Zortzi (8) – Anaia, dove sei?

di / 14 febbraio 2013

Degna propaggine di una lingua incomprensibile, l’onomastica basca è uno scoglio non indifferente per chi voglia iniziare a dare del tu agli autoctoni in Euskal Herria. Già i cognomi non sono proprio orecchiabili, però, oltre al fatto che non è necessario conoscere le generalità complete fin da subito, alcuni già possiedono una solida base grazie alla conoscenza dei calciatori, da sempre fonte primaria di cognomi da tutto il mondo. Difficile infatti che qualcuno che non segue lo sport si sia accorto, per esempio, che la stragrande maggioranza dei cognomi georgiani finisce in -shvili o in -adze, mentre quelli ucraini terminano facilmente in -enko. Allo stesso modo un Etxeberria o un Urzaiz già sono metabolizzati, uno Zubizarreta non desta scalpore, e quando poi ci si trova di fronte un Mendieta, o addirittura un Guerrero, si capisce di aver acquisito una discreta familiarità.

Con i nomi di battesimo invece è un altro discorso. È vero che ce la si può cavare con un Mikel, un Andoni o uno Julen, ma quando ci si trova per la prima volta ad avere a che fare con un Ekaitz, un Lartaun o una Iratxe ricordarsi il nome al primo impatto non è un’impresa semplice. E non è colpa (soltanto, almeno) della tipica amnesia da stretta di mano, è che non si può proprio sfruttare il vecchio trucco del: «È l’equivalente di Giuseppe/Francesca/Davide… in italiano». Come prima, è vero che ormai all’udito suona familiare, ma, onestamente, che razza di nome è Gaizka?

Può ritornare alla mente quel vecchio sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo in cui il trio interpretava dei sardi. Nico (Giovanni) era solito snocciolare liste di nomi improbabili (nove elementi, in genere), così astrusi (e inventati) che, quando gli veniva chiesto di ripeterne uno, finiva per crearne di sana pianta un altro. Si può quindi provare a sostituire a Sgracchiu, Satapaghero, Griminiziu e via dicendo, Egoitz, Garazi o Estibalitz, aspettando con ansia il Franco per prendere un attimo di riposo.

Il bello è che l’anagrafe funziona e, a dispetto delle apparenze, non lascia passare qualsiasi combinazione casuale di z, k, x più qualche vocale. Ci sono nomi storici, la cui etimologia si perde negli anni, nomi che hanno un preciso significato in euskera (come Oihane, nome di ragazza, che vuol dire bosco) e altri che derivano direttamente dalle denominazioni proprie di borghi o elementi naturali di Euskal Herria. Questo terzo gruppo comprende le voci più atipiche ed è, oltre che un preciso segnale di legame con la terra, una enorme riserva di nomi pressoché unici.

La combinazione tra nome di battesimo e cognome è quindi esplosiva. Talmente esplosiva che nella saga di Guerre Stellari esiste un personaggio dal nome basco! Non appare nei film, bensì nei romanzi ufficiali, in particolare viene presentato in Agents of Chaos I: Hero’s Trial. Lo scrittore e sceneggiatore James Luceno deve aver ritenuto la grafia e il suono così bizzarri da essere adatti a identificare un personaggio di fantascienza. Infatti accanto a Luke Skywalker, alla principessa Leila e a Han Solo, compare un colonnello della Repubblica chiamato Ixidro Legorburu. Nella finzione viene dal pianeta M’haeli, ma con un nome del genere dovrebbe piuttosto essere nato in Euskal Herria.

Salendo vari gradini nella scala della letteratura, pure in Lolita di Nabokov abbiamo un personaggio basco, anche questa volta una figura minore. Durante il viaggio in macchina con Humbert Humbert verso l’Ovest degli Stati Uniti, Lolita si sente male e deve essere ricoverata in ospedale, lasciando soli, per la prima volta dopo anni, il professore e la sua paranoia. Humbert qui vede una minaccia alla sua relazione con la giovane anche nell’infermiera Mary Lore, di origini basche, il cui padre, pastore, era emigrato in America (curioso notare come anche nel film del 1957 Selvaggio è il vento, con Anthony Quinn e Anna Magnani, ci sia un emigrante basco, che giunge in America da bambino su richiesta dello stesso Quinn, perché, a suo dire, i baschi sono i migliori pastori del mondo; tra l’altro il basco in questione si chiama Ferrando, ma vista l’assurdità del nome [?!] viene soprannominato Bene). In Lolita Humbert arriva a pensare che l’adolescente e l’infermiera siano in combutta per nascondergli qualcosa, magari un amante, e che complottino «in basco, o in zemfiriano, contro il mio amore senza speranza».

