Flanerí

Varia

Salvador Dalí al Centre Pompidou di Parigi

di Chiara Tosti Croce / 15 dicembre

Il Centre Pompidou, museo nazionale di arte contemporanea di Francia, nel centro di Parigi, ospita fino al 25 marzo una retrospettiva sull’opera di Salvador Dalí.
La mostra è un percorso crono-tematico che esplora appieno l’opera dell’artista fornendo una visione completa del suo percorso artistico, tanto da risultare per chi, che come me, considerava Dalí un assoluto genio creatore, quasi come un’esperienza rivelatoria. Difatti l’itinerario espositivo si concentra soprattutto sulle influenze e sulle ispirazioni che hanno forgiato l’immaginario onirico dell’artista, rivelando chiaramente i percorsi logici e le associazioni mentali che lo hanno portato alla realizzazione delle sue opere, riuscendo quindi contemporaneamente a confermare e smentire la famosa frase autocelebrativa di Dalí: «Le surrelisme c’est moi!» Una volta aver visto questa mostra, infatti, Dalí apparirà allo spettatore più come un ottimo interprete e “re-interprete” che non come un pittore “divin et génial”, come è opinione comune.

Il lavoro di Dalì, appare in questa retrospettiva parigina soprattutto come una reinterpretazione «critico-paranoica», come lui stesso la definisce, delle grandi opere del passato, come accade per “Las Meniñas” di Velásquez riproposte con un linguaggio artistico proprio delle avanguardie in “Apparition d’une enfant de Velásquez” o in “Twist dans l’atelier de Las meniñas”, o come accade per altre grandi opere, soprattutto dell’arte rinascimentale italiana come la “Madonna” di Raffaello, o la “Venere” del Botticelli o il particolare di Dio e Adamo della cappella Sistina di Michelangelo, ma anche la ben più celebre “Venere di Milo” con la cassettiera.

Oltre alle citazioni più esplicite appaiono inoltre chiari quali siano gli artisti che più hanno guidato e plasmato il linguaggio artistico di Dalí, è facile riconoscere nelle sue tele elementi che riportano a Magritte, come nella tela “Couple aux têtes pleines de nuages”, o ad Arcimboldi e Bosh in “La Grande Panoramique” o a De Chirico o ancora, inaspettatamente a Lichtenstein in “Portrait de mon frère mort”.
 


Altro merito della mostra è quello di aver messo in luce il grande tema che ha pervaso un po’ tutta l’opera di Salvador Dalí: il sesso. La mostra offre una panoramica abbastanza ampia di come e quanto la sessualità umana, spesso unita al tema della morte e della putrefazione del corpo, sia stata ampiamente trattata e riprodotta nella poliedrica produzione artistica di Dalí. Innanzitutto nei disegni: gli schizzi e i tratti a mano libera dell’artista sono spesso ispirati alla tematica del sesso, come nel caso della scritta “Gala”, la sua musa, composta con alcune posizioni del Kamasutra.

Anche nelle tele il tema del sesso accompagna fortemente il percorso artistico di Dalí, un esempio ne è la tela “Le grand masturbateur”. Questo quadro, con dei chiari riferimenti a Giorgio De Chirico, come le due figure in basso ispirate a Ettore e Andromaca, l’uso delle ombre e la netta suddivisione tra cielo cristallino e piano terreno, offre anche un classico esempio delle visioni onirico-erotiche dell’artista. La scena centrale e più distinguibile fa pensare chiaramente a una scena di sesso orale, con l’immagine di un viso di donna molto vicino a un pene. Dalí ha voluto qui dividere nettamente l’universo femminile da quello maschile, da una parte l’uomo, visibile solo dal busto in giù, è un solido, il suo corpo prende la forma quasi di una colonna, è architettonico e robusto, dall’altra parte l’immagine femminile, distinguibile solo per il viso, il ritratto di Gala, che si perde in una massa informe, melliflua, in cui comunque l’immagine dell’uomo tende a perdersi e finire, tanto che dalle gambe dell’uomo inizia ad arrampicarsi, come edera, questa massa amorfa che è l’elemento femminile. È proprio nel lato femminile che prendono vita le immagini più surrealiste del quadro, l’insetto, i vermi, il drago cinese, visioni oniriche e macabre frutto di libere associazioni e che riportano a putrefazione e sporcizia, immagini lugubri che Dalí in questa tela, e più in generale nella sua opera, associa soprattutto al lato femminile che è visto come tentatore.
 


Una visione della femminilità questa, confermata anche nella rilettura che Dalí dà del quadro l’“Angelus” di Millet, un quadro che in origine raffigurava due contadini, un uomo e una donna, che all’ora del tramonto interrompono il lavoro nei campi per pregare. Gli studi che Dalí compì su quest’opera furono molteplici tanto che il Centre Pompidou gli dedica un’intera sala. La prima versione su tela che l’artista dà del quadro di Millet arriva dopo una serie di studi preparatori in cui la donna è vista come una mantide religiosa pronta a divorare il maschio e l’uomo come preda che attende la sua morte, con il capo chinato e il cappello tra le mani, anche qui le figure e il paesaggio si ispirano chiaramente all’opera di De Chirico. Nella seconda versione le figure sono invece più astratte, forme curve ma solide distinguibili solo per analogia con il quadro originale. Qui la donna è una figura più bassa dell’uomo il quale continua comunque ad avere il capo chinato e che viene trafitto da una spada, un “pungiglione”, dalla donna. Nell’ultima versione, che è solo un disegno preparatorio, le parti sono invertite, la donna è china su un carretto e viene presa da dietro dall’uomo in rapporto sessuale, un’evoluzione non da poco dell’immaginario di Dalí il quale, come precedentemente detto, vedeva solitamente la donna come figura dominatrice e tentatrice mentre l’uomo era relegato a una posizione di passività e subalternità.
 


La mostra merita sicuramente di essere vista, è una retrospettiva completa e inedita dell’opera di Dalí; i prestatori sono molto vari e per l’esposizione sono state raccolte opere da San Pietroburgo, da Rotterdam, da molti musei statunitensi e ovviamente spagnoli, tra questi, principale donatore, il museo Reina Sofia di Madrid. Grande assente, tra i prestatori, l’Espace Dalí, piccolo museo di Montmartre che raccoglie una parte notevole e di eccellente qualità dei lavori dell’artista, fortunatamente si trova a un quarto d’ora di metro dal Centre Pompidou per cui, fino al 25 marzo, sarà possibile visitare entrambi gli spazi espositivi e concedersi così un’intera giornata dedicata al grande maestro del surrealismo.


Dalí
Centre Pompidou, Parigi.
Dal 21 novembre 2012 al 25 marzo 2013.

Per ulteriori informazioni:
http://www.centrepompidou.fr/