“Il mistero dell’orso marsicano ucciso come un boss ai Quartieri Spagnoli” di Antonio Menna

di / 30 marzo 2015

Mentre cammina in un’alba qualsiasi il giornalista Tony Perduto incontra un orso. Marsicano. Morto. Sarebbe un incontro strano anche in un bosco, figuriamoci a vicolo Speranzella, nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Che ci fa lì un orso, come ci è arrivato, come è morto? Non lo sa nessuno, anzi, tutti lo chiedono a Tony che lo ha trovato per primo. La polizia e la procura trovano delle risposte in una faida di camorra aggrappandosi al vecchio soprannome dimenticato di un boss della zona, l’Orso, appunto, ma per Tony c’è qualcosa che non torna, e allora si mette a indagare per conto suo dopo che al giornale gli hanno tolto la notizia relegandolo alle interviste nel quartiere. La verità va cercata altrove, magari sottoterra, nel cunicolo di gallerie che collega i punti più lontani di Napoli.

Antonio Menna, giornalista come Tony Perduto, nel 2011 dopo la morte del fondatore della Apple ha pubblicato sul suo blog il post Se Steve Jobs fosse nato in provincia di Napoli, in cui ha immaginato come sarebbero andate le cose se l’inventore dei computer Mac e dell’iPod avesse fatto partire il suo sogno dalla Campania anziché dalla California. È diventato in breve tempo un grande successo di condivisioni sui social network e di commenti online. Sperling & Kupfer lo ha trasformato in un libro, cambiando di poco il titolo, ed è partita così la carriera letteraria di Menna. Con Il mistero dell’orso marsicano ucciso come un boss ai Quartieri Spagnoli (Guanda, 2015) è arrivato l’esordio narrativo, preceduto da un racconto, Tony Perduto e i cardellini scomparsi ai quartieri spagnoli, che ha introdotto l’atmosfera dei quartieri di Napoli e il personaggio di Perduto e che si può leggere sul sito di GQ e scaricare gratuitamente dai principali negozi online di ebook.

Titoli a metà tra Lina Wertmüller e il cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon, un intero mondo rinchiuso all’interno dei Quartieri Spagnoli, un’identità gialla che si tinge di nero, umorismo che affiora sempre: Menna ha trovato uno stile che funziona, con una lingua che si sporca di napoletano quel tanto che basta per riconoscere in poche sfumature la provenienza senza scivolare nel dialetto.

In un modo completamente diverso ma allo stesso tempo simile, Menna porta avanti con Il mistero dell’orso lo stesso discorso dell’articolo su Jobs che lo ha reso famoso. Perché dietro all’ironia costante c’è una riflessione amara su vari strati della realtà di oggi, sia napoletana – in quello che riguarda la connivenza e la convivenza con la camorra – sia più in generale italiana nelle difficoltà quotidiane del lavoro che manca, della perenne necessità di inventarsi e arrangiarsi.

La vita di Perduto, di suo, non è semplice. Scrive per un giornale che lo paga poco più di una miseria, per fare uno stipendio decente ci deve aggiungere le ripetizioni a un ragazzino che lo chiama «Prussò» e il blog di un vivaio. Nessuno glielo chiede, di indagare sull’orso, anzi, il servizio gli viene pure tolto nonostante sia stato lui il primo a trovare l’animale morto. Eppure sente di dover andare oltre le versioni ufficiali e si trova in un giro molto più grande di quanto avrebbe immaginato che gli costa caro.

Tony Perduto si inventa detective per capire cosa si nasconda dietro quell’orso assassinato – perché di assassinio si tratta, essendo stato ucciso con tre colpi di pistola, due al petto uno alla testa, come un boss di camorra, appunto – di cui lui solo sembra continuare a interessarsi dopo le spiegazioni sbrigative della procura.

Il mistero dell’orso marsicano ucciso come un boss ai Quartieri Spagnoli si fa bere come un bicchiere d’acqua d’estate, dà quell’appagamento transitorio e sufficiente dell’intrattenimento fatto bene. C’è il margine evidente per un ritorno di Tony Perduto in indagini o avventure future, una serie di personaggi secondari che si affacciano in attesa di essere ulteriormente definiti e un mondo di bassi (intesi come case), anziani, vicoli e misteri che aspetta solo di essere esplorato. Se ci saranno nuovi misteri con titoli lunghissimi sarà un piacere leggerli.

(Antonio Menna, Il mistero dell’orso marsicano ucciso come un boss ai Quartieri Spagnoli, Guanda, 2015, pp. 253, euro 16,50)

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LA CRITICA

Un mondo da scoprire, quello di Antonio Menna e Tony Perduto, fatto di vicoli, sotterranei, vita di quartiere e misteri. Basta già il titolo wertmülleriano a catturare l’attenzione del lettore. Al resto ci pensano le prime pagine.

VOTO

7/10

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