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Libri

“La trappola e la nudità” di Walter Mauro ed Elena Clementelli

di Elisa Cianca / 1 febbraio

Lunedì 30 gennaio nella libreria Feltrinelli della galleria Alberto Sordi si è tenuta la presentazione del nuovo libro di Walter Mauro ed Elena Clementelli, edito da Giulio Perrone. In realtà il testo La trappola e la nudità. Lo scrittore e il potere era stato pubblicato per la prima volta nel 1974. Il professor Giulio Ferroni, docente di Letteratura italiana alla Sapienza, ha introdotto l’opera con un interessantissimo discorso sollevando un dibattito letterario.


Nodo fondamentale del testo è il rapporto tra scrittore e potere. La prima osservazione riguarda la scelta della parola “scrittore” al posto di “intellettuale”: quest’ultimo è un termine di cui oggi si è un po’ abusato, dal momento che nasce alla fine dell’Ottocento in un contesto letterario di persone che si definiscono tali; lo scrittore è, invece, un artista poiché scrive, ma non necessariamente un intellettuale. La “trappola” è appunto il concetto di potere nelle tante manifestazioni che assume.


Attraverso una serie di interviste il libro cerca di ricostruire un’epoca, un passato urgente e drammatico. Gli artisti descritti sono uomini dalla grande personalità, personaggi di rilievo, dominati da una profonda emergenza interiore ovvero una creatività pronta a esplodere e trasformarsi in un’esperienza umana forte. Pensiamo a grandi nomi italiani e stranieri quali: Montale, Moravia, Carlo Levi, e ancora Lorca, Neruda, Rafael Alberti, Vargas Llosa, Gombrowicz: tutti hanno vissuto la tragedia del potere sulla propria pelle nel periodo in cui i totalitarismi – fascismo, nazismo, franchismo – dilaniavano l’Europa. Nei primi anni Settanta la spinta del ’68 è forte, incalza l’anelito di libertà dei popoli colonizzati o ex-colonizzati, si pensi ai colpi di stato avvenuti in Cile e in Argentina.


La situazione politica si manifesta con una spinta in avanti forte e per molti intellettuali si traduce nell’esilio; anche coloro che non sono materialmente fuori dalla patria sentono la propria posizione di outsider. La “nudità” è la posizione dello scrittore che fa affidamento sulla parola e sul valore della parola. Si parla di una «necessità della parola», la parola è schiacciata da un confronto diretto con la patria e vive sradicata nell’esilio. Emblematica l’immagine di una poesia di Rafael Alberti il quale passando davanti alle coste dell’amata Spagna non può avvicinarsi perché bandito dalla propria terra.


Nel libro si succedono interviste che partono dal rapporto esistenziale con l’autorità paterna, un rapporto che si fa di volta in volta, indifferente, avvolgente o perfino ossessivo. Quest’opera può essere considerata un ampio saggio sulla problematica del potere il cui punto di partenza è la distinzione in tre categorie di Max Weber: razionale, tradizionale, carismatico. 
Emerge una serie di ritratti morali in cui a volte fa da sfondo un paesaggio, o il luogo dell’incontro: ricordiamo il salone di Moravia in cui si respira la letteratura che può circolare nella vita di tutti i giorni. Tra tanti Mauro rievoca Raphael Alberti e la sua casa in via Garibaldi, «in cui confluivano tutti gli scrittori del mondo – Bellow; Neruda; Lorca – accolti a braccia aperte. Si stendevano sul divano e in piena libertà recitavano a memoria le poesie». Ancora una volta il jazz si rivela come un fil rouge nella vita di Walter Mauro: sembra infatti che l’idea del libro sia nata durante il Festival del Jazz di Bologna conversando con James Baldwin, grande interprete del genere.



 A mio avviso leggendo questo libro si ripercorre nel bene e nel male una fase importante non soltanto della storia europea, con i suoi protagonisti e le sue contraddizioni, ma dell’intera umanità.
Un viaggio nella memoria che, attraverso il singolo ricordo, ricostruisce il passato e traccia il percorso della militanza della scrittura con il suo compito netto e deciso.



 
(Walter Mauro ed Elena Clementelli, La trappola e la nudità, Giulio Perrone Editore, 2012, pp. 256, euro 14)