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“Tradimento – Ritorno in Sudafrica” di Adriaan van Dis

di Giusy Barbieri / 7 maggio

Con Tradimento – Ritorno in Sudafrica (Iperborea, 2013), l’olandese Adriaan van Dis torna ancora una volta sui temi dell’identità e dell’interculturalità. Sullo sfondo di un’Africa uscita da poco dall’Apartheid, che pretenderebbe di essere uguale, si muovono due uomini che per quell’uguaglianza hanno combattuto sin da giovani. Mulder e Donald, trentotto anni prima, militavano in un’associazione segreta anti-Apartheid che sognava l’annullamento delle discriminazioni. Donald non ha abbandonato la sua terra e vive in una grande casa sulle dune, paradossalmente distante dalla violenza e dal razzismo che ancora tenta di combattere; Mulder, che invece è rimasto a Parigi, decide di tornare per osservare di persona i grandi cambiamenti che l’abolizione del regime ha comportato.

Il filo temporale lungo il quale corre il romanzo di van Dis alterna allora, attraverso gli occhi e le evocazioni nostalgiche dei due amici, i due volti della stessa Africa prima e dopo l’Apartheid. La bellezza naturale di una terra gialla e selvaggia, piena di mare e colori, è stemperata dall’amarezza e dalla disillusione del non cambiamento. L’Africa è libera ma è una libertà ancora tristemente formale: la discriminazione, la povertà, l’analfabetismo e la violenza sono realtà tutte attuali, che paiono essere rimaste immobili in un tempo passato.

Quella di van Dis è una sequenza fotografica amara e disillusa, che si mostra al lettore attraverso un registro stilistico povero e scarno come l’Africa che ci fa vedere e che non lascia spazio alla speranza. Il ragazzino che Mulder e Donald decideranno di salvare dal tik, droga diffusa nel villaggio dei pescatori, costituisce forse la trasposizione individuale della missione che i due uomini avevano assunto da giovani verso uno Stato intero: portato al sicuro, nutrito e protetto, iniziato all’istruzione e alle meraviglie di un Occidente che sembra fare parte di una dimensione immaginifica, il giovane incarna la sua stessa terra e la possibilità di cambiamento. Mulder e Donald, prima orgogliosi della raggiunta libertà per la quale avevano combattuto, verranno posti dalla penna dell’olandese davanti al fallimento sostanziale di un sogno. Davanti allo sconforto buio della fuga dell’adolescente, il lettore accorto non può non scorgere la metafora della fuga di un popolo intero dall’uguaglianza raggiunta solo nella forma. Rimane, fra le righe, soltanto una caparbia volontà di non arrendersi, come un grido isolato nel mezzo della devastazione.


(Adriaan van Dis, Tradimento – Ritorno in Sudafrica, trad. di Fulvio Ferrari, Iperborea, 2013, pp. 288, euro 16)