Caro vecchio indie rock

Always Ascending, nuovo album dei Franz Ferdinand

di / 14 febbraio 2018

copertina di always ascending su flaneri

La prima decade del nuovo millennio è stata segnata dalla ripresa e dalla reinterpretazione del garage rock e del punk, proiettati nel dopo millennium bug, nel pieno del post 11 settembre, in ciò che poi è stato sommariamente definito come indie-rock. Prima gli Strokes con Is This it, nel 2006 gli Artic Monkeys con Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not e, tra di loro, nel 2004, i Franz Ferdinand con Franz Ferdinand. Questi ultimi tornano oggi con un nuovo album, Always Ascending.

Sicuramente si potrebbero citare anche i The Libertines con Up the Bracket, ma la Storia li ha lasciati qualche passo indietro. I Kaiser Chiefs di Employment? Mediocri. Forse i Bloc Party e il loro Silent Alarm? No, non c’è mai stata in loro, a dispetto di un notevole talento, la personalità adatta. Sicuramente gli Interpol, ma con Turn on the Bright Light sembravano già troppo avanti rispetto a tutti questi, dando l’impressione di essere qualcos’altro. Per tracciare i caposaldi di questo genere, dunque, è impossibile non partire da Strokes, Franz Ferdinand e Artic Monkeys.

I Franz Fedinand incarnavano perfettamente questa nuova-vecchia estetica musicale. Vecchia in quanto era palese il riferimento estetico, più che ideologico, anche solo ai Ramones. Nuova perché dai Ramones avevano tirato fuori qualcosa di nuovo. Erano riusciti a prenderla e a ridisegnarla, modellandola per il presente. Se gli Strokes con “Someday” e “Last Nite” avevano dato il via al tutto, con un brano come “Take Me Out” i Franz Ferdinand inchiodavano definitivamente l’indie-rock nel tempo: lo spirito punk adagiato in un brano pop/rock, i riffetti distorti di chitarra – quei rifletti poi riproposti per anni – la voce anch’essa distorta.

Always Ascending, arrivato a quattro anni dal deludente Right Thoughts, Right Words, Right Action, non ha quasi più nulla da spartire con gli esordi. Ascoltando il suo predecessore, si aveva la sensazione di un gruppo in procinto di scrivere la propria caduta verso la banalità e il nulla. Sarebbe stata la fine naturale di un gruppo che probabilmente coincideva troppo con un genere? Nel momento in cui quel genere stava sparando i suoi ultimi colpi, quando l’acme era stato superato, cosa sarebbe successo ai Franz Ferdinand? Cosa sarebbero stati?

C’è stato, in questi anni, un cambio di formazione. Il chitarrista Nick McCarty è stato sostituito da Dino Bardot e dal polistrumentista Julian Corrie. In mezzo, è stata data vita ai FFS, il progetto Franz Ferdinand/Sparks con l’album FFS. In Always Ascending, i Franz Ferdinand sono, rispetto alle premesse, molto più ispirati (basti ricordare le banali “Evil Eye” o “Bullet”, dove venivano rifatti i Franz Ferdinand con il risultato di una triste auto presa in giro). Anche qui sono presenti degli sprazzi di quello che erano in origine, per esempio in “Lazy Boy”, ma in una forma palesemente più splendente. È chiaro che i Franz Ferdinand, oggi, non possano incidere sulla musica come hanno fatto nei primi anni del 2000. O quantomeno è chiaro che non lo stiano facendo.

La grande novità di quest’ultimo lavoro sono le tastiere e una importante contaminazione dance, un territorio mai esplorato dalla band di Alex Kapranos. E’ sufficiente ascoltare infatti “Lois Lane” oppure “Glimpse of Rock” per notare come i Franz Ferdinand abbiano provato a fare qualcosa che non è mai stato nelle loro corde. L’album inizia con “Always Ascending” che è, insieme a “The Academy Award”, la canzone migliore dell’album.  Si apre con un piano che spiazza, si evolve in qualcosa tra i Depeche Mode e la dance e si chiude con una coda che ricorda gli Air di “Sexy Boy”; l’altra è una ballata classica, elegante, scritta negli anni ’60 per i nostri giorni. Intorno a queste, la già citata “Lazy Boy”, dove riemergono i vecchi Franz Ferdinand; “Finally”, forse il brano meno interessante, in cui sembra aleggiare lo spettro di Right Thoughts, Right Words, Right Action; “Huck And Jim”, dove un rock con un sentore di stoner è intervallato da uno strambo rap; “Feel the Love Go”, un pezzo in tutto e per tutto dance-rock con un notevole finale di sax. A chiudere, “Slow Don’t Kill Me”, un brano che suona come uno strano mix Belle and Sebastien e Muse.

Always Ascending si inserisce nella discografia della band scozzese come un tassello necessario per capire il loro stato di salute, ma che non sposta l’idea di cosa sono stati in passato. Abbiamo fatto il nostro, forse non saremo più necessari, ma comunque siamo in grado di scrivere un buon album.

(Always Ascending, Franz Ferdinand, Pop-Rock-Dance)

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LA CRITICA

Always Ascending è un passo in avanti rispetto al suo  predecessore Right Thoughts, Right Words, Right Action.  Nonostante sia lontano il periodo florido degli esordi, i Franz Ferdinand riescono comunque a scrivere un album interessante.

VOTO

6,5/10

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