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Radio Kaos Italy: a tu per tu con Antonio Drastiko Ricci

di Alessio Belli / 19 dicembre

Le parole di un profeta sono sempre attuali: così il «The times they are a-changin’» di Bob Dylan può essere tranquillamente utilizzato per l’attuale situazione radiofonica italiana. Sempre più ascoltatori e utenti – degnamente alfabetizzati – prediligono l’ascolto delle web radio in favore del “vecchio” FM. Ormai non bastano quattro canzonette messe in fila ad assuefare l’ascoltatore. Ci vuole ben altro: musica di qualità, intrattenimento e contenuti di livello alto. Con piccoli ma decisi passi, queste caratteristiche stanno segnando i tratti di alcune realtà on-line sempre più importanti e interessanti. Per capire meglio i meccanismi e le dinamiche di questo mondo, abbiamo incontrato Antonio Drastiko, creatore e conduttore di Radio Kaos Italy, la miglior web radio italiana secondo il MEI e i MArte Awards . Un tiro mancino della sorte fa sì che nel locale in cui stiamo parlando, accanto alla nuova sede della radio direttamente on the street – precisamente in via Eugenio Torelli Viollier 17 – in sottofondo ci sia Miley Cirus: non proprio la colonna sonora adatta. Ma soprassediamo.


Prima le presentazioni: all’anagrafe Antonio Ricci, qui Drastiko…

Il nome di battaglia è nato perché alla fine degli anni ’90 suonavo in un gruppo punk che si chiamava Sex Bacon ed ero un fan degli Exploited: il batterista si chiama DrumSticks e da lì mi sono ispirato per un soprannome che è rimasto poi negli anni!


Partiamo dal principio: come ti è venuto in mente di creare una web radio?

L’idea della radio, come tutte le cose belle, è nata per caso. Il mio ex-socio, Marco Vincis, con il quale lavoravo in un call center in un periodo di disperazione totale, mi ha detto: «Antò vogliamo fare la radio?» Risposta: «Si, subito!» E così abbiamo lasciato il lavoro e ci siamo dedicati tutta l’estate a questo progetto, fino al 7 settembre 2009, giorno in cui c’è stata la prima trasmissione: dalla camera mia a quella del mio coinquilino. Era il periodo in cui le web radio non erano alla portata di tutti, al contrario di adesso: era il periodo in cui dovevi comprare il canale, ecc. Abbiamo avuto la fortuna di capitare a cavallo tra la fine dell’FM e l’inizio della web radio. Poi da li c’è stato il boom!


Raccontacela allora questa esplosione…

Il nostro grande vantaggio è stato fare le dirette radio nei locali. All’inizio dovevamo essere solo random musicale, passavamo musica indipendente e c’era solo un programma: Facciamo Kaos. A casa mia, dalle dieci a mezzanotte. Dopo due o tre puntate sono arrivate puntali le lamentele dei vicini… e ne abbiamo approfittato allora per scendere in strada, in un locale sulla Tiburtina. Quando siamo arrivati, era pieno di gente: c’avevano sentito in diretta! Da li è iniziata l’avventura nei locali; quattro cinque eventi la settimana, dal Blackout al Circolo degli Artisti!


Eppure mi raccontavi che non avevi mai neppure pensato di fare radio in vita tua, vero?

Assolutamente. Merito è stato sia di Marco, che del mio background musicale. Essendo un batterista e vivendo di musica, mi sono detto: ecco la mia dimensione! Nonostante gli studi e l’essere diventato architetto, ho pensato: io voglio fare ciò che mi piace, voglio lavorare con la musica! Ed ecco come sono coincise le cose.


Da addetto ai lavori, un tuo parere sulla situazione delle web radio e sulla radio in generale.

La web radio è la frontiera. L’FM sta scomparendo: i grandi network ormai hanno tutti la web radio. È fruibile, ascoltabile da tutto il mondo senza antenne. Radio Deejay, Virgin Radio e compagnia bella nascono come network FM che poi si sono dovuti adattare al web: Radio Kaos Italy invece nasce già come web radio! Indirettamente, già stiamo un millimetro più avanti… Ma una grande differenza la fa anche il livello di contenuti. Il pubblico dell’FM è molto veloce e mainstream: giri finché non trovi la canzone che ti piace. Mentre chi ascolta il web è un ascoltatore di qualità: si sintonizza sapendo già cosa va a sentire, ascoltandolo e basta. Non è – nella maggioranza dei casi – un ascoltatore casuale; si connette e va direttamente ad ascoltare il programma che vuole. Anche a livello di contenuti c’è una differenza: i grandi network sono condizionati dagli sponsor e dai contatti discografici. Come libertà non c’è paragone.


C’è un deejay che hai come modello?

Guarda, detto sinceramente, prima di Radio Kaos Italy, non è che fossi un grande fan della radio. Essendo un ascoltatore indipendente che viene da un piccolo centro e avendo solo l’uscita mensile di Rock Sound, la radio era un mondo dove non c’era niente di interessante. Poi arrivare a Roma è stato il massimo: dischi e musica ovunque, rafforzando il gusto non mainstream!


E arrivato a questo punto, quali sono gli obiettivi?

Abbiamo quattro anni di vita: c’è tutto da imparare. Però, in una realtà in cui siamo anche noi a temperare la web radio e a farla come ci piace, è un contesto in continua evoluzione. L’obiettivo è avere nel palinsesto dei format qualitativamente e tecnicamente buoni. Per dirti, in FM non c’è modo di instaurare un rapporto con il regista, qui sì! E la differenza si sente. Il mio lavoro è cercare di alzare – con tanta passione – un prodotto sempre migliore!


E che ci dici di Radio Kaos ItaLis…

È senza dubbio l’avventura più incredibile e la cosa più bella che abbia fatto in vita mia. Interegire con ragazzi sordi in un contesto frequentato solamente da udenti. È stata una doppia sfida: far entrare i sordi in un collettivo di udenti e fare poi la battaglia per la Lis. Abbiamo raccolto migliaia di firme e siamo stati ovunque tra tv e giornali, grazie anche a Change.Org. Sensibilizzare la persone con una missione che sembra impossibile è una cosa meravigliosa. Tutt’oggi la gente dice: «Ma come fai a fare la radio per i sordi?» Ovviamente, non è a livello musicale. Però se io faccio una trasmissione di contenuti non solo musicali, quelli possono essere segnati ai sordi. Volendo fare una provocazione: i sordi possono fare tutto tranne una cosa sola, sentire…