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Libri

Roma non esiste

A proposito di “The Passenger Roma”

di Claudio Bello / 15 aprile

La pubblicazione di un volume dedicato a Roma nella collana The Passenger di Iperborea (che raccoglie libri che raccontano paesi e città attraverso il resoconto di scrittori, giornalisti ed esperti) testimonia una tendenza precisa: negli ultimi tempi – ma forse è sempre stato così – la narrazione di Roma è divenuta un genere a sé stante, con caratteristiche proprie, consuetudini e temi privilegiati. Roma d’altronde non è una semplice città; è piuttosto un’entità parlante e parlata, un segreto lampante ma misterioso, in fin dei conti impossibile da smascherare. Roma, insomma, è letteraria per definizione. Ultimamente, poi, il dibattito sulla città si è aggiornato con costanza, proponendo continue variazioni sul tema e accrescendo così la sua indeterminatezza – proprio come è la stessa città fisica ad allargarsi senza sosta, in maniera disorganica, in un processo irreversibile che sembra dover inghiottire tutto, e poi disperdersi nel caos.

Di The Passenger Roma va segnalata, prima di tutto – e come sempre per questa collana –, la grande qualità grafica e redazionale (le fotografie di Andrea Boccalini che corredano il libro, bellissime, mostrano il mosaico di una città sospesa tra maestosità e quotidiano); il valore dell’operazione editoriale risiede poi soprattutto nell’eterogeneità dei saggi che la compongono, nella scelta – inevitabile – di raccontare Roma attraverso un insieme di prospettive diversissime. Gli scritti di Marco D’Eramo, Leonardo Bianchi, Christian Raimo e Floriana Bulfon presentano il panorama sociale e politico della città, e i suoi fatali intrecci con il mondo criminale; quello di Nicola Lagioia rivela invece le oscurità e le debolezze di Roma attraverso il filtro cupo della cronaca nera; c’è anche, però, la Roma poetica, «acustica», di Letizia Muratori, quella mitica e fluviale di Matteo Nucci e quella ironica di Francesco Piccolo, che descrive la città alla maniera dei suoi libri di successo sui momenti di trascurabile felicità o infelicità; Roma è anche quella della musica, in questo caso quella della Lovegang raccontata da Francesco Pacifico, e del calciotto, tipicità orgogliosamente capitolina, come spiega Daniele Manusia.

È chiaro insomma che il racconto di Roma – o meglio, quello che Roma fa di sé stessa – rimane fedele proprio nella sua perenne mutazione. L’unica costante, qui, è infatti l’ambiguità, la doppiezza di tutte le cose. In The Passenger Roma ritorna spesso un motivo, quello della città eterna che non è eterna; come spiega Nucci nel suo saggio, dedicato al Tevere, Roma «ti illude di magnificenza e subito ti scaraventa giù, spingendoti a capire che nascere significa morire […]». La maestosità è l’altra faccia dell’effimero, così come la bellezza del degrado, il centro della periferia – e si potrebbe continuare su questa scia all’infinito.

Non è tutto così lineare, però. A Roma infatti non è facile distinguere i buoni dai cattivi; le cose sono confuse, mescolate in modo incoerente. Non c’è alcuna divisione equa, e il manicheismo è impossibile. Si potrebbe affermare allora che Roma è la città tragicomica per eccellenza, ma in fondo anche prestarsi a definizioni è solo un inutile tentativo di dare pace al caos. Il leitmotiv alla base dell’inchiesta criminale Mafia Capitale, il cosiddetto Mondo di mezzo, si può associare insomma all’intera città. Lo spiega bene Nicola Lagioia: «Il Mondo di mezzo esisteva da sempre, era ingeneroso ridurlo alla sola vita criminale. Tutti a Roma trovavano il modo di incontrarsi con tutti da tempo immemorabile. Il Mondo di mezzo era uno stato mentale, una porta da aprire, un passaggio segreto che chiedeva, per chi lo desiderava, solo di venire attraversato». Lo scrittore, che in La città dei vivi racconta l’omicidio di Luca Varani come uno specchio deformato ma realistico della città, riprende l’argomento nel suo saggio contenuto in The Passenger Roma: la città è ritratta qui non nel ruolo di semplice sfondo della tragedia, ma di attrice principale anche se in apparenza disinteressata. Una vicenda tanto umana come quella di un omicidio in realtà non è altro che la storia di una città – o meglio, una versione della sua storia, quella più oscura e viscerale.

Roma è quindi una città fatta di infinite città diverse, ma anche un luogo universale – appunto eterno –, che ha già vissuto ogni storia, che ha sperimentato tutte le possibilità concesseci. Specchiarsi nelle sue fontane, nelle acque del Tevere così come nei palazzoni della periferia è del tutto naturale, per chiunque. Roma possiede infatti tutte le caratteristiche del simbolo; spiega, conforta, racchiude strati sempre più profondi. Si potrebbe dire che in fondo Roma non esiste, che è una proiezione, un’astrazione mentale, un modo di intendere il mondo; eppure è una città viva, fisica, concreta all’inverosimile – e a modo proprio, ovviamente: la sua è d’altronde la disillusa concretezza delle rovine, del disfacimento solenne. A Joyce, racconta Francesco Piccolo, Roma faceva pensare a «un uomo che si mantiene facendo vedere ai turisti il cadavere di sua nonna».

Ciò che comunque emerge da The Passenger Roma è soprattutto un fatto, incontestabile: se sei romano – ma anche se in Roma ti ci sei giusto imbattuto, se ne hai sentito parlare da uno che ci è stato, se sogni un giorno di poterci vivere o di poterci scappare – non puoi fare a meno di parlare di Roma. In città – alle fermate dell’autobus, nelle cene borghesi, nelle pause sigaretta tra una lezione e l’altra all’università – l’argomento preferito dai romani è sempre Roma. Da un lato il romano non riesce a reprimere la propria repulsione per i mali della città, dall’altro però non contiene nemmeno il suo orgoglio: Roma è una città del tutto priva di pudore. Questi discorsi – di lode o di biasimo – sono sempre pronunciati infatti con esagerazione, con una spinta romantica, tragica o – come si diceva – tragicomica. La verità, forse, è che Roma si parla da sola, che è in perenne dialogo con sé stessa, che è letteratura sia in potenza che in atto. I nostri tentativi di scriverla, dal libro al film fino al chiacchiericcio da bar, non sono altro che modesti tentativi di interpretarla – compito necessario ma del tutto impossibile.

È in queste molteplici ottiche che la pubblicazione di The Passenger Roma assume importanza: il volume è infatti una guida per capire la città di oggi, un modo per conoscerne la storia recente, ma anche un punto fermo – in un contesto in movimento –, o magari un luogo di partenza, un concentrato di storie da cui far scaturire altre storie. Roma, in fin dei conti, è una macchina di, e per le storie.

 

(Aa. Vv., The Passenger Roma, Iperborea, 2021, 192 pp., euro 19,50, articolo di Claudio Bello)