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“Last Resort” di Shawn Ryan

di Mirko Braia / 6 marzo

Il mondo della televisione americana è senza dubbio un mostro spietato con cui i produttori televisivi devono vedersela ormai da svariati anni. Quando si parla di serie televisive la qualità e l’originalità del prodotto saranno sempre subordinate alla dura legge degli ascolti e dei “rating”.

Lo sa bene Shawn Ryan, uno dei creatori di successi come The Shield, vittima di questo brutale sistema. Già nel 2011 il suo The Chicago Code aveva ricevuto il benservito dalla FOX. Questa volta è toccato a Last Resort, una delle serie più attese di questa stagione televisiva. Alla ABC è bastata poco più di metà stagione per trarre le proprie conclusioni e annunciare che il tredicesimo episodio sarebbe stato anche l’ultimo.

Eppure lo show sembrava davvero promettere bene: il sottomarino americano USS Colorado si ribella coraggiosamente a un ordine proveniente da un canale non ufficiale di lanciare dei missili contro il Pakistan. Quando l’equipaggio capisce di essere stato dichiarato nemico del proprio paese l’unica soluzione è fuggire. La meta? La splendida isola di Sainte Marina, un paradiso già controllato da Serrat, una sorta di despota a capo di praticamente qualsiasi attività.

Il comandante Marcus Chaplin si ritrova tra due fuochi, costretto a guardarsi le spalle dai banditi locali e attento a difendersi da un paese pronto a cancellare lui e il suo equipaggio dalla faccia della Terra pur di insabbiare l’accaduto. Tra complotti, segreti e intrighi internazionali Last Resort aveva gettato le basi per una serie capace di diventare se non un capolavoro almeno un prodotto all’altezza delle aspettative. Nel corso degli episodi però qualcosa si è perso e in alcuni casi si è avuta l’impressione di vedere una sorta di appiattimento della qualità.

Anche gli americani sembrano essersene resi conto, visto che si è passati dai 9 milioni di spettatori dell’episodio pilota andato in onda a settembre 2012 ai circa cinque milioni di metà stagione, il motivo per cui la ABC è giunta alla decisione di dare l’addio alla serie. Se per Shawn Ryan fosse valso il famoso detto «mal comune mezzo gaudio» ci sarebbe stato quasi motivo per gioire.

Solo in questi ultimi mesi lo stesso canale ha tagliato anche l’altro successo annunciato dell’anno, 666 Park Avenue, reo a sua volta di non aver portato al proprio mulino un numero sufficiente di spettatori.

Anche l’anno scorso la stessa sorte era capitata a The River e Missing, portando il conto a quattro cancellazioni illustri praticamente in dodici mesi solo da parte della ABC, pronta a mietere altre vittime dopo l’esordio un po’ fiacco (ovviamente solo a livello di share) di Zero Hour, in onda da un paio di settimane ma già forse con un piede nella fossa. D’altra parte il successo viene prima di ogni altra cosa, forse anche dell’effettiva qualità del prodotto. Non è il caso degli show che continuano a rendere soddisfatte le alte sfere del network, come Castle o Modern Family, ma è sicuramente quello di serie come Last Resort (e ancor più 666 Park Avenue) giunte a una conclusione affrettata e probabilmente imprevista senza avere la possibilità di mostrare fino in fondo il proprio valore, qualunque esso sia.

Penso che il lavoro di Shawn Ryan difficilmente avrebbe raggiunto un immenso successo (la qualità dello show sembrava un po’ in calo dopo i primi episodi), ma rimango sempre deluso dall’atteggiamento dei grandi canali; veramente troppo spesso in questi ultimi anni molte serie sono state eliminate più o meno in malo modo senza possibilità di dimostrare la proprie complete potenzialità almeno con una stagione pulita e senza affanni. Lo share è un tiranno esageratamente senza pietà.