Oggetti magici e tende dei ricordi

“La notte delle farfalle” di Aimee Bender

di / 17 gennaio 2022

Copertina di La notte delle farfalle di Bender

Gli oggetti non sono mai solo oggetti: benché la loro funzionalità risulti preponderante nel vivere quotidiano – ne maneggiamo decine e decine, ogni giorno, senza soffermarci più di tanto sulla loro origine, sulla storia che li ha condotti a noi, sui significati che in essi si celano – le scienze umane ne hanno individuato la molteplicità valoriale già da decenni.

Anche gli oggetti, infatti, hanno la loro agency o agentività, vale a dire la capacità di agire socialmente veicolando idee, valori, status sociale e creando dinamiche di interazione e influenza tra gli esseri umani. Nonostante, o forse proprio in virtù, della loro natura inanimata.

Lo sa molto bene, o quantomeno lo intuisce sagacemente, la protagonista dell’ultimo romanzo di Aimee Bender, talentuosa scrittrice statunitense che si colloca a buon diritto tra gli esponenti più significativi di un nuovo Realismo magico letterario. L’atmosfera che aleggia tra le pagine di La notte delle farfalle (traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan, minimum fax, 2021) sa di fiabesco nel senso più autentico: Bender costruisce un impianto narrativo in cui magia e sgomento si mescolano e in cui gli oggetti, in particolare, acquisiscono prodigiosi poteri di connessione tra il mondo ordinario e quello straordinario.

Francie, protagonista e io narrante del romanzo, è una giovane donna apparentemente comune: il suo grande talento consiste nello scovare oggetti usati, impolverati, sgangherati ai mercatini delle pulci intuendone il potenziale economico. Così li acquista per pochi dollari, li pulisce, li ripara, li resuscita per poi rivenderli online a cifre considerevoli. La sua capacità di individuare il valore ancora in essere delle cose di cui la gente vuole disfarsi viene da lontano.

L’infanzia di Francie non è stata affatto ordinaria: a seguito di una grave crisi, sua madre Elaine, affetta da problemi psichici, è stata costretta a ricoverarsi in un istituto specializzato e da quel momento la bambina è stata affidata agli zii.

Questo importante momento di transizione emotiva e familiare, che coincide con un trasferimento fisico da una parte all’altra del paese, è correlato a un evento decisamente insolito. Francie trascorre la prima notte lontano da sua madre a casa della baby-sitter, in attesa che lo zio arrivi da Los Angeles: la prima cosa che nota, sedendosi sul divano che sarà il suo giaciglio notturno, è una lampada dal paralume decorato di farfalle. Al suo risveglio, una di quelle farfalle ha inspiegabilmente preso corpo e galleggia, morta, sulla superficie del suo bicchiere d’acqua. Senza pensarci troppo, Francie beve quell’acqua, farfalla compresa, e da quel momento comincia il suo viaggio meraviglioso e terribile al contempo, proprio come nelle fiabe. Accadrà qualcosa di simile, in seguito, con il disegno di un cervo volante e poi, di nuovo, con la stampa di una rosa.

Diventata adulta, Francie va a vivere da sola e si avverte ben presto la necessità di esplorare fino in fondo il suo passato: così, decide di costruirsi una tenda sul terrazzo e ogni mattina trascorre le prime ore della giornata tra le morbide pareti che delimitano questo spazio sospeso per riavvolgere il filo della memoria e rivelare il senso di quella farfalla, di quel cervo, di quella rosa. Davvero quegli oggetti pensati, immaginati, disegnati hanno acquisito una forma reale? Come hanno potuto valicare la soglia tra realtà e immaginazione?

La notte delle farfalle è la storia di una metamorfosi che ha a che fare non solo con il corpo e con la mente dei suoi personaggi ma anche con lo spazio e con gli oggetti attraverso i quali le