Tra leggende meridionali e ricerca della salvezza in un immaginario oscuro

A proposito di “Arruina” di Francesco Iannone

di / 21 settembre 2019

copertina di arruina di iannone

Arruina (il Saggiatore, 2019), romanzo d’esordio di Francesco Iannone, ha l’ambizione di trascinare il lettore in una dimensione arcaica, dove l’essere umano ha un compito arduo: lottare con i propri demoni. E lo fa attraverso una fiaba dark che mescola le antiche storie del Cilento e le immagini nitide e crude delle serie tv gotiche.

Nel suo romanzo, Iannone intreccia gli archetipi più classici, procedendo per metafore, costruite con l’immaginazione delle favole scure e medioevali: la magia, il rapimento di una creatura innocente che potrebbe salvare un’intera comunità, minacciata da creature terrificanti, streghe che si nutrono del sangue dei neonati. Scenario del racconto sono Acquavena, Terradura e Roccagloriosa, tre località immaginarie che, attraverso una narrazione ricercata e poetica, catapultano il lettore in un romanzo-leggenda, intriso di riferimenti al Sud magico.

Protagonista centrale è la Sperduta, una bambina di pochi mesi su cui pesa un incantesimo che le anziane del paese raccontano nell’incipit: «Nascerà una bambina e avrà il tuo sangue e il tuo sangue ti giudicherà. Lo dice il vento che nascerà, lo dicono le voci di tutte le donne gravide nei letti. La tua bambina nascerà e con lei altri bambini». La Sperduta è una creatura di redenzione: ne viene al mondo una ogni cento anni e le Nerissime – che un tempo erano donne bellissime e felici, ma che hanno ceduto alla cattiveria e all’invidia, alla vita da recluse – si sentono minacciate dalla sua luce, dal suo potere di rivoluzione.

I suoi genitori partono per salvarla dal sacrificio, e da qui si snoda un sapiente ricamo di antiche storie di metamorfosi tra l’uomo e la natura, di riti ispirati agli alberi e ai boschi e di figure strane e affascinanti come il Poeta Antico che «si sveglia per una sola ora al giorno», la Briganta «che da giovane sollevava mareggiate e ribaltava i mondi», la Sciangata che impasta cenere, saliva e sangue, ’O ’Mpasturato che vive in una stalla e ha sembianze equine, i bambini immortali che hanno bisogno della luce nuova della Sperduta – e ancora il Matto e le Ianare, tutti funzionali al ritrovamento della piccola.

In Arruina esiste un intento quasi epico: raccontare la lotta tra il bene e il male, un cammino tra mostri e tranelli per ritrovare ciò che ci è più caro e l’inclinazione a cercare la luce della vita nelle tenebre più nascoste.

«Da vivo non ci pensi mai. Siamo tutti così invincibili ed eterni da vivi. I vivi vivono senza sapere di essere vivi, senza esserne pienamente coscienti. Io che sono vivo, e viva è la Sperduta e il mio desiderio di rivederla, penso che solo adesso la vita è dalla mia parte».

Iannone racconta la spinta a ritrovare la bambina rapita come si narra della ricerca del senso dell’esistenza: una spinta ad affrontare i demoni quotidiani per tornare ad avere la vita dalla propria parte, in bilico tra forze straordinarie, elementi naturali travolgenti come la pioggia, il fango, la montagna e le caverne, evidentemente più grandi della voce narrante, il padre della Sperduta.

Arruina è la storia di un conflitto, anzi di più conflitti, che attraverso prove, indovinelli, fatica e terrore i genitori della Sperduta sono chiamati a risolvere: «Ma è per quel rovinoso trambusto interiore che l’ago avvia dal dentro di quell’uomo, fra il cervello e il sé, un ago fra sé e il mondo».

Le atmosfere tetre di Arruina non richiamano solo il passato e le antologie delle antiche fiabe, ma riconsegnano a una nuova dimensione i cliché del fantasy e del gotico. Autori come Iannone usano il fantastico per trasmettere profondi messaggi esistenziali.

 

(Francesco Iannone, Arruina, il Saggiatore, 2019, pp. 155, euro 20, articolo di Antonella De Biasi)
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LA CRITICA

Un esordio potente, tra fiaba dark e antiche storie del Cilento.

VOTO

7/10

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