La colpa nelle madri degli orfani bianchi

“Quando tornerò” di Marco Balzano

di / 18 maggio 2021

Copertina di Quando tornerò di Balzano

Nell’espressione orfani bianchi, detti anche children home alone, rientrano tutti quei figli che vengono – di fatto – abbandonati dai propri genitori e che vivono, per questo, una forma di lutto differente da quella imposta dalla morte ma altrettanto dolorosa. L’abbandono, nella maggior parte dei casi, è il risultato di una necessità, spesso di tipo economico: come mandrie le persone si spostano per andare altrove a cercare lavoro e guadagnare soldi da mandare alla propria famiglia, rimasta nel paese d’origine.

Migliaia sono le donne costrette a emigrare per andare a svolgere mansioni come quella di badante. È la sorte di Daniela, protagonista dell’ultimo romanzo di Marco Balzano, Quando tornerò (Einaudi, 2021).

Rumena e madre di Manuel e Angelica, lascia casa e famiglia di notte, come una ladra, prende un pullman e arriva in Italia, a Milano, per fare la badante. Solo una lettera destinata ai suoi figli spiega le motivazioni, che resteranno però incomprensibili agli occhi di chi l’avrà tra le mani.

«La mansarda così ridotta, piena di polvere e ragnatele, era l’immagine di come finiscono i sogni e, ovviamente, le famiglie». La notizia dell’allontanamento di Daniela crea iniziale spaesamento, che si traduce in un vuoto che né la maturità di Angelica – la figlia maggiore – né la presenza dei nonni sono in grado di colmare. Mancano gli strumenti, per Manuel, per comprendere cosa possa spingere una madre a cambiare addirittura nazione lasciandosi incurante tutto alle spalle.

In una narrazione tripartita, in cui a ogni elemento di questo nucleo familiare sbilenco viene data occasione di mostrare la propria versione dei fatti, Balzano si dimostra padrone della materia: chi viene abbandonato, inerme spettatore apparentemente senza voce, e chi abbandona, protagonista suo malgrado di un dramma che si è consumato e si consuma da decenni, hanno la stessa dignità di esistere sulla pagina.

«“A volte si può solo fare così”, aveva detto sul pullman. Quella frase mi toglieva la colpa».

È davvero possibile estirpare la colpa? Ed è di colpa che si tratta? Il tormento interiore di Daniela, le promesse fallaci che continuamente ripete a sé stessa quando rimanda e rimanda ancora il suo ritorno a Rădeni, come sarebbero giudicate da qualunque tribunale morale?

Nell’attesa logorante di guadagnare abbastanza per poter tornare a casa e nella prostrazione quotidiana cui si riduce la mente quando deve pulire gli escrementi di una persona anziana che si ribella e che insulta, si insinua – a volte – la libertà di godersi il sole di Milano, una passeggiata tra le strade, un po’ di sesso sul divano del «vecchio». In questi momenti di sospensione della colpa, Daniela concede a sé stessa un attimo – solo uno – di tregua.

Se, come dice lo stesso autore nella nota finale, «da trent’anni a questa parte, due terzi dei migranti del pianeta sono donne. Eppure, nonostante questo dato di fatto, si continua a parlare di migrazione come una questione essenzialmente maschile», Quando tornerò vuole ridare dignità a volti sconosciuti ma allo stesso modo familiari: sono tutte quelle donne che, facce stanche, si vedono in metropolitana mentre tornano a casa; che accudiscono i nostri anziani; che vivono in solitudine in spazi che non hanno le dimensioni né le fattezze di una casa.

Nella promessa di un ritorno che allunga le distanze dal suo adempimento, non resta che continuare a sperare, proprio come, in un momento di lucidità, fa Manuel:

«Quando guardavo l’orto e la nostra casa vuota pensavo a quanto sarebbe stato bello coltivare la terra e aprire un agriturismo. Certo, a Rădeni non c’è turismo. Anzi, non ci sono proprio più le persone, è rimasto qualche vecchio come nonno Mihai, e qualche ragazzo spaiato come me. Tutti se ne vanno da qui, lo so. Però magari le cose cambieranno, le madri che lavorano all’estero torneranno indietro e la gente imparerà ad apprezzare questa zona. Anche la dittatura si credeva che non dovesse finire mai. E comunque, da quando vivo coi nonni, Rădeni mi sembra così bella… Il lago, i girasoli, le montagne azzurre, i monasteri dipinti, a un tiro di schioppo la Moldavia che come dice la nonna “è il giardino dell’Unione”».

 

(Marco Balzano, Quando tornerò, Einaudi, 2021, 208 pp., euro 18,50, articolo di Giovanna Nappi)
  • condividi:

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio