America Amore

di / 30 aprile 2011

«[…] New York ha qualche strada molto elegante, qualche parco molto bello ma è in gran parte vecchissima, decrepita, cadente, piena per tanti chilometri di abitazioni miserabili, di gente che non ha abbastanza da mangiare» e «per le vie del centro tutti gettano per strada giornali stracciati, bicchieri di carta, bucce di frutta».

In America Amore, sono gli Stati Uniti nel loro insieme,  del resto, ad apparire in tutte le loro contraddizioni agli occhi del giovane intellettuale Arbasino, appena giunto dalla provincia italiana come vincitore di una borsa di studio Rockefeller (siamo nel 1959). Così, mentre obiettivamente il Paese scoppia di ricchezza ed è pieno di risorse e grattacieli, allo stesso tempo Arbasino nota come il paesaggio urbano più comune di New York sia costituito da case decrepite, da sporcizia e da odori maleodoranti e gli americani, visti dal punto di vista di un europeo ben istruito, sembrano gente rozza, tonta nei ragionamenti;  tuttavia, lo scrittore deve ammettere: «che fior di intelligenze si trovano lì ogni tanto!». Eccoci alla domanda più importante che l’autore si pone, la stessa che molti europei si fanno tutt’oggi: questo Paese pieno di contraddizioni è dunque America Amore o America Amara? Ma anche la risposta, almeno in un primo momento, è la stessa dei nostri giorni: è talmente difficile decidere! E forse decidere non è poi neanche giusto perché dell’America non possiamo scegliere la parte che più ci piace e far finta che l’altra non esista: è il Paese dove sono nati il rock, i primi movimenti hippies e pacifisti ma anche lo stesso della segregazione razziale, dell’appoggio politico ad alcuni dei più sanguinari regimi dittatoriali e della guerra preventiva.
Arbasino ha tuttavia la fortuna di poterla osservare da un  punto di vista privilegiato riuscendo, così, raccontarci la parte migliore: giunto ad Harvard a fine anni ’50 per specializzarsi in materie giuridiche dopo una laurea in legge, con una forte passione per la letteratura, la politica e il teatro farà, infatti, nel corso di un decennio, una serie di incontri con alcuni dei personaggi più influenti del cinema, della letteratura e del mondo accademico. Le cronache e le impressioni dell’epoca vengono adesso raccolte in questo imponente America Amore. Si passa così dalle conversazioni con Schlesinger  e Galbraith (futuri consiglieri di John Kennedy), agli spettacoli a Broadway con Elizabeth Taylor, agli incontri con Paul Newman e Tennessee Williams, alle passeggiate nel Greenwich Village (base dei primi hippies e dei poeti beat). Lasciata la East Coast eccolo in California,  a Los Angeles «che non ha una personalità né una immagine […] soltanto una periferia […] dove tutto pretende d’essere grande e nuovo e felice[…]», a Long Beach «che pare una enorme Livorno» e quindi nei campus di Berkeley e Stanford mentre le osservazioni e gli incontri con altri illustri personaggi si susseguono (Truman Capote, William Burroughts, Jack Kerouac…).  Giunge infine nel Sud, dove la gente parla «come se la Guerra Civile fosse stata ieri» e dove le città sono nate fra il sole, i sassi e i cactus.
Insomma, in America Amore Arbasino ci narra di quel “coast to coast” che tutti noi vorremmo compiere almeno una volta nella vita (magari solo un po’ più easy, con meno settimane a Broadway e qualche giorno in più a Long Beach).

   

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