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“Il Mullah Omar” di Massimo Fini

di Alessandra Speranza / 30 gennaio

«Il Mullah Omar, come i corsari di un tempo, porta abitualmente una benda nera sull’occhio destro. Lo perse nel 1989, a ventisette anni, in una battaglia combattuta contro i sovietici, ai confini col Pakistan. Una granata centrò un mujaeddin a pochi passi da lui e le schegge lo raggiunsero in pieno volto mentre cercava di ripararsi dietro un muretto facendogli fuoriuscire l’occhio dall’orbita. Si racconta che si sia strappato lui stesso l’occhio e ricucito le palpebre».

Non si tratta soltanto di una biografia del misterioso leader dei Talebani. Il Mullah Omar (Marsilio, 2011) di Massimo Fini ripercorre infatti anche numerose tappe della storia di un popolo, quello afgano, che continua a resistere all’invasione di truppe straniere e a lottare per mantenere la propria identità.
Non si tratta nemmeno di controinformazione, bensì di semplice completezza dell’informazione in merito alle reali cause di una guerra di portata internazionale, alle vittime che ha prodotto e ai sistemi con i quali è stata condotta in passato e ancora oggi viene gestita.

Si tratta invece di conoscere, attraverso una testimonianza ben documentata, il risvolto della medaglia rispetto a ciò che, per mesi e mesi, i mass media occidentali hanno mostrato agli occhi dei loro spettatori, durante l’invasione dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti e poi del loro braccio armato europeo, la Nato.
Oltre la guerra santa contro gli attentatori dell’11 settembre e contro Osama Bin Laden ci sono, infatti, gli interessi economici del gigante dell’energia Unocal.
Oltre il trionfo democratico rappresentato dall’elezione del Presidente Hamid Karzai, c’è la creazione di un governo fantoccio che non esercita un effettivo controllo delle proprie forze di polizia e tantomeno del proprio paese.
Oltre il lamento funebre levato dai politici italiani ad accompagnare le bare dei “nostri ragazzi” caduti per la Patria in una terra di barbari, ci sono le parole del padre di uno di loro: «Io non piango un figlio morto per la Patria, piango un figlio morto. È andato laggiù perché qui da noi, in Sardegna, non c’è lavoro».

Massimo Fini ci regala così una testimonianza fuori dal comune, al di là del bene e del male, uno sguardo di principio, da occidentale controcorrente, capace di creare spunti partendo da avvenimenti storici sui quali sembrava si fosse già detto tutto.


(Massimo Fini, Il Mullah Omar, Marsilio, 2011, pp. 178, euro 16,50)