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La farfalla monarca

di Paolo Pergola / 28 marzo

Così, di primo acchito, l’unica cosa che avevano in comune Raúl Diaz e Raúl Moreno, era il nome. Per il resto, Raúl Diaz era alto e grassoccio, sempre ben rasato, mentre Raúl Moreno era basso e magrolino, e portava dei lunghi mustacchi con la barba incolta. Raúl Diaz, poi, si vestiva sempre con giacca e cravatta, Raúl Moreno la sua unica giacca sdrucita che aveva indossato qualche volta per dare gli esami all’università del Canada dove aveva passato diversi anni, la teneva chiusa nell’armadio, e una cravatta non se l’era messa mai. Portava invece sempre una giacca beige da pescatore, di quelle senza maniche, e dei pantaloni con grosse tasche laterali. Se parliamo di soldi, quello che Raúl Moreno aveva messo da parte con fatica in una ventina di anni, trentamila pesos, Raúl Diaz lo guadagnava in un giorno. Anche se i conti della sua ditta lui, Raúl Diaz, li teneva tutti su dei quaderni da registro, mentre Raúl Moreno usava tecnologie avanzate per analizzare i suoi dati ecologici. Raúl Diaz, la tecnologia avanzata la vendeva in tutto il Messico, in forma di gigabyte da usare per i cellulari. C’era da chiedersi cosa ci facessero a cena insieme a un ristorante di Coyoacán, a Città del Messico, visto che uno era vegetariano, Raúl Moreno, mentre l’altro mangiava qualsiasi cosa.
Ecco, quello che facevano, era parlare di farfalle. Più precisamente, della monarca. Era stato il capo di Raúl Moreno a fissargli questo appuntamento a pranzo col magnate dell’informatica Raúl Diaz, che non si sa mai, aveva detto, magari ci finanzia la nostra ricerca, sai, è un tipo a cui piace sponsorizzare avvenimenti di qua e di là, basta che poi ci sia il logo della ditta Diaz da qualche parte, e se serve noi ce lo mettiamo il logo, anzi ci facciamo pure le magliette, se serve.
Allora, Raúl, chiedeva Raúl Diaz mentre scartava un tamal ripieno di carne di maiale e cipolle, spiegami un po’ come è venuta fuori questa storia delle farfalle regina? Monarca, disse Raúl. Ah, è vero, monarca, sì monarca, in questi giorni ne sento spesso parlare di ’ste farfalle, ma cosa è successo, sono in pericolo, si stanno estinguendo? No, disse Raúl, non si stanno estinguendo, ma sono molto diminuite, negli ultimi anni, per via del disboscamento delle zone di ibernazione nel Messico, e poi per via di una pianta di cui si cibano le farfalle negli Stati Uniti, una pianta che cresceva insieme al granoturco, e che è stata eliminata dagli erbicidi. Ma, disse Raúl Diaz, se questa pianta è stata eliminata negli Stati Uniti, l’effetto si sarà visto soltanto lì, no? Eh no, disse Raúl Moreno, il fatto è che la monarca è una farfalla migratoria. Quelle che si vedono negli Stati Uniti, sono le stesse che poi vengono a svernare qui da noi. Incredibile!, disse Raúl Diaz pulendosi la bocca con un enorme tovagliolo ricamato, capisco gli uccelli, quelli si sa che migrano anche per molte miglia, ma una farfalla, io credevo che le farfalle non si spostassero così tanto, incredibile, dagli Stati Uniti fino a qui!
Ce ne sono molte di cose incredibili, in questa storia, disse Raúl Moreno, è una storia lunga, iniziata tanti anni fa. Negli Stati Uniti e in Canada i biologi si erano accorti che queste farfalle d’inverno sparivano, era un mistero, dove sparivano, pensavano si nascondessero per il freddo, ma dove andavano a finire? Un bel mistero, c’è gente che ha dedicato una vita, a questo mistero. C’era un ricercatore, John Goodman, e pure sua moglie, stavano dietro alle farfalle ma non si raccapezzavano più, avevano capito che le farfalle se ne andavano, coi primi freddi, ma dove si andavano a cacciare? L’unico modo sarebbe stato di marcarle, una cosa che si fa facilmente con altri animali più grossi o resistenti, ma con le farfalle c’è voluto un bel po’ di tempo per inventarsi dei marcatori piccoli che non danneggiassero le farfalle. Ma i Goodman ci riuscirono, erano i primi anni Settanta, fabbricarono dei marcatori piccolissimi e ci scrissero su “Per favore inviare all’università di Toronto, dipartimento di zoologia”. Così facendo, iniziarono una cosa che oggi chiamiamo scienza dei cittadini, cioè il coinvolgimento di volontari per un progetto scientifico. E non solo per recuperare i marcatori, ma anche per piazzarli sulle farfalle.
Chiesero aiuto tramite annunci sui giornali, a volontari e studenti delle scuole che coi loro professori si misero a marcare le farfalle. Immaginati, orde di studenti che correvano sui prati con i loro retini, a caccia di farfalle, e i loro professori dietro, con quaderni su cui scrivere cosa avevano trovato. A furia di cercare, venne fuori che il punto dove venivano avvistate le monarche era sempre più a sud, fino in Texas, poi però le farfalle scomparivano. Di là dal confine c’era il Messico, e i Goodman capirono che avrebbero avuto bisogno anche dell’aiuto dei messicani. Fecero mettere un altro annuncio sul giornale, questa volta un giornale messicano, per chiedere aiuto a volontari. Pensa un po’, lo interruppe Raúl Diaz, masticando a bocca aperta, con la mia rete di telefonia, a fare ’sta cosa oggigiorno ci metteremmo meno che a mangiare questo tamal. Eh, disse Raúl, proprio di questo ti volevo parlare, ma prima se vuoi finisco la storia dei Goodman. Sì, disse Raúl che nel frattempo aveva ordinato un altro piatto di tamales, sì, m’interessano questi Goodman, continua, continua.
