Flanerí

Cinema

“Fräulein – Una fiaba d’inverno”
di Caterina Carone

Una fiaba di tempeste solari e nuove opportunità

di Francesco Vannutelli / 24 maggio

Ha un merito, Fräulein – Una fiaba d’inverno, il film d’esordio della trentaquattrenne Caterina Carone: quello di aver ricordato ancora una volta che Christian De Sica avrebbe potuto fare l’attore nella sua vita, e farlo in un modo diverso dalla comicità sgangherata che lo ha reso tanto famoso.

Negli anni, il figlio d’arte ci ha provato in tutti i modi a emanciparsi dai cinepanettoni e affini, prima girandosi da solo i film, poi trovando in Pupi Avati un nuovo padre cinematografico con Il figlio più piccolo che lo aveva portato, per la prima volta, in un ruolo a tutti gli effetti drammatico e che gli era valso, tra le altre cose, il Nastro d’argento come miglior attore protagonista.

De Sica junior, ovviamente, non ha mai avuto l’imprudenza di rinnegare la comicità pura, ma ha sempre dimostrato la voglia di misurarsi con altro. Il suo limite più evidente è quello dei modelli che lo accompagnano nella sua recitazione: quando fa il comico è una versione estremizzata di Alberto Sordi, quando fa il drammatico gigioneggia come il padre Vittorio. Con Fräulein – Una fiaba d’inverno ha trovato un nuovo spazio in cui muoversi senza l’ostacolo del paragone scontato.

Introdotto da una voce fuori campo che recita «C’era una volta», il film d’esordio di Caterina Carone è la storia dell’incontro e della crescita di due persone sole. In un paesino del Sud Tirolo, Regina, quarantenne scorbutica chiamata da tutti “Fräulein” nell’accezione di zitella, passa le sue giornate assistendo gli anziani, giocando a carte con due amiche molto più vitali di lei e parlando con la gallina Marilyn nel grande albergo in rovina dove vive. Un giorno, mentre il paese e tutto il pianeta sono sconvolti da una strana tempesta solare che altera le comunicazioni e il comportamento delle persone, alla porta dell’hotel bussa Walter, un sessantenne arrivato in montagna per passare una vacanza. Nonostante le resistenze di Regina, l’uomo si piazza nella stanza numero 3 e senza farsi notare finisce per cambiare la vita della Fräulein.

È il secondo film italiano di quest’anno in cui un importante evento astronomico ha delle conseguenze più o meno dirette sulla vita dei protagonisti. In Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, un’eclissi dava il via libera al massacro sentimentale di un gruppo di amici. Carone, invece, per la sua opera prima decide di dare al cielo un ruolo più piacevole. La tempesta colpisce tutti facendoli vivere come in una favola invernale, con le notti a lume di candela e i fantasmi del passato che arrivano in visita. Il tono leggero della fiaba fa capire che la crescita, tutto sommato, può arrivare a ogni età, basta fare i conti con il passato.

Regina e Walter hanno tutti e due dei ricordi dolorosi alle spalle di cui allo spettatore non è dato sapere troppo. I dettagli non servono, alla fine, basta capire la portata della solitudine.

L’opera prima di Caterina Carone, che ha scritto anche soggetto e sceneggiatura, non manca di originalità nello spunto di partenza, ma ha il respiro corto. Si conosce già il tipo di lieto fine a cui si va incontro, così come le bizzarrie del paese risultano in fretta prevedibili. Questo non toglie che si intravede un certo potenziale per lo sviluppo di una carriera. Pur avendo rinchiuso i personaggi in stereotipi troppo rigidi, ad esempio, il lavoro di Carone con gli attori risulta evidente nelle sfumature.

La Regina di Lucia Mascino guadagna mano a mano che si toglie di dosso i panni della fräulein, ma è soprattutto Christian De Sica a riempire il suo schermo. La semplice ingenuità di Walter fanno vedere tutto il potenziale di un attore che avrebbe potuto fare molto di più in carriera. Può darsi che i sessantacinque anni siano l’età giusta per un nuovo inizio.

 

(Fräulein – Una fiaba d’inverno, di Caterina Carone, 2016, commedia, 90’)

 

LA CRITICA - VOTO 6/10

Film d’esordio originale e atipico, Fräulein – Una fiaba d’inverno ha il merito più grande in un Christian De Sica lontano dalla comicità e dai suoi soliti ruoli di arrogante sboccato. Potrebbe essere un nuovo inizio.