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Il diario distopico di Difred l’ancella

Torna in libreria “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood

di Chiara Gulino / 20 dicembre

Il successo della pluripremiata serie televisiva The Handmaid’s Tale ideata da Bruce Miller è spiegabile in parte per la sconcertante attualità dei temi trattati. Ne sono la dimostrazione le manifestazioni scoppiate in America contro Trump in cui dimostranti delle organizzazioni pro-aborto e in difesa dei diritti delle donne si sono vestite come le Ancelle della serie per protestare contro i provvedimenti conservatori del Presidente degli Usa.

E pensare che la serie è tratta da un libro, Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie, 2017), scritto più di trent’anni fa. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1985, ma in realtà l’autrice, che a quel tempo viveva nella Germania ovest, ci stava lavorando già da un paio di anni.

A far nascere una prima idea per la trama del libro contribuirono anche gli avvenimenti di quegli anni in America. Oggi come allora, il presidente degli Stati Uniti aveva varato una politica di tagli all’assistenza sanitaria statale, andando a colpire le fasce sociali più deboli (donne, bambini e anziani) e povere. In quegli anni si registra anche un aumento dei casi di violenza domestica e soprattutto negli anni ottanta dilaga l’Aids. Inoltre si comincia a parlare di riscaldamento globale e scoppia la polemica sulla sicurezza degli impianti nucleari.

Tutto questo contribuisce ad alimentare l’immaginario creativo della Atwood. Per questo la scrittrice ha sempre sostenuto di fare letteratura speculativa, basata su fatti realmente accaduti in qualche periodo storico e in qualche parte del mondo, e non fantascienza, pur collocandosi Il racconto nel solco del genere distopico.

Sappiamo che la distopia si fonda, amplificandoli, su aspetti sociali e politici negativi di un certo periodo storico e mostra come la loro sottovalutazione o, peggio, l’accettazione passiva consentano l’instaurazione di regimi aberranti e disumani.

Il racconto dell’ancella è ambientato in una fantomatica Repubblica di Galaad, una cittadina del Nord America che non viene mai nominata ma probabilmente si tratta di Cambridge nello stato del Massachusetts, sede anche dell’università della Atwood, quasi a voler dimostrare come anche da una culla della cultura e della scienza possa comunque nascere l’orrore illogico di regimi totalitari come si rivelerà essere la Repubblica di Galaad.

L’instaurazione di tale regime avviene in modo subdolo e graduale. La verità si occulta e le relazioni sono complicate da nuove modalità di contatto. La violenza organizzata disumanizza le proprie vittime. Non importa più chi sei ma di chi sei.

Nessun paesaggio apocalittico come poteva essere in La strada denuncia l’orrore che si insinua sotto una apparente normalità: le case sono le dimore alto borghesi dell’America pre-galaadiana, con mobili d’epoca, tappeti preziosi e giardini perfettamente curati che si affacciano su strade lastricate e pulite.

Tutta la società è capillarmente sottoposta a un severo controllo. I Servizi Segreti sono gli Occhi che vigilano su tutto. E poi c’è il Muro, probabilmente un tempo sede dell’università, piantonato da sentinelle, protetto da allarmi elettronici, sovrastato dai riflettori, cintato di filo spinato e costellato alla sommità da cocci di vetro. È il teatro delle periodiche Rigenerazioni, in seguito alle quali vengono esposti i cadaveri penzolanti dei dissidenti, o di coloro che prima del regime hanno permesso e attuato pratiche poi divenute proibite, come l’aborto: i crimini, a Galaad, sono retroattivi.

Le donne sono come lobotomizzate e si fa leva su un tema tipicamente femminista come la sorellanza che però non ha altra funzione se non metterle le une contro le altre. Come nella Germania nazista infatti ci sono le Spie per il bene comune. Le donne sono tutt’altro che unite.

Il racconto dell’ancella è anche una risposta alla polemica che l’autrice aveva intrapreso nei confronti della seconda ondata del movimento femminista degli anni ottanta, in particolari verso le correnti più radicali che addirittura auspicavano una netta separazione fra donne e uomini con l’avvento di aziende, scuole e banche solo femminili e che erano contro la pornografia. Per questo la Atwood crea un romanzo totalmente incentrato sul controllo del corpo femminile.

La società è diventata una società teocratica, non c’è cioè più alcuna divisione fra Stato e Chiesa e tutto l’ordine sociale è suddiviso con una nomenclatura che si rifà alla Bibbia: i Comandanti della Fede sono i governanti; i Guardiani della Fede la polizia. Molti sono i riferimenti nel romanzo a fatti biblici. Anche le donne hanno nomi che si rifanno alla Bibbia che sottolineano la loro subalternità. Difred, la protagonista, è una Ancella. Il concetto di Ancella rimanda alla Genesi e in particolare all’episodio di Giacobbe che giace con la sua ancella per volere della moglie sterile.