Allora, disse Raúl Moreno, diversi messicani risposero all’annuncio, soprattutto due, una coppia anche loro, come i Goodman, erano entusiasti, si misero a cercare per tutto il Messico, in lungo e in largo. Alla fine venne fuori che diverse monarche erano state avvistate nella regione del Michoacán. Andarono lì con la loro jeep e infatti le monarche c’erano, erano dappertutto, nei boschi dell’altopiano. Lo dissero ai Goodman, che risposero, okay, benissimo, ma che ne sappiamo che sono le farfalle che vengono da qui? Dovreste trovare i marcatori, sono quelli la prova! La coppia di messicani continuò a cercare, ma niente. Tornarono sull’altopiano del Michoacán ai primi di novembre dell’anno dopo, la festa dei morti impazzava in tutto il Messico, loro invece stavano lassù sugli altopiani a caccia di farfalle marcate. Arrivò fine dicembre, i Goodman stavano festeggiando il Natale in famiglia, e intanto aspettavano notizie che non arrivavano mai. Decisero di partire per il Messico subito dopo Capodanno. La coppia di messicani li accolsero a casa loro, poi li portarono sull’altopiano, dove in effetti c’erano milioni di monarche sugli alberi, sui tronchi, sui rami, dappertutto. Goodman e la moglie si misero a cercare: gli bastarono cinque minuti, a John Goodman, per trovare la monarca PS 397, una farfalla marcata da un paio di studenti del Minnesota nell’estate precedente. Quella farfalla aveva percorso almeno tremila chilometri, per un paio di mesi, aveva volato. Incredibile, Madre de Dios! Incredibile, disse Raúl Diaz, mentre scartava l’ennesimo tamal.
E non finisce qui, disse Raúl Moreno, la storia s’infittisce. Naturalmente, dopo quella scoperta i Goodman non volevano dirlo a nessuno dove era il luogo di svernamento, se no un sacco di gente sarebbe andata a vedere le farfalle e avrebbe rovinato tutto. Adesso si sa dove sono questi siti, e infatti sono visitati da migliaia di turisti, anche troppi direi, ma c’è voluto un po’ per scoprirli tutti, e ancora non si conosce tutta la rotta migratoria. Ma partiamo dall’inizio.
Le farfalle, il loro scopo principale, è di riprodursi. Come i conigli, disse Raúl Diaz, infervorato da questa cosa. In un certo senso, disse Raúl Moreno. Infatti, dopo appena cinque giorni dalla nascita, già iniziano a darci dentro. E vanno avanti così, accoppiandosi e riproducendosi, per tutta la vita, che però è piuttosto corta. Corta?, disse Raúl Diaz, ma come fanno a volare per tutta questa migliaia di chilometri se vivono poco? Aspetta, ora ti spiego, le monarche, hanno molte generazioni nell’arco di un anno. Partiamo da quelle che sono nel Sud degli Stati Uniti. A primavera nascono, e subito ci danno dentro. Come conigli, interruppe Raúl Diaz, a cui piaceva quest’accostamento. Eh?, disse Raúl Moreno. Come conigli, rispose l’altro. Ma, esattamente, come fanno a accoppiarsi?, chiese Raúl Diaz che ora non mangiava neanche più i suoi tamales. Eh, disse Raúl Moreno, c’è tutto un rituale, il maschio prende le ali della femmina con le zampe posteriori, intanto che stanno volando, poi finiscono a terra, infine ricominciano il volo nuziale, e tutto questo può andare avanti anche per una dozzina di ore. San Cristóbal!, disse Raúl Diaz, che si stava tutto eccitando, altro che i conigli! Eh sì, disse Raúl Moreno, e così le monarche intanto che si accoppiano, migrano verso nord, cioè un po’ s’accoppiamo, un po’ migrano. Non fanno moltissimi chilometri ma sempre verso nord. E lo stesso fanno i loro figli e i figli dei loro figli, passando ovviamente dai vari stadi di uova, larva, crisalide, fino all’adulto, che si accoppia per tutta la vita. Che, come ti dicevo, è corta, solo un mesetto al massimo, per queste tre o quattro generazioni estive. Alla fine dell’estate, però, nasce una generazione speciale, una generazione che vive molto di più di tutte le altre, fino a otto o nove mesi, le Matusalemme delle monarche. Caspita, fece Raúl Diaz, otto mesi passati a accoppiarsi sono un bel po’!
E invece, queste Matusalemme, disse Raúl Moreno, non ci pensano nemmeno a accoppiarsi, almeno non subito, come fanno le altre. Loro, le Matusalemme, hanno una cosa sola in mente, migrare verso sud, dal Canada e dagli Stati Uniti fino a qui, in Messico. Volano per ore e ore, senza cibarsi. Ci mettono un mese o due, per arrivare fin qui. Arrivate sull’altopiano, bum, fine corsa, capolinea, si fermano. E perché?, chiese Raúl Diaz. Perché esattamente non lo sappiamo. Quello che si sa è che queste matusalemme hanno della magnetite sia nella testa che nel torace. Volano verso sud usando la loro bussola magnetica e poi, guarda caso, i nostri altopiani sono pieni di anomalie magnetiche che potrebbero aiutare le farfalle a ritrovarcisi. E se uno continuasse a andare a sud dell’altopiano, bum, c’è una vallata, quindi è possibile che loro si fermino proprio lì per quello. E lì sull’altopiano, finalmente si riposano per cinque mesi, fino alla primavera successiva. E così finalmente si accoppiano anche loro. Come conigli!, disse Raúl Diaz. Non subito, rispose Raúl Moreno, soltanto quando la temperatura inizia a salire, a fine inverno, giusto in tempo prima di ripartire. Come, ripartono? Per dove?, chiese Raúl Diaz. Eh, rispose Raúl Moreno, un pezzetto del tragitto verso nord, lo fanno loro, le Matusalemme.
Incredibile, questa storia!, disse Raúl Diaz, ne ho viste di cose strane in vita mia, uomini d’affari bizzarri e donne strampalate, ma queste farfalle le battono tutte! Ma io cosa posso fare, al telefono mi hai detto che avevi un’idea per me, cosa c’entro io con le farfalle? Eh, rispose Raúl Moreno, oggi conosciamo molte cose delle monarca, ma non ancora tutto. E se vogliamo capire quello che succede, che poi ci serve per conservare la specie, dobbiamo fare come i Goodman, ma usando la tua rete di telefonia, come stavi dicendo prima. Già, disse Raúl Diaz, invece degli annunci sul giornale, faremo molto prima, noi! Non solo, aggiunse Raúl Moreno, basterebbe fare un’app con cui i ragazzi, gli studenti, i turisti, tutti quelli che vogliono, possono mettere le loro fotografie della monarca su un sito georeferenziato, così inizieremo a scoprire esattamente da dove passano le monarche, durante la migrazione. Un’app! Bellissimo, disse Raúl Diaz, un’app, ma sì, tutta la mia telefonia mobile, al servizio delle farfalle! Mi piace, questa cosa, Raúl!, disse Raúl Diaz. Mi fa piacere, mi fa molto piacere, disse Raúl Moreno, mentre guardava i tamales nel suo piatto, ormai erano freddi.

