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Musica

La difficoltà di essere Samuele Bersani

A proposito di “Cinema Samuele”

di Luigi Ippoliti / 16 ottobre

Samuele Bersani oramai sapeva di qualcosa di passato. Aveva fatto il suo. Ci eravamo accordati su questo. Un ricordo quasi sfocato,  bello e successo anni fa. Ma che non aveva più molto a che fare con il presente.  Nel 2013 ci aveva provato con  Nuvola numero nove, ma senza grande fascino. Poi esce Cinema Samuele e le cose cambiano. Viene dato credito a quest’album, a livello trasversale. Non solo i fan.

Qui bisogna fare una riflessione sulla percezione di ciò che esce in Italia in questi anni. Quello che lega Cinema Samuele e il panorama musicale di oggi pare più che evidente. Perché il mantra lo conosciamo: la musica italiana fa schifo. Ovviamente non è così, è una semplificazione delle cose e come ogni semplificazione fa comodo e non fa capire nulla. Per cui ogni volta che esce qualcosa di diverso rispetto allo standard, come in questo caso, volendo una boccata d’aria nuova, siamo lì a  sovradimensionare le cose. E per carità, ben vengano gli album come Cinema Samuele.

Il nuovo album di Bersani è un buon album ma, probabilmente, appunto, lo si sta gonfiando perché c’è questo pseudo assioma della musica italiana che fa schifo. In Cinema Bersani non c’è nulla di esplicitamente notevole, solo una costruzione più accurata dei brani rispetto a un più o meno chiaro mainstream. C’è l’ironia come filtro per leggere la vita. Un must di Bersani.  A livello sonoro, poi, niente che non possa essere assimilato in altri contesti, né una sforzo per provare a osare verso soluzioni drastiche. C’è il fatto che può suonare più impegnato rispetto a quello che fa Gazzelle, più poetico rispetto ad Achille Lauro. Ma l’album rimane qualcosa di buono, da “Pixel” a “Distopici (Ti sto vicino)“.

A margine (ma non troppo) di questo, l’idea di un album come una serie di cortometraggi a occhi chiusi è  un’idea che sa  immediatamente di stantio. Basta guardare la copertina  e l’album è subito  appesantito. L’idea romantico-vecchio del cinema come luogo per forza magico. Tutto imbevuto di quel vago sentore di retorica che  ha sempre accompagnato  la  carriera di Bersani (attraverso cui ha scritto grandi pezzi come “Giudizi universali“), ma che alla fine non gli ha permesso di fare quel salto in avanti che fosse riconosciuto non solo dai fan, ancorandolo in un punto non proprio definito del mondo della musica.

Bersani non ha mai esplicitamente tentato di scrivere il singolone facile e questo appare ancora oggi. In un modo o nell’altro il non cercare la soluzione più ammiccante per  il pubblico è sempre un ottimo punto di partenza, ma il livello dell’album rimane costantemente buono per tutto il tempo. Senza mai farti mai saltare dalla sedia.

Cinema Samuele è un album a cui non serve dire più di quello che è.

 

LA CRITICA - VOTO 6,5/10

Dopo sette anni di silenzio, Samuele Bersani torna con un nuovo lavoro, Cinema Samuele: un buon album, ma non così tanto da gridare al capolavoro.