“Julieta”
di Pedro Almodóvar

Il ritorno di Almodóvar da tre racconti di Alice Munro

di / 27 maggio 2016

Poster di Julieta di Pedro Almodóvar Flanerí

Presentato in concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes, Julieta segna il ritorno di Pedro Almodóvar al mondo femminile che tante volte ha descritto nei suoi film più celebrati (Tutto su mia madre, Parla con lei, Volver), con una storia di affetti interrotti e perdite dolorose.

Julieta è una donna che ha superato la quarantina ed è pronta a cambiare completamente la sua vita lasciando Madrid per trasferirsi in Portogallo con Lorenzo, il suo compagno. Non sembra pesarle molto l’idea di lasciare tutto, ma un giorno prima della partenza, mentre cammina per strada, incontra per caso Bea, un’amica della figlia Antia che Julieta non vede da anni. Quell’incontro casuale cambia tutto nei piani della donna, ripiombandola dodici anni indietro nel tempo, all’ultima volta, cioè, in cui ha parlato con sua figlia prima di perdere ogni sua notizia. Julieta decide di non partire più, lascia la casa dove abita e torna nel quartiere di Madrid in cui viveva con la figlia. Trova un appartamento nello stesso palazzo, si compra un diario e inizia a scrivere una lunga lettera per la ragazza in cui ripercorre tutta la vita che hanno condiviso e che le ha separate.

Parte così un lungo flashback con una Julieta giovane su un treno in cui conosce Xoan, bel pescatore con moglie in coma che diventerà poi il padre di Antia. Segue colpo di fulmine, amplesso sul treno, lettere, morte della comatosa, ricongiungimento nella casa di lui, nascita della bambina e della famiglia.

Finché si sta sul treno, sembra di essere di fronte al miglior Almodóvar possibile. Elegante, romantico, eccessivo. L’inizio del film, con un primo piano intenso di rosso, colloca subito dalle parti di quell’attenzione ai colori che è il marchio distintivo, da sempre, del regista di La Mancha. L’incontro sul treno e il rapporto tra Julieta e Xoan, riflesso sul finestrino, sono Almodóvar al massimo, con quel miscuglio di erotismo ed eleganza, di classicismo e novità.

È quando Julieta raggiunge la casa di Xoan che tutto sembra perdere il passo giusto. Perché è lì che risulta evidente allo spettatore che non ci sono guizzi da attendersi. Siamo di fronte a un film che è l’espressione innegabile dello stile di un regista forte e facilmente riconoscibile come Pedro Almodóvar, ma in una sua forma molto convenzionale. C’è tutto quello che ci si potrebbe aspettare dal cinema drammatico di Almodóvar, così come in Gli amanti passeggeri c’erano tutti gli eccessi del suo cinema più leggero. Il melodramma, il gusto per il cinema classico, le storie al femminile, le perdite, il dolore come momento di crescita e la speranza che soffia come vento dietro a tutto, sono elementi tipici del cineasta spagnolo che non mancano neanche in questo film, ma sono tutti lì, insieme, in una forma e in un modo che non ci si aspetta da quello che si può tranquillamente ritenere un maestro del cinema.

Non si sa cosa sia più irritante per lo spettatore, se la raffica di incontri casuali e coincidenze che fanno andare avanti la trama, l’esasperazione del dramma in un susseguirsi di morti, lutti e tragedie o la colonna sonora in stile Hitchcock che prova a dare a tutto il racconto un respiro quasi da thriller. Quello che si può affermare con certezza è che sembra di essere di fronte a un compendio di “almodovarismo”, sembra, cioè, di assistere al tentativo di un giovane regista di fare un film alla Almodóvar.

Può darsi che parte delle difficoltà di Julieta siano da ricondurre alla sceneggiatura scritta dallo stesso regista partendo da alcuni racconti di Alice Munro, che in generale ha uno stile molto distante dall’estetica di Almodóvar. Rimane la sensazione che Julieta sia un bignami scritto male di tutto quello che può offrire di buono il cinema di Pedro Almodóvar.

(Julieta, di Pedro Almodóvar, 2016, drammatico, 99’)

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LA CRITICA

Di ritorno al cinema al femminile che è stato alla base di tutti i suoi film più celebrati, Pedro Almodóvar finisce per rifare se stesso senza provare a innovarsi ma insistendo sugli aspetti più classici e prevedibili del suo cinema. Julieta è una delle forme più convenzionali del cinema di Almodóvar.

VOTO

5/10

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