“Diamanti grezzi”, fare cinema a un’altra velocità

Su Netflix il grande film con Adam Sandler

di / 28 febbraio 2020

Poster di Diamanti grezzi su Flanerí

Tra i registi più interessanti del cinema indipendente statunitense ci sono, senza dubbio, di fratelli Bennie e Josh Safdie, arrivati a fine gennaio su Netflix Italia con il loro terzo film in coppia, Diamanti grezzi.

Partiamo da qui. Nella New York del 2010 Howard Ratner è un gioielliere con il vizio delle scommesse. Quando sta per piazzare il suo affare più importante – un opale nero arrivato di contrabbando dall’Etiopia – dopo l’incontro con il campione NBA Kevin Garnett si lascia risucchiare in una spirale autodistruttiva di accumulo e azzardo. L’occasione d’oro per risolvere i suoi problemi di debiti diventa una nuova miccia di caos.

Diamanti grezzi ha catalizzato l’attenzione della stampa internazionale prima di tutto per la scelta del suo attore protagonista. Howard Ratner è, infatti, interpretato da Adam Sandler, uno dei comici di maggior successo negli Stati Uniti da oltre vent’anni in film di qualità a dir tanto discutibile.

Sandler ha già dimostrato in passato le sue qualità fuori dal comune. Basta nominare Ubriaco d’amore del 2002, uno dei titoli meno ricordati di Paul Thomas Anderson. Ci sono anche Reign Over Me del 2007, sulle conseguenze dell’11 settembre, o  Funny People  di Judd Apatow, sulla solitudine del mondo dello spettacolo, o ancora più di recente The Meyerowtz Stories, penultimo film di Noah Baumbach prima di Storia di un matrimonio.

Nel film dei fratelli Safdie, però, il comico newyorkese riesce in modo unico a essere il centro pulsante di tutto, il corpo e l’anima frenetica di Ratner.

Howard Ratner è una contraddizione ambulante. Padre di famiglia che vuole essere presente, odiato e disprezzato dalla moglie che invece vuole il divorzio. Amante venerato da una sua dipendente. Uomo d’affari che gestisce somme enormi e scommettitore senza scrupoli. Uomo di casa che butta la spazzatura e criminale da quattro soldi.

Solo un attore mai del tutto compiuto come Adam Sandler poteva arrivare a un simile livello di grandezza. Un ruolo degno del miglior Robert De Niro, con più di un tratto con Ben Gazzarra di L’assassinio di un allibratore cinese di John Cassavetes, anche se molto meno misurato.

Howard Ratner è l’incarnazione di un consumismo continuo, del capitalismo votato all‘accumulo senza raziocinio, del brivido del denaro intangibile, di una società destinata ad auto-disintegrarsi.

I fratelli Safdie arrivano con Diamanti grezzi al loro film più compiuto, fino a questo momento. Continuando nel solco della velocità estrema di Good Time con Robert Pattinson, i due registi continuano a sviluppare un’estetica forte e riconoscibile. La base è la pellicola in 35mm, mostrata in tutte le sue caratteristiche, dalla grana ai colori saturi, grazie anche alla fotografia di Darius Khondji.

Su questo susseguirsi incessante di luci, corse e colori, si sviluppa lo studio umano su Ratner, anima diversa rispetto ai protagonisti di Good Time, ma comunque allo sbando.

(Diamanti grezzi, Safdie bros., 2020, drammatico, 160’)

 

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LA CRITICA

Con un protagonista inaspettato e uno stile di forte impatto, Diamanti grezzi racconta e distrugge i vizi di un capitalismo che divora se stesso.

VOTO

8/10

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