“Antigone”, per la regia Filippo Gili

«Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell'uomo»

di / 4 dicembre 2015

Al Teatro dell’Orologio, Filippo Gili propone il suo nuovo lavoro, Antigone, in scena in prima nazionale dal 24 novembre al 6 dicembre. Rappresentata per la prima volta nel 442 a.C., la tragedia di Sofocle appartiene al Ciclo Tebano, la serie di drammi che occorrono a Edipo e a tutta la sua discendenza. Figlia del sovrano maledetto dagli dei, reo di aver ucciso il padre e giaciuto con la madre, Antigone è sangue maledetto che si erge, pazza di dolore, contro la legge emanata da Creonte di lasciare insepolto Polinice, il fratello che, con l’appoggio di Argo Adrasto, aveva dichiarato guerra al sangue del suo sangue, Eteocle, e a Tebe.

Consapevole di non saper uscire dal solco scavato da Laio, così come nessuno della sua stirpe prima di lei, Antigone affronta incolpevole la morte, vincitrice e sconfitta, campo di battaglia vivente nella guerra tra le leggi di natura e familiari dettate dalla propria divinità interiore e la legge dello Stato.

Nei 2457 anni trascorsi dalla prima di Antigone a oggi, sono state scritte infinite pagine circa il senso di questo dramma e il suo potere catartico a cui nulla hanno saputo togliere le evoluzioni che ha assunto nei secoli il sentimento dell’uomo nei confronti della cosa pubblica. Allo stesso modo sono state tentate innumerevoli repliche del dramma, ogni volta allo scopo di estrarne un senso diverso che fosse in assonanza con lo stato di innamoramento del pubblico verso la propria patria.

In questo caso il progetto di Gili mira a contrapporre Antigone e Creonte su tutti i piani, non solo quello propriamente narrativo, ma anche quello del linguaggio. L’uno quasi didascalico, l’altra viscerale, entrambi cristallizzati nelle loro decisioni fino al raggiungimento del punto oltre il quale ogni ripensamento è inutile.

Eppure, in un contesto intelligente che traduce la polis come una piccola manifattura di pellami e inserisce il coro nella scena in maniera organica al punto da conferirgli quell’aura di necessarietà che era gli propria fin dalle origini, manca la perfezione della scelta tra lo svuotare completamente di ogni senso il testo per lasciare che il pubblico si affidi al sentimento dei corpi e al proprio vissuto per riempirlo con il proprio pensiero, e l’umanizzare i personaggi al punto da poter riconoscere in Antigone, Ismene e Creonte, la tabaccaia, la vicina di scrivania e il professore per chiedersi loro quale scelta avrebbero fatto.

Antigone
di Sofocle
regia Filippo Gili
aiuto regia
scene Francesco Ghisu
costumi Daria Calvelli

con Vanessa Scalera, Barbara Ronchi, Omar Sandrini, Alessandro Federico, Filippo Gili, Matteo Quinzi, Piergiorgio Bellocchio, Rosy Bonfiglio, Roberto Dellara.

Prossime date
Roma – Teatro dell’Orologio dal 24 novembre al 6 dicembre 2015

Foto di copertina: Manuela Giusto

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LA CRITICA

La scelta di una messa in scena ibrida che umanizza troppo poco e spersonalizza in maniera imperfetta lascia una sensazione di confusione che l’impatto emotivo della vicenda e l’ottima prova degli attori non riescono a dissipare del tutto.

VOTO

7/10

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