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Tra leggende meridionali e ricerca della salvezza in un immaginario oscuro

A proposito di “Arruina” di Francesco Iannone

di Antonella De Biasi / 21 settembre

Arruina (il Saggiatore, 2019), romanzo d’esordio di Francesco Iannone, ha l’ambizione di trascinare il lettore in una dimensione arcaica, dove l’essere umano ha un compito arduo: lottare con i propri demoni. E lo fa attraverso una fiaba dark che mescola le antiche storie del Cilento e le immagini nitide e crude delle serie tv gotiche.

Nel suo romanzo, Iannone intreccia gli archetipi più classici, procedendo per metafore, costruite con l’immaginazione delle favole scure e medioevali: la magia, il rapimento di una creatura innocente che potrebbe salvare un’intera comunità, minacciata da creature terrificanti, streghe che si nutrono del sangue dei neonati. Scenario del racconto sono Acquavena, Terradura e Roccagloriosa, tre località immaginarie che, attraverso una narrazione ricercata e poetica, catapultano il lettore in un romanzo-leggenda, intriso di riferimenti al Sud magico.

Protagonista centrale è la Sperduta, una bambina di pochi mesi su cui pesa un incantesimo che le anziane del paese raccontano nell’incipit: «Nascerà una bambina e avrà il tuo sangue e il tuo sangue ti giudicherà. Lo dice il vento che nascerà, lo dicono le voci di tutte le donne gravide nei letti. La tua bambina nascerà e con lei altri bambini». La Sperduta è una creatura di redenzione: ne viene al mondo una ogni cento anni e le Nerissime – che un tempo erano donne bellissime e felici, ma che hanno ceduto alla cattiveria e all’invidia, alla vita da recluse – si sentono minacciate dalla sua luce, dal suo potere di rivoluzione.

I suoi genitori partono per salvarla dal sacrificio, e da qui si snoda un sapiente ricamo di antiche storie di metamorfosi tra l’uomo e la natura, di riti ispirati agli alberi e ai boschi e di figure strane e affascinanti come il Poeta Antico che «si sveglia per una sola ora al giorno», la Briganta «che da giovane sollevava mareggiate e ribaltava i mondi», la Sciangata che impasta cenere, saliva e sangue, ’O ’Mpasturato che vive in una stalla e ha sembianze equine, i bambini immortali che hanno bisogno della luce nuova della Sperduta – e ancora il Matto e le Ianare, tutti funzionali al ritrovamento della piccola.

In Arruina esiste un intento quasi epico: raccontare la lotta tra il bene e il male, un cammino tra mostri e tranelli per ritrovare ciò che ci è più caro e l’inclinazione a cercare la luce della vita nelle tenebre più nascoste.

«Da vivo non ci pensi mai. Siamo tutti così invincibili ed eterni da vivi. I vivi vivono senza sapere di essere vivi, senza esserne pienamente coscienti. Io che sono vivo, e viva è la Sperduta e il mio desiderio di rivederla, penso che solo adesso la vita è dalla mia parte».

Iannone racconta la spinta a ritrovare la bambina rapita come si narra della ricerca del senso dell’esistenza: una spinta ad affrontare i demoni quotidiani per tornare ad avere la vita dalla propria parte, in bilico tra forze straordinarie, elementi naturali travolgenti come la pioggia, il fango, la montagna e le caverne, evidentemente più grandi della voce narrante, il padre della Sperduta.

Arruina è la storia di un conflitto, anzi di più conflitti, che attraverso prove, indovinelli, fatica e terrore i genitori della Sperduta sono chiamati a risolvere: «Ma è per quel rovinoso trambusto interiore che l’ago avvia dal dentro di quell’uomo, fra il cervello e il sé, un ago fra sé e il mondo».

Le atmosfere tetre di Arruina non richiamano solo il passato e le antologie delle antiche fiabe, ma riconsegnano a una nuova dimensione i cliché del fantasy e del gotico. Autori come Iannone usano il fantastico per trasmettere profondi messaggi esistenziali.

 

(Francesco Iannone, Arruina, il Saggiatore, 2019, pp. 155, euro 20, articolo di Antonella De Biasi)

LA CRITICA - VOTO 7/10

Un esordio potente, tra fiaba dark e antiche storie del Cilento.