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“Castle – Detective tra le righe” di Andrew W. Marlowe

di Mirko Braia / 20 febbraio

Certi personaggi hanno il potere di entrarti nella testa e non uscire più. A volte, usando un gergo cinematografico, un protagonista può valere da solo il prezzo del biglietto. Quando si nomina Richard Castle le conseguenze possono essere solo queste. Nel 2009 esordiva sulla ABC lo show Castle, che in Italia sarebbe arrivato con il sottotitolo Detective tra le righe (eliminato dalla FOX dopo le prime due stagioni), una creazione di Andrew W. Marlowe destinata a immediato e fragoroso successo.

Uno dei motivi maggiori è appunto il protagonista maschile. Richard è uno scrittore di libri gialli ricchissimo, affascinante, intelligente e oltremodo carismatico. I suoi “problemi” nascono quando decide di uccidere il personaggio principale dei propri romanzi, giunto a suo modo di vedere alla fine del ciclo. Questo gli crea un blocco dal quale sembra non poter uscire, fin quando la polizia di New York non gli presenta l’opportunità in grado di dare una svolta alla sua carriera.

Castle viene invitato a seguire le indagini su un serial killer che sembra seguire il modus operandi già incontrato nei suoi romanzi, e sul campo fa la conoscenza di Kate Beckett, detective della squadra omicidi. Entrata nella polizia dopo l’omicidio della madre è una splendida donna tutta di un pezzo, incapace di farsi mettere i piedi in testa da qualcuno, integerrima sul lavoro ma allo stesso tempo sensuale e integrante. La musa perfetta per una nuova collana di libri.

È da questa inedita unione che avrà inizio la lunga serie di casi in grado di ridare lustro allo scrittore ma anche una valida risorsa alla polizia. Castle è scrupoloso, esperto di medicina forense e psicologia, qualità necessarie per essere il più realistico possibile nelle sue opere, ma preziose anche per risolvere casi su cui persino Beckett si trova in difficoltà.

Nonostante queste premesse non sembrino discostare troppo Castle da altri polizieschi già famosi e apprezzati come ad esempio C.S.I., non si deve far l’errore di metterli sullo stesso identico piano. Lo show ABC ci porta nel mondo dell’investigazione attraversandolo con una spiccatissima vena comica, praticamente sempre presente nella figura di Castle e non solo. Una qualità difficile da ritrovare in una serie di questo genere, in grado di richiamare l’attenzione di spettatori anche poco avvezzi al genere (come il sottoscritto).

Dall’altra parte è giusto sottolineare come questo non pregiudichi la componente investigativa, ben strutturata e particolarmente efficace, avvalorata proprio dai metodi inusuali portati in tv dallo stesso scrittore.

Altro grande punto a favore della serie è stata sicuramente la scelta dei due attori protagonisti, Nathan Fillion (indimenticato nella sfortunata serie Firefly) e la bellissima Stana Katic (già vista ad esempio nel film The Spirit nel ruolo di Morgenstern), nominati entrambi – ma non vincitori – come migliori attori agli Emmy del 2009. Il vero successo è comunque arrivato ai People’s Choice Awardsdove negli ultimi anni lo show ha raccolto cinque premi.

In un genere ormai quasi abusato come quello poliziesco, Castle rappresenta una variazione sul tema assolutamente di valore che, come ho già detto, potrei consigliare facilmente sia ai più ferrati in materia sia ai profani meno attratti in cerca più di uno svago. Visto il grande successo la serie è inoltre stata velocemente tradotta in italiano e recentemente anche trasmessa in chiaro sulla RAI, non lasciando alcuna scusa allo spettatore in grado di reperirla ormai in qualunque modo.

Se poi nel corso delle puntata doveste innamorarvi del Castle investigatore ma anche e soprattutto di quello scrittore, da almeno un anno a questa parte le opere di Richard sono arrivate in libreria, seppure si abbiano poche notizie riguardo il vero autore di questa collana. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.