Flanerí

Libri

“Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino

di Martina Fiore / 22 giugno

«Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto».

È il 1979 quando Italo Calvino sceglie di affidare il ruolo di protagonista di Se una notte d’inverno un viaggiatore al destinatario unico e molteplice del romanzo: il Lettore.

Fin dal primo capitolo, la scelta di utilizzare il tono informale della seconda persona nella forma rigida dell’imperativo si rivela sistematica e utile a suggerire l’ impianto rigoroso, ma leggero, che è alla base del testo. Nello spazio anonimo e sfocato di una comune stazione ferroviaria, la trama sfuggevole e inconsistente del primo incipit sembra contrapporsi al realismo casuale e ben definito degli eventi successivi.

L’anomala ripetizione di frasi e interi paragrafi di testo, costringe il protagonista, dopo circa trenta pagine, a interrompere la lettura e a recarsi il libreria per sostituire la copia evidentemente sbagliata del suo libro. Qui, di fronte all’impassibile consapevolezza dell’errore di legatoria da parte del libraio, l’esperienza di lettura sospesa, che a primo impatto aveva infastidito notevolmente il Lettore, diventa occasione di incontro e condivisione con la lettrice. Ludmilla conquista così il suo ruolo di personaggio chiave intervenendo, silenziosa, a modificare il corso degli eventi, fra le pareti di una libreria.

Nel successivo e continuo frantumarsi dell’azione narrativa, animata dalle figure antagoniste di Lotaria (sorella di Ludmilla) e di Ermes Marana (subdolo de-costruttore di storie), l’indagine del reale concentrata nei dieci incipit interrotti e l’apparato classico dei dodici capitoli della storia d’amore fra il Lettore e Ludmilla si alternano su livelli contrapposti ma tra loro in equilibrio.

L’impalcatura formale si definisce, quindi, in maniera progressiva attraverso l’espediente tecnico dell’incipit, l’interruzione istituzionalizzata della trama e, non da ultimo, attraverso il rimando consapevole, e non semplicistico, ai classici delle Mille e una notte, dell’Orlando furioso e, più in generale, della storia d’amore. È così che Se una notte d’inverno un viaggiatore diventa un classico; è così che riesce a tradurre la lettura in esperienza sensibile.

Quando poi, fra le righe del “Diario dello scrittore Silas Flannery”, la scrittura di Calvino diventa critica, il fascino della lettura come attività suprema e inafferrabile entra in campo insieme al tema della contrapposizione fra mondo scritto e mondo non scritto e della riflessione meta-romanzesca.

«Metto l’occhio al cannocchiale e lo punto sulla lettrice. Tra i suoi occhi e la pagina vola una farfalla bianca. Qualsiasi cosa lei stesse leggendo ora certo è la farfalla che ha catturato la sua attenzione. Il mondo non scritto ha il suo culmine in quella farfalla».

Qui lo scrittore annulla «se stesso per dar voce a ciò che è fuori». Lo sforzo che il testo richiede per farsi comprendere e apprezzare è intenso. Leggere Se una notte d’inverno un viaggiatore necessita di una totale immedesimazione nelle strutture che governano il testo; richiede tempo, attenzione e, in alcuni casi, anche ri-lettura. Ma, senza ombra di dubbio, vale la pena provarci; riuscirci sta soltanto alla nostra volontà di leggerci attraverso gli altri.


(Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Einaudi, 1979)