“Errori necessari”
di Caleb Crain

di / 6 ottobre 2014

Caleb Crain, noto fino a ora come critico di testate prestigiose quali The New Yorker The New York Times Review of Books (si parlò di lui sui giornali italiani per esempio per gli accidenti solenni che gli mandò Alain de Botton, in seguito a una stroncatura), esordisce come scrittore con il romanzo Errori necessari (66tha2nd, 2014).

Fra «sedie tipicamente socialiste» e «gente orgogliosa», un passato comunista pesante e una gran voglia di cambiamento, il giovane americano e aspirante scrittore Jacob Putnam si mette alla prova nella Praga della rivoluzione di velluto che non sapeva di avviarsi a non essere più magica e a terremotare la propria impareggiabile bellezza con l’impatto di orde fittissime di turisti. A Putnam – neolaureato a Harvard, alle prese con una personale linea d’ombra fatta di incertezze, timidezze e vaghe speranze – la città che si affaccia alla democrazia liberale e prova a lasciarsi alle spalle la cupezza di un soffocamento culturale che aveva oscurato persino un gigante come Kafka, sembra il luogo ideale per accordare inquietudini personali e svolte epocali della grande storia. Lo farà incontrando altri occidentali come lui e praghesi che spesso farà fatica a comprendere. A partire dall’ambito erotico-sentimentale. In un paese i cui abitanti «hanno la fama di rispettare le promesse di matrimonio più in senso figurato che non alla lettera», anche l’incontro, all’inizio della storia, con Lubos, l’uomo con cui il goffo protagonista azzarda una relazione, pare ricca di ambiguità. Mentre si impegna a sviscerare la realtà in transizione di quel mondo, così nuovo per lui, e in parte anche di sé stesso – esposto com’è alla pura potenzialità del mutamento – Putnam si misura con il processo che dovrebbe fare di lui un uomo con qualche certezza in più.

Eppure è evidente che gli errori contano più dell’approdo (ciò che rende problematico e non dà oggi il romanzo di formazione) – passano attraverso l’esperienza e la sua decifrabilità, la molteplicità degli incontri, l’ibrido, nello specifico, fra etero e omosessualità: speculari in un certo senso al caos implicito nella Cecoslovacchia che come Putnam cerca nei primi anni Novanta di capire cos’è e in che direzione sta andando.

Crain trascorse egli stesso un periodo della sua vita a Praga, sicché non è difficile parlare di Errori necessari come di un romanzo di formazione dall’impianto assai tradizionale costruito su materiale anche autobiografico. È un romanzo godibile ma qua e là prolisso, forse anche perché il protagonista Jacob, spiantato (campa a Praga insegnando inglese) e persino imbranato, solitario nonostante la folla di ragazzi che lo circondano, non di rado esibisce un che di patetico e lezioso. I dialoghi svolgono un ruolo essenziale nella narrazione, e mettono in scena molti personaggi, indigeni e non, le cui vicende pian piano relegano in secondo piano quelle del protagonista – forse perché ha imparato nel frattempo a darsi più tempo per capire, e a farlo attraverso l’osservazione degli accidenti altrui.

(Caleb Crain, Errori necessari, trad. di Federica Aceto, 66tha2nd, 2014, pp. 560, euro 20)

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