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Libri

Dolore, fascismo e innocenza nelle vallate piacentine

A proposito di “Volo di paglia” di Laura Fusconi

di Nicole Zoi Gatto / 25 luglio

«La mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso».

Lapidario e preciso nel suo saggio sulla leggerezza, Calvino dà una lezione che sembra essere stata il punto di partenza della ricerca stilistica di Laura Fusconi (autrice di un racconto pubblicato in effe #6) nel suo esordio letterario Volo di paglia (Fazi Editore, 2018).

La memoria è la vera protagonista della storia e farne la sua conoscenza, passeggiare con lei per le vallate piacentine, affondare le mani in un marasma di dolore, fascismo e innocenza non può che portare a riflettere e a fare i conti con un passato (non troppo lontano) che periodicamente si ripropone in parole, gesti, prese di posizione che vorremmo sopiti.

Il racconto si sviluppa su piani temporali diversi. Nella prima metà ci ritroviamo nel 1942 in un paesino della provincia piacentina. Gli occhi privi di preconcetti dei bambini guidano la lettura e, nonostante la narrazione sia in terza persona, la loro voce chiara e ingenua non è mai artificiale o forzata.

Lo sguardo è quello di Tommaso e Camillo che fremono per l’avvicinarsi della festa di paese nella quale, finalmente, potranno ammirare i giocolieri, le bancarelle e i mangiafuoco. A loro si unirà presto Lia, la bambina più bella della classe, quella con cui Camillo si ritrova a trascorrere gran parte delle sue giornate, ma che è figlia del ras della zona Gerardo Draghi. Quest’ultimo, forte delle sue camicie nere, incute terrore e spadroneggia nel paese, prendendo di mira i più indifesi, picchiando e umiliando senza remore, con la stessa noncuranza e strafottenza del regime che appoggia.

Draghi è un uomo crudele, incapace di provare sentimenti sinceri; non nasconde la vacuità del suo animo neanche in famiglia. È un uomo del regime, uno che deve far rispettare quella linea di pensiero fascista che tanto lo rinvigorisce. Non ha tempo né voglia di fare il padre o il marito; chi prova affetto sincero per lui (la figlia in primis) viene trattato con l’indifferenza e la freddezza che si riserva al più inutile dei paesani. Si macchierà di crimini tremendi e il luogo soleggiato, all’apparenza pacifico nel quale i personaggi delineano i loro destini, non troverà pace, esattamente come loro stessi.

Il tempo scorre inesorabile, la coscienza lo modella, plasma, scuote. Sono passati cinquant’anni dagli eventi narrati in precedenza ma gli attori in scena, nonostante siano altri, risultano essere connessi al passato, influenzati da esso, come un’anima inquieta e tormentata che per trovare pace deve concludere un percorso risolutivo.

Ora ci sono Luca e Lidia ad animare i boschi e i caseggiati con i loro giochi, primo fra tutti il cosiddetto volo di paglia, retaggio di una leggerezza e spensieratezza lontana. Una ricerca di svago necessaria alla sopravvivenza. E poi c’è Mara, una ragazza che ha lasciato lì il cuore anni prima ma che è bloccata da ciò che è stato e per questo non riesce a vivere. È paralizzata in un vortice di ricordi.

Con una lingua lineare, semplice e per nulla barocca, la Fusconi dà vita a un viaggio immaginifico che avvolge il lettore e lo trasporta in un universo fatto di fantasia e crudezza. La dimensione terrena e concreta dei luoghi si sovrappone a quella temporale fluttuante, circolare e personale. Tutto si tinge di malinconia e rassegnazione. Il sommerso viene a galla con forza, ridestando nostalgie e alimentando suggestioni trascendentali.

Un esordio che mostra quanto l’autrice abbia una sensibilità fuori dall’ordinario e che sicuramente tornerà a far parlare di sé in futuro.

 

(Laura Fusconi, Volo di paglia, Fazi Editore, 2018, pp. 240, euro 15,50, articolo di Nicole Zoi Gatto)

LA CRITICA - VOTO 7/10

Scrittura chiara e delicata che rivelatrice di un animo sensibile. Una lettura che avvolge con il tepore dei ricordi e agita per la crudezza del passato che racconta.