Le Ancelle sono le uniche donne rimaste in età fertile a Galaad. Ognuna viene assegnata a un Comandante la cui moglie non può avere figli e viene mandata a casa di questo Comandante per sottoporsi in presenza della moglie ad accoppiamenti forzati fino a che non rimane incinta. Le Ancelle possono uscire solo in coppia ma non possono parlarsi tranne che per frasi fatte e bisbigli tratti dalla Bibbia, né guardarsi in faccia. Infatti indossano dei copricapi muniti di alette che ne impediscono la visuale ai lati.
Le anziane sono le Zie che hanno il compito di indottrinare le Ancelle su quello che dovrà essere il loro ruolo.
Le Marta sono le domestiche mentre le Non Donne sono tutte coloro che non rientrano in nessuna delle funzioni di cui sopra e sono lesbiche, femministe e altre donne il cui destino è quello di essere mandate nelle colonie a smaltire rifiuti tossici fino alla morte.

Ciascun ruolo è anche distinto da un colore di vestiario diverso: le vesti delle Ancelle sono rosse in quanto colore simbolo del sangue mestruale e del peccato; le mogli sono vestite di blu, colore della verginità immacolata, etc.

Inoltre tutta la struttura sociale di Galaad si rifà alla struttura del puritanesimo americano del XVII secolo.

In questo senso la dedica a Mary Webster è significativa di come la Repubblica di Galaad fosse tutt’altro che inverosimile visto il precedente storico del XVII secolo, come anche della Germania nazista.

Tutto quello che è avvenuto prima della presa del potere dei Comandanti veniamo a saperlo nel corso della narrazione attraverso frequenti flashback.

Il racconto dell’ancella è infatti una sorta di diario che si apre in medias res, costruendo pagina dopo pagina la visione della società nata in seguito alla presa di potere della destra teocratica, una società fondata sul ritorno ai “valori tradizionali” avallati da una rigida interpretazione della Bibbia, nella quale le donne hanno perso ogni tipo di diritto e dove il controllo del corpo femminile ha un ruolo centrale per la sopravvivenza della società stessa.

Difred è un personaggio scomodo, non è un personaggio con cui è facile identificarsi. È complessa e conflittuale, tormentata da un passato che ritorna con un’eco di eventi che ancora riecheggiano nella mente e nel corpo della ragazza. Non può neanche considerarsi un modello di femminismo visto che prima del cambiamento epocale era una normalissima donna, amante di un uomo sposato. Non ha alcuna reazione di ribellione nel momento in cui perde lavoro e conto in banca senza spiegazione. Il nome non è quello autentico della donna, anzi non è neanche un nome. Indica l’appartenenza della donna al Comandante cui è sottomessa, appunto Fred, in accordo con un processo di totale spossessamento dell’identità.

Differente da Difred è l’amica universitaria Moira, che rincontrerà nel centro di indottrinamento, la quale è sempre stata una attiva femminista, lesbica, ribelle e anticonformista. Moira non ha alcuna intenzione di farsi sottomettere dal regime ed è l’unica a tentare la fuga. In questo somiglia alla madre di Difred che invece era una femminista radicale e disapprovò molte scelte di vita della figlia.

Un personaggio chiave è poi Serena Joy, la classica donna che sostiene di non aver bisogno del femminismo e lotta per ripristinare i valori tradizionali della famiglia.

Il romanzo si presenta inoltre anche come un romanzo di testimonianza come poteva esserlo per esempio il diario di Anne Frank: Difred infatti registra questo suo racconto nella speranza che qualcuno in futuro possa raccogliere questa sua testimonianza e investigare su quanto successo.

L’epilogo è ambientato duecento anni dopo, nel 2195, in una conferenza dove si parla delle registrazioni dell’Ancella a cui tutti i professori danno poco credito.

Il racconto dell’ancella è una storia dai risvolti inquietanti che lascia senza fiato e con un senso di vuoto, come se anche noi l’avessimo vissuta.

 

(Margaret Atwood, Il racconto dell’ancella, trad. di C. Pennati, Ponte alle Grazie, 2017, pp. 400, euro 15)

LA CRITICA - VOTO 8/10

Il romanzo non vuole dare risposte ma sollecitare domande con il suo stile impassibile. Ma queste domande sono senza risposta come intuiamo dal finale aperto. L’intento infatti non è quello di insegnare qualcosa ma di far riflettere.