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Libri

Un viaggio nello spazio e nel tempo alla scoperta degli abissi

"Il libro del mare" di Morten A. Strøksnes

di Daria De Pascale / 16 aprile

«Un paio di miliardi di anni fa la terra intera era coperta d’acqua, forse con l’eccezione di alcune piccole isole lontane tra loro. E ancora oggi il mare costituisce più del settanta per cento della superficie terrestre. Qualcuno una volta ha scritto che il nostro pianeta non dovrebbe chiamarsi Terra: dovrebbe semplicemente chiamarsi Mare». Sembra essere questo il pensiero alla base del Libro del mare (Iperborea, 2017), un testo sempre in bilico tra saggio e romanzo, scritto dall’autore norvegese Morten A. Strøksnes.

Il libro del mare è infatti prima di tutto la storia vera di due amici, uno scrittore (l’autore) e un artista (il pittore Hugo Aasjord), con un obiettivo comune: pescare uno squalo della Groenlandia al largo delle Isole Lofoten, nel nord della Norvegia. Ma la pesca dello squalo è soprattutto un trampolino, un appoggio che permette al testo di Strøksnes di espandersi in ogni direzione, dalla vita negli abissi marini fino alla chimica su cui si regge l’Universo, tenendo però sempre al centro l’elemento su cui tutto sulla Terra sembra fondarsi: il mare.

Il mare del Nord, a cui dedica la maggior attenzione, insieme alle creature che lo popolano, che osserva da una piccola barca a motore quando il tempo lo permette e dalla battigia, sull’isola di Skrova, durante le tempeste; ma anche tutti gli altri mari della terra, di cui racconta la storia naturale così come quella umana, soffermandosi a citare i testi degli autori che nel corso dei secoli ci si sono confrontati e hanno scorto l’Altro, l’Estraneo impossibile da domare, nelle creature misteriose che lo abitano. Il libro diventa così un labirinto di digressioni a cui ci si abbandona ipnotizzati, guidati dalla voce mai pedante dell’autore, in grado di spaziare in ogni ambito della conoscenza con la stessa leggera ironia, rivolta più soprattutto anche a se stesso.

Ma il tocco fine e lievissimo di Strøksnes è percepibile più di tutto nelle sue descrizioni: l’autore – e insieme a lui il suo traduttore in italiano, Francesco Felici – sembra trovare sempre le uniche parole giuste per dipingere la natura del Nord, i suoi suoni e i suoi odori, così come le indefinibili sfumature di colore del cielo e del mare, quelle che il pittore dell’Ottocento Lars Hertervig cercò fino alla follia.

È d’altronde proprio grazie alla precisione del suo sguardo, acuto ma in qualche modo obliquo, che il vero messaggio del Libro del mare riesce a raggiungere appieno il lettore. Visibile in filigrana al di sotto del vortice di racconti dell’autore, c’è la malinconia profonda per un mondo modificato in modo irreversibile dall’uomo e dalla civilizzazione, che consuma in poco tempo ecosistemi sviluppatisi in milioni di anni. Si sofferma per questo a raccontare la strage delle balene, animali intelligentissimi decimati dalla pesca selvaggia; a dipingere in toni forti l’orrore dell’impianto di trasformazione di Deception Bay, nell’Antartico, il cui odore di putrefazione rimaneva per sempre nella memoria di chi l’aveva sentito; a spiegare la distruzione delle barriere coralline del Nord causata dalla pesca a strascico.

Ma la sua visione è sempre oggettiva, priva dell’indignazione di chi vuole convincere a ogni costo, e marcata invece da una lucida consapevolezza: se per la Terra i danni portati dal progresso non sono che una delle tante catastrofi della sua lunga storia – paragonabile al meteorite che causò l’estinzione dei dinosauri 65 milioni di anni fa –, per l’uomo il consumo indiscriminato delle risorse del pianeta è prima di tutto una scelta autodistruttiva.

«Il plancton produce più della metà dell’ossigeno che respiriamo. Se il plancton muore, la terra potrebbe diventare inabitabile per noi umani. Finiremmo come pesci dall’occhio spento che boccheggiano sul fondo di una barca. […] Nell’arco di qualche milione di anni la vita in mare potrà magari anche ritornare e trovare un nuovo equilibrio produttivo. Ma noi, in compenso, non possiamo premere il bottone di pausa per milioni di anni».

Con Il libro del mare Strøksnes porta il lettore con sé in un viaggio senza confini, attraverso cui riesce nell’intento di mostrare come «il rapporto tra noi e il mare non è come una romantica storia d’amore in cui la reciproca dipendenza è tale da non poter vivere l’uno senza l’altro. […] Il mare se la cava bene senza di noi. Siamo noi che senza di lui non ce la caviamo».

 

(Morten A. Strøksnes, Il libro del mare, trad. Francesco Felici, Iperborea, 2017, p. 315, 17,50 €)

LA CRITICA - VOTO 8,5/10

Un labirinto di racconti che sfiorano ogni ambito del sapere. Una lettura imperdibile non solo per gli amanti del mare, ma per chiunque non ponga confini ai propri interessi.