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“I giganti della montagna”
regia di Roberto Latini

Pirandello “al di fuori di tempo e spazio”

di Roberta Biondi / 19 febbraio

«Io ho paura». Inizia con queste parole I giganti della montagna, adattamento del dramma incompiuto di Pirandello a cura di Roberto Latini. Sono le parole con le quali si conclude il copione mai terminato di una delle opere più complesse e misteriose del drammaturgo siciliano. Un intricato vortice di voci, di immagini intense e profondamente evocative, di incubi e allucinazioni.

Una compagnia di attori che viaggia verso un luogo oscuro per cercare di mettere in scena il proprio spettacolo, in un pellegrinaggio attraverso tempi e luoghi indefiniti e ai limiti dell’assurdo, del sogno, dell’incubo. L’arrivo nella spettrale villa degli Scalognati, l’incontro con i personaggi grotteschi che vi abitano. Un continuo confronto fra anime e voci diverse, opposte, ma tutte inesorabilmente unite dalle loro fragilità. Latini, da solo, dà vita a ognuna di loro, plasmando movimenti e immagini sempre nuove, espresse all’interno di uno scenario metafisico fatto di colori e tenebre, di trasparenze, di luci inebrianti, nuvole lattiginose e bolle di sapone che cadono come gocce di pioggia su un campo di grano immobile e secco.

La mente e le parole dei personaggi sono rappresentati attraverso continue mutazioni, che non caratterizzano solo l’attore sulla scena, ma anche la scenografia e l’elemento sonoro, che grazie alle composizioni musicali di Gianluca Misiti e alle distorsioni della voce narrante regala ulteriore profondità alla creazione artistica.

Ogni singola parte che compone la scena fa sentire sempre più vicini il senso di provvisorietà e le inquietudini che non abbandonano i personaggi neanche per un attimo: sensazioni umane, dalla semplicità disarmante, trasposte in modo da sembrare nient’altro che visioni spaventose.

I giganti della montagna è uno spettacolo che ci sottopone a un flusso inarrestabile di visioni oniriche ai limiti della realtà, e non si può fare altro che continuare ad ascoltare le strazianti parole pronunciate dai personaggi e a leggere quelle che campeggiano davanti ai nostri occhi, bianche sullo sfondo nero di una parete semitrasparente. La prima di queste parole, impressa a grandi lettere ad accogliere l’ingresso del pubblico in sala, è «Immaginazione!». L’immaginazione è lo strumento più potente utilizzato dal regista per andare oltre le parole di Pirandello e superarne i limiti conosciuti. Non solo quelli del tempo e dello spazio, ma anche e soprattutto quelli della parola e del linguaggio.

«Se i limiti del linguaggio sono i limiti del mio mondo, per andare appena oltre, per provarci almeno, devo muovere proprio da quelli». Latini non solo ci prova, ma ci riesce alla perfezione, partendo dall’incompiutezza per arrivare a una creazione completa, densa e suggestiva, che va al di là dei meccanismi rappresentativi e delle sfumature tipicamente pirandelliane. D’altronde è proprio l’incompiuto che ci permette di inventare nuove definizioni, di superare i limiti di ciò che conosciamo, immaginandone di nuovi, sempre.

 

I giganti della montagna

di Luigi Pirandello
adattamento e regia Roberto Latini
con Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci Max Mugnai
video Barbara Weigel
elementi di scena Silvano Santinelli, Luca Baldini
assistenti alla regia Lorenzo Berti, Alessandro Porcu
direzione tecnica Max Mugnai
movimenti di scena Marco Mencacci, Federico Lepri

Prossime date:

Roma, Teatro India, dal 17 al 28 febbraio 2016

LA CRITICA - VOTO 8,5/10

Intenso, multiforme e di forte impatto. Un’esplorazione oltre i limiti dell’immaginazione stessa. Imperdibile.