“Prove di felicità a Roma Est”
di Roan Johnson

Una favola moderna

di / 28 marzo 2016

Prove di felicità a Roma est Roan Johnson Cover Flanerí

Prove di felicità a Roma Est (Einaudi, 2010) è il primo romanzo di Roan Johnson, scrittore e regista italiano. La magia di Johnson è quella di saper regalare al lettore e allo spettatore una boccata di leggerezza, qualsiasi sia la storia che intende raccontare.

Lorenzo Baldacci è un ragazzo come un altro, si definisce un loser, ha 21 anni e si è trasferito a Roma per completare gli studi in un liceo “calcioinculo”. Lavora come pony-pizza, la sera gira in Vespa con i supplì caldi dietro la schiena e le bibite ghiacciate in mezzo ai piedi. Samia è una ragazza marocchina senza permesso di soggiorno, la pelle ambrata, l’indole libera e inquieta. Attira le attenzioni dei ragazzi come una calamita e Lorenzo, per primo, non ne rimarrà indenne.

Quella di Johnson, però, non è una storia d’amore, ma uno spaccato di una vita. Le dinamiche narrate sono familiari al lettore, ed è proprio da questo che trae forza il romanzo. Fresco, ironico, a tratti commovente, ma mai contorto. Non ci sono eroi né grandi imprese, ma Marchino, l’amico tradito e conosciuto il primo giorno di scuola, il Vischio, con la sua giacchettina di finta pelle, il Michio, che parla romanesco con accento albanese, Scarpe Dorate, la badante ucraina, l’informatico bulgaro che per vivere compra e vende su eBay, Pablo il trendy e zio Tarek, che in pausa pranzo riesce a mangiare solo metà panino. Non ci sono né etica né morale, c’è che ti metti insieme alle ex dei tuoi amici e i tuoi amici insieme alle tue ex e che poi, al paese, «magari ti ritrovavi con la ex del tuo amico che era a sua volta una tua ex». Sui problemi esistenziali prevalgono quelli pratici, come quando «il Pilloni baciava Carla e Carla al turno dopo baciava me e io mi chiedevo: ma non è che sto baciando il Pilloni?».

I luoghi sono quelli della Roma multietnica. Primo tra tutti il quartiere Tuscolano, dove i ragazzetti «sembrano dei circensi: indossano caschi inesistenti, una chierica di plastica appoggiata alla capoccia, con i lacci penzoloni. Scheggiano gli angoli degli edifici con scooter minuscoli che sotto avranno dei duecento di cilindrata, mentre si portano dietro delle pischellette esili aggrappate al portapacchi». Poi il quartiere Tiburtino, il Prenestino, il Quadraro. Tor Tre Teste, Centocelle e via del Mandrione. La Roma di Abdul, dell’edilizia popolare, delle saracinesche mezze abbassate e delle case sudamericane. Ma anche Pomarance, «un paesone di neanche cinquemila abitanti sperduto nella campagna toscana, dove non c’era altro da fare che perdere tempo con entusiasmo, andare a pescare nel torrente, inventarsi storie di fantasmi nelle case abbandonate», e Talamone, un luogo importante sia per Lorenzo che per Samia.

166 pagine che scorrono con incredibile velocità. Un linguaggio ben ritmato e colloquiale, che strappa spesso un sorriso ma dà la sensazione di non voler essere ironico a tutti i costi. La narrazione di Johnson è sincera, asciutta, talvolta malinconica, ma mai compiaciuta.

Oltre le mura di Roma, tra precariato e questioni tardo adolescenziali, si svolge questa breve favola moderna che merita di essere letta.

 

(Roan Johnson, Prove di felicità a Roma Est, Einaudi, 2010, pp. 166, euro 16,50)

 

amazon_logo_flaneri Acquista “Prove di felicità a Roma est” su Amazon.it

  • condividi:

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio