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Quindici buoni motivi per riconoscersi sotto la pelle

“Lezioni di anatomia – Il corpo umano in quindici storie”

di Martina Pietropaoli / 5 maggio

Quanto costa togliersi l’appendice a New York? Perché Lowell pensava di aver scovato dei canali d’acqua su Marte e invece, nella lente del telescopio, aveva visto i vasi sanguigni dei suoi occhi? Perché nella cultura ebraica i reni sono sacri? Perché le Madonne dei quadri rinascimentali hanno il collo rigonfio? Dopo aver letto Lezioni di anatomia. Il corpo umano in quindici storie (AA. VV., 2019, minimum fax), conosceremo le risposte a queste e ad altre decine di piccole o grandi curiosità: alcune sono cose imbarazzanti, che abbiamo sempre sospettato, altre sono domande che non ci sarebbero mai saltate in mente! Di sicuro non immaginavamo che ce lo avrebbero spiegato i quindici illustri autori di questi brevi saggi, provenienti dalla narrativa e dalla poesia internazionali.

Pensavamo che la zavorra della vita materiale fosse un intralcio per uno scrittore ma ci sorprendiamo nel ricevere questo bagaglio di sapienza anatomica, ricucito in un bellissimo progetto grafico (di Patrizio Marini e Agnese Pagliarini) e tradotto in italiano da Veronica Raimo. Gli scrittori ci ricordano che siamo progetti solitari, confinati in un corpo: chi può dire cosa ha determinato ciò che è stato delle nostre imprese singolari? La memoria di questi racconti è impressa sistematicamente nel punto di vista di torsi, busti, budella.

La cifra – prevedibile – dell’affascinante/disgustoso è un minimo comune denominatore che certo allontana i lettori ipocondriaci o quelli con un approccio troppo platonico alla vita. E alcune delle descrizioni dei meandri delle nostre interiora risultano troppo impressionanti e ciniche. Ma, pur mantenendo la precisione dello scienziato, lo sguardo sulla componente fisica della nostra esistenza è sottile, ogni autore ci offre in dono il conflitto che si porta dentro. Talvolta risolto, talvolta dolente. I sensi, il dolore. I sentimenti risiedono nel corpo e imparare a soffrire è la chiave.

Il titolo inglese, Beneath the skin, rende bene questo esercizio di disvelamento della tensione umana, che avviene attraverso una serie di livelli dell’esperienza mediati dalla penna. «Vivo nella macchina più complessa e intricata che ci sia» (p. 109), fatta di organi più intelligenti di noi. Gli organi diventano chiave di accesso per comprendere un’età della vita, uno stato d’animo, un desiderio, una paura. O il rapporto di sangue, e lessicale, che ci lega ai genitori. Ecco di seguito alcune dimostrazioni del fatto che sappiamo già più di quanto pensiamo.

Cibo, giovinezza e sesso ci ossessionano, come se il primo giorno di primavera durasse per sempre, anche se siamo refrattari alle diete. Ma quando ci rendiamo conto dell’organizzazione labirintica dell’Intestino, secondo Naomi Alderman ci domandiamo: allora chi diavolo sono?

L’acne – ci fa notare Christina Patterson – non è nulla di tutto ciò che può succedere alla Pelle, universo simbolico di bellezza, innocenza, infanzia (le guance di bambino come pesca) ma anche simbolo delle cicatrici dell’esistenza.

Il Naso non solo ci fa respirare ma è direttamente collegato con l’amigdala, permettendo i ricordi più profondi e le reazioni emotive del sistema limbico. A.L. Kennedy fa una rassegna delle barzellette su queste strane appendici, che ci aiutano a formare le espressioni del volto. Anche se come esseri civilizzati abbiamo preferito i profumi neutri o il non odore.

Quali sono le nostre parti necessarie? Sull’utilità dell’Appendice e della Cistifellea forse ci siamo già interrogati. Ned Beauman e Mark Ravenhill ci aiuteranno ad accettare la statistica di casi di appendicite a cui ci condanna il convivere con queste «pioniere fuori tempo massimo» (p. 39)? Ci interessiamo a certe cose solo quando non funzionano più.

A partire dal ricordo dell’intimità della visita oculistica, il racconto di Abi Curtis sugli Occhi è il più spassoso di tutti. E così via, attraverso il Sangue zambiano dei genitori di Kayo Chingonyi, le Budella di William Fiennes e il Cervello di Philip Kerr, impressionanti. Nei versi delle canzoni di Jane Birkin, Eminem o Al Jarreau comprendiamo i Reni con Annie Freud. La madre di Imtiaz Dharker è portatrice di quella saggezza popolare che colloca nel Fegato, il tramite delle divinazioni greche e romane, l’affetto ma anche la rabbia. Cultura di tutti, dal sacro al profano, i modi di dire legati al corpo ci restituiscono ad un’esistenza specifica umana, che è anche letteraria e artistica. Lo scopriamo passando per le ragioni dell’avvelenamento dell’Orecchio di Amleto, con Patrick McGuinnes, e per lo stupore suscitato dal rosso ruggine (dentro) e i rigonfiamenti (fuori) della Tiroide secondo Chibundu Onuzo. Fino ad approdare ai Polmoni di Daljit Nagra, «gli organi leggeri»: la poesia come sistema respiratorio contemporaneo.

Siete abbastanza incuriositi? Potete continuare a domandarvi, con i quindici autori dei racconti: allora l’io equivale al mio corpo? Sicuramente queste Lezioni di anatomia ci rimettono in contatto con noi stessi per esporci all’altro, conosciuto o sconosciuto, che ci cura, che ci riconosce, che ci disgusta o ci ama, anche per la manifestazione fisica del nostro essere.

 

(AA. VV., Lezioni di anatomia. Il corpo umano in quindici storie, trad. Veronica Raimo, minimum fax, 2019, pp. 126, euro 22, articolo di Martina Pietropaoli)