La letteratura nella lingua della “cospirazione ospedaliera” secondo Nabokov (tra gli autori baschi che scrivono in erdara sono da segnalare Miguel de Unamuno e Pío Baroja, della cosiddetta Generación del ’98) nasce nel 1545, quando viene pubblicato il primo libro in euskera, ma l’invocazione del suo autore Bernart Etxepare, «Euskara, jalgi hadi mundura» («Basco, mostrati al mondo»), per molto tempo non è accolta, anche perché la letteratura basca in lingua rimane per molto tempo legata al mondo ecclesiastico e all’istruzione religiosa. Nel XIX secolo per esempio sono pubblicati solamente cinque romanzi in euskera, quando ormai questo genere aveva una grande diffusione nel resto dell’Europa.

È a cavallo tra il XIX e il XX secolo che nei Paesi Baschi, come succede in Catalogna, ma anche in Irlanda, si ha un forte risveglio d’interesse per la cultura locale, e ciò si tramuta nel 1918 nella creazione di Eusko Ikaskuntza, un’istituzione scientifico-culturale con sedi sia in Hegoalde sia in Iparralde, e nel 1919 nella fondazione di Euskaltzaindia, l’accademia nata per sovrintendere, studiare e normalizzare la lingua basca.

Tuttavia negli anni seguenti due eventi segnano un arretramento dell’euskera. Il primo è la massiccia industrializzazione che vive Euskal Herria, specialmente nelle province di Bizkaia e Gipuzkoa, dove la lingua godeva, e gode tuttora, di maggior vitalità. Se da un lato la trasformazione economica comporta un aumento della ricchezza, e di conseguenza delle iniziative culturali, dall’altro inizia a delinearsi la contrapposizione, anche linguistica, tra campagna e città, che vede l’euskera faticare ad affermarsi nei nuovi nuclei urbani industrializzati, dove lo spagnolo diviene, perché lingua franca del mondo economico, la lingua dominante. Il secondo evento, di portata devastante, è la Guerra Civil e la successiva repressione a causa della quale per molto tempo diventa difficile pubblicare testi in lingua basca, tant’è che il maggior impulso alla letteratura in euskera viene dagli autori in esilio.

Bisognerà aspettare gli anni Cinquanta e Sessanta per vedere uscire nuovamente romanzi in basco o opere straniere tradotte. La continua crescita economica e industriale permette il fiorire di nuove proposte culturali e la pubblicazione di molti titoli. Va ricordato anche che nel 1965 ha luogo a Durango la prima Feria del Libro Vasco, una fiera giunta lo scorso anno alla quarantasettesima edizione. Fra gli autori più noti di questo decennio sono da ricordare il poeta Gabriel Aresti e il linguista Koldo Mitxelena.

Con l’ufficialità arrivata con il varo della Costituzione spagnola nel 1978, l’euskera entra a far parte del mondo dell’istruzione. Oltre alla nascita di vari modelli linguistici nelle scuole, la creazione della facoltà di Lettere basche imprime la svolta alla ricerca letteraria a livello accademico. Il miglior esempio dell’autonomia che la letteratura in euskera comincia ad avere a partire da questa data è senza dubbio l’attività di Jose Irazu Garmendia, conosciuto come Bernardo Atxaga. Atxaga, oltre a essere lo scrittore basco più premiato e tradotto nel mondo (in Italia i suoi libri sono usciti con varie case editrici, tra cui Einaudi, Guanda, Salani e Nottetempo), è anche uno dei pochi scrittori in lingua basca che si dedica professionalmente alla scrittura. Un ambiente ricorrente in molte sue opere è l’immaginaria località basca di Obaba, dove gli avvenimenti sono condizionati dalla contrapposizione tra natura e cultura. Si tratta infatti di un mondo premoderno in cui non c’è posto per concetti come depressione o schizofrenia; è un paesaggio affettivo, uno spazio virtuale illimitato, in cui la memoria del narratore tesse le sue storie.

Il conflitto politico e le azioni dell’ETA entrano prepotentemente nella letteratura basca degli ultimi venti/trenta anni. Lo stesso Atxaga affronta il tema direttamente, inserendo come protagonisti, in tre dei suoi romanzi, degli ex membri della banda. Negli anni Ottanta infatti l’ETA aumenta la sua attività, ed è proprio l’attentato del 1987 al supermercato Hipercor di Barcellona, che causa la morte di 21 persone, a segnare uno spartiacque a seguito del quale la violenza della banda fa il suo potente ingresso nei romanzi baschi.

Una grande novità del periodo democratico (Franco muore nel 1975) è la partecipazione delle donne alla letteratura in euskera, grazie soprattutto a testi di ricerca accademica. Vengono inoltre mosse critiche alla storiografia della letteratura basca, rea di basarsi su criteri spiccatamente androcentrici. Chi coniuga questi temi nel contesto contemporaneo è Laura Mintegi (oggi tra i maggiori esponenti della izquierda abertzale, la sinistra indipendentista, nelle cui basi ideologiche il femminismo occupa un posto rilevante), che nelle sue opere affronta la situazione politica basca e il ruolo che in essa ricoprono le donne.

Uno degli autori baschi contemporanei più prolifici è Joseba Sarrionandia, nato a Iurreta, in Bizkaia, nel 1958. Sarrionandia, detto Sarri, si laurea in Filología Vasca all’Universidad de Deusto, a Bilbo, una delle più esclusive università private della penisola, per poi diventare professore universitario di fonetica. Negli anni Ottanta è, insieme a Bernardo Atxaga, Jon Juaristi e altri, uno degli scrittori che più influenzano la letteratura basca: si tratta della Pott Banda, dal nome della rivista Pott, in cui la poetica del basco Aresti si mescola all’estetica delle prime avanguardie europee. Sarrionandia è anche membro di Euskaltzaindia e traduttore verso l’euskera di autori come T.S. Eliot, Samuel Taylor Coleridge o Fernando Pessoa. Nell’ottobre 2011 il Gobierno Vasco assegna il Premio Euskadi de Literatura per il miglior saggio in euskera alla sua opera Moroak gara behelaino artean? («Siamo arabi nella nebbia?»), in cui l’analisi delle guerre coloniali aiuta la riflessione sul conflitto basco. Tuttavia i 18.000 euro, la dote economica del premio, vengono congelati per un periodo in attesa di alcune verifiche giudiziarie, prima di essere consegnati alla sorella. Sì, perché Sarrionandia è latitante da 27 anni.

Condannato nel 1980 a 22 anni di reclusione per appartenenza all’ETA, Sarrionandia evade dal carcere di Martutene (Gipuzkoa) nel 1985 insieme a Iñaki Pikabea, detto Piti, anche lui affiliato alla banda. Le circostanze dell’evasione sono degne di un film. Il 7 luglio del 1985 il suddetto carcere ospita il concerto del cantautore Imanol Larzabal, morto poi nel 2004. Sarrionandia e Pikabea al termine del concerto si nascondono nelle casse e si allontanano sul furgoncino dei musicisti. Dopo l’evasione Piti torna a far parte dell’ETA, prima di essere nuovamente arrestato due anni più tardi, mentre Sarri si dà alla macchia. Tuttora latitante, nonostante i reati per i quali era accusato siano ormai prescritti, continua ancora a pubblicare libri.

Poco tempo dopo l’evasione, il gruppo ska-punk Kortatu (che si attesterà come uno dei gruppi di punta del rock radical vasco), fondato l’anno prima a Irun, in Gipuzkoa, dai fratelli Muguruza, si ispira ai fatti di Martutene per scrivere, sulla base musicale di “Chatty Chatty” del gruppo giamaicano Toots and the Maytals, quella che diventerà forse la canzone più famosa di tutto il rock basco, “Sarri, Sarri”. Difficile che passiate una serata in un bar di Euskal Herria senza ascoltarla almeno una volta.

(testo tradotto da 00:24 a 00:46)

Ez dakit zer pasatzen den                                                                                           Non so cosa succede
azken aldi hontan,                                                                                     da un po’ di tempo a questa parte,
jendea hasi dela                                                                                                   che spesso la gente
dantzatzen sarritan,                                                                                                        inizia a ballare,
zerbait ikustekoa du                                                                                                    sarà forse perché
bi falta direlakoz                                                                                                         ne mancano due
«Recuento generalean».                                                                                            nel conteggio generale.

Sarri, Sarri, Sarri,                                                                                                       Sarri, Sarri, Sarri,
Sarri, Sarri, Sarri!                                                                                                       Sarri, Sarri, Sarri!
Sarri, Sarri, Sarri,                                                                                                       Sarri, Sarri, Sarri,
Sarri, Sarri askatu!                                                                                                     Sarri, Sarri, libero!
Sarri, Sarri, Sarri,                                                                                                       Sarri, Sarri, Sarri,
Sarri, Sarri, Sarri, bi batu!                                                                                         Sarri, Sarri, i due si riuniscono!

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