “indie”. La cosa mi fa rabbrividire, la definizione più adatta è “originale”. Proprio per questo, l’album va riscoperto e gustato come un vino d’annata.

Il musicista (e pittore) in questione nasce a Luton (Inghilterra) nel 1972, da padre italiano e madre inglese, con origini sia polacche che olandesi, crescendo e vivendo nel sud della Francia, prima grandi centri(Parigi e Londra) poi tanta campagna: il suo essere nomade e sentirsi cittadino del mondo influenza molto la sua musica. Da adolescente si avvicina al rock, suonando gli Smiths, per poi abbandonare la chitarra elettrica e passare alla chitarra acustica. I primi passi li muove a Londra con i Charley Marlowe, dopodiché decide di intraprendere la carriera da solista nel 2004.

Nel disco in questione è impressionante la sua abilità nel saper fondere diversi stili e generi musicali: si passa dal folk-rock (Bob Dylan vi dice qualcosa?) al blues americano degli anni d’oro (’60-’70), per poi ritrovarsi immersi in sonorità afroamericane, senza trascurare influenze italiane e irlandesi. I brani trainanti dell’album sono senza dubbio “Your Name No More”, testo semplice e diretto (ottima e calda base) e “A Storm Is Going to Come”, canzone che ci immerge nel blues americano, quello vero e intenso, come del resto avviene in “My Burden Is Light”, molto affascinante e vagamente country. In apertura invece troviamo due brani molto delicati, rilassanti, dove la lieve voce di Piers si sposa perfettamente alla chitarra appena pizzicata, impegnata ad accompagnare i testi profondi e romantici, mai banali: vento, sole e altri elementi naturali la fanno da padroni. Sonorità di tipico folk irlandese le troviamo nel brano “Save a Place for Me”.

Quello che colpisce è sicuramente la già citata fusione di generi diversi, ma anche questa piacevole atmosfera respirabile nelle parole coinvolge molto l’ascoltatore, nonostante testi a tratti cupi e riflessivi. Sicuramente talento ed esperienza ci sono e per capire meglio il percorso creativo e l’evoluzione di questo artista britannico ormai giunto a dieci anni di carriera, segnaliamo anche My Wilderness: ultima creazione del 2011, vede l’importante collaborazione di Ben Harper e altri artisti di calibro internazionale. Cheers.


(Piers Faccini, Two grains of sand, Tôt Ou Tard, 2009) 

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