“La solita commedia – Inferno” di Biggio e Mandelli

Biggio e Mandelli provano a lasciarsi alle spalle i Soliti idioti. Scomodando Dante.

di / 17 marzo 2015

Se uno dice Biggio e Mandelli deve per forza specificare subito dopo «quelli dei Soliti idioti», sennò è difficile che si capisca di chi si sta parlando. È successo un mese fa, quando i due si sono presentati al Festival di Sanremo con la canzone “Vita d’inferno”, in una specie di fusione tra Cochi & Renato e Elio e le storie tese, con tanto di divise alla Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band. Si sono presentati come Biggio e Mandelli, con i loro veri nomi e le loro facce,senza il trucco dei loro personaggi, e non è andata esattamente bene (sono stati eliminati prima della finale, e la canzone ha lasciato indifferenti i più).

In realtà, Biggio e Mandelli fanno coppia artistica da quindici anni ormai, da quando erano ancora il Nongio e Biggio e durante Mtv Mad facevano finta di essere semplici spettatori del programma. Ci sono stati tanti altri programmi in coppia e i percorsi paralleli e individuali, come la carriera cinematografica di Mandelli e tutte le sue altre declinazioni artistiche (in ultimo, scrittore con Osnangeles per Baldini & Castoldi), poi nel 2009 sono tornati a lavorare insieme ideando e interpretando la sitcom I soliti idioti, sorta di unione tra la comicità sgangherata del programma britannico Little Britain e certi aspetti satireggianti della commedia classica all’italiana (I mostri, soprattutto). È arrivato il successo incredibile, quello che assegna per sempre un nome a una faccia. Le facce, però, erano quelle piene del trucco esagerato dei loro personaggi. Ci sono stati due film, I soliti idiotiI due soliti idioti, e circa venti milioni di incasso totale, poi Biggio e Mandelli hanno interrotto il rapporto con Pietro Valsecchi, produttore e mente del trionfo cinematografico, e si sono trovati orfani di loro stessi, sospesi tra la possibilità di esistere al di fuori dei Soliti idioti e la paura dell’assenza del paracadute del marchio.

La solita commedia – Inferno è il tentativo di Biggio e Mandelli di dimostrare che insieme sono altro rispetto ai loro personaggi (anche se in locandina campeggia per bene un “Dai creatori de I soliti idioti” e quel “solita” nel titolo è un aggancio di sicurezza al passato recente), che sono ideatori e portavoce di un’idea precisa di cinema che è personale e molto più complessa di quella che la si è ritenuta fino a questo momento. Per far vedere che fanno sul serio, oltre alla sceneggiatura si sono presi per la prima volta anche la regia del film, facendosi affiancare, come sempre, dallo scrittore Martino Ferro, già coautore del programma. Poi, ed è la cosa più importante, non c’è traccia di Ruggero De Ceglie o di qualsiasi altra delle maschere che avevano fatto esplodere il programma e i film. Biggio e Mandelli sono ripartiti da zero. Quello che c’è da capire è se la ripartenza abbia portato o meno delle novità.

Nelle premesse c’è già qualcosa di interessante: all’Inferno, Minosse non sa più come gestire la moltitudine di nuovi peccati (stalking, pirateria informatica) per cui gli umani vengono mandati al suo giudizio. Chiama il capo (Lucifero) perché faccia qualcosa. Viene convocato il Consiglio dei Santi in cui viene deciso che Dante Alighieri, vista la sua esperienza pregressa, verrà rimandato sulla Terra, in Italia nello specifico, per catalogare i nuovi peccati e procedere alla definizione di nuovi gironi infernali.

È uno spunto ironico, originale, con un grande potenziale. L’immagine caotica dell’Inferno, con Minosse che semina sberle e cazzotti ai dannati, insultandoli con un forte accento napoletano, e delega ogni burocrazia al sottoposto Gargiulo, funziona, è inquietante e divertente. Anche la rappresentazione del Diavolo, nella sua eleganza da fashion victim dannata, e di un Dio tabagista e alcolizzato vanno bene. Pure il Consiglio dei Santi, con Sant’Ambrogio che inganna San Francesco e Gesù viziato e annoiato che passa tutto il tempo al cellulare.Vanno bene i primi minuti sulla Terra, con Dante alla ricerca di una guida che trova il suo Virgilio per caso su un citofono, e il contrasto tra l’antichità del poeta e il caos del moderno metropolitano. Quella che però dovrebbe essere l’idea forte del film – il catalogo dei nuovi peccati – diventa presto un semplice pretesto per una collezione di scene comiche scollegate tra loro in cui l’intento satirico è debole e non privo di banalità; tra i nuovi peccatori finiscono quelli che saltano le file, i dipendenti da smartphone, i morbosi della violenza. I nuovi gironi sono il bar alle otto del mattino, il traffico dell’ora di punta, l supermercato.

Senza una reale evoluzione della trama, La solita commedia finisce per essere una galleria di sketch a metà tra televisione e Youtube. Senza il supporto dei personaggi già famosi da I soliti idioti Biggio e Mandelli faticano anche a trovare gli spunti per chiudere le varie scenette con i tormentoni già noti. Di questa rassegna di momenti sono davvero pochi quelli in grado di strappare un sorriso, per non parlare di una risata.

Eppure è un peccato, perché una certa intelligenza di fondo i due registi/sceneggiatori/interpreti continuano a dimostrarla. Accumulano riferimenti cinematografici onnicomprensivi, da Kevin Smith a Trainspotting (il più esplicito), dalla commedia all’italiana a certi momenti di surrealismo, riescono a evitare la volgarità eccessiva che aveva caratterizzato i lavori precedenti, ma non riescono a staccarsi da un formato che altro non fa che mascherare un’assenza di idee o, peggio, la mancanza di coraggio di congendarsi dal già fatto per provare qualcosa di nuovo.

Sarebbe sbrigativo e tutto sommato ingiusto limitarsi a definire La solita commedia – Inferno come un orribile prodotto della televisione che passa al cinema. Il discorso sui linguaggi è un po’ più complesso di così, perché, già come era stato alcuni mesi fa con l’Italiano medio di Maccio Capatonda, Biggio e Mandelli provano ad applicare una realtà comica che attualmente appartiene più al web che alla televisione. Certo, però, che da qui a dire, come hanno fatto alcuni, che La solita commedia sia il film più sperimentale, originale e intelligente della stagione ce ne passa parecchio.

(La solita commedia – Inferno, di Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, 2015, comico, 95’)

 

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LA CRITICA

Un passo avanti netto rispetto ai due film de I soliti idioti. Ci voleva poco, è fuori di dubbio, ma il potenziale rimane ancora soffocato da una forma  narrativa non adatta al cinema che riesce solo in momenti molto rari  a divertire il pubblico.

VOTO

4,5/10

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