 

“La farfalla monarca” è tratto dalla raccolta di racconti Attraverso la finestra di Snell – Storie di animali e degli umani che li osservano di Paolo Pergola, uscito il 28 marzo per ItaloSvevo editore.

Paolo Pergola è un ricercatore in zoologia. Membro dell’OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale) dal 2012, tra i suoi libri: Passaggi. Avventure di un autostoppista (Exòrma 2013), Festeggiamenti (FUOCOfuochino 2014), Di cosa parliamo quando parliamo (FUOCOfuochino 2018), Posizioni in classifica (Babbomorto editore 2018), Lessico famigliare. Operazioni alla lettera (In Riga Edizioni, 2018), Aurelio e lo scrivano. Tentativo di esaurimento (In Riga Edizioni, 2018). Suoi racconti sono stati pubblicati su «Almanacco 2017» e «Almanacco 2018» (Edizioni Quodlibet).

Attraverso la finestra di Snell: Per quanto Paolo Pergola sia uno scienziato affermato e serio nel suo lavoro di ricerca, senza che le due cose siano in un qualche e apparente modo collegate, è anche un membro dell’Opificio di Letteratura Potenziale. E questa è forse la principale premessa per quello che, senza essere un libro di divulgazione scientifica, parla di scienziati, zoologi, e del loro oggetto di studio, gli animali. Se la scienza cerca di spiegare il mondo, i quattordici racconti qui raccolti ci mostrano quali divertentissimi e appassionanti fatti possono accadere quando il mondo, in questo caso degli animali, viene messo sotto osservazione. La scrittura di Pergola riesce a decentrare la nostra attenzione e destare la nostra meraviglia, con un’accuratezza e un’ironia che ricordano quelle di Italo Calvino delle Cosmicomiche e di Ti con Zero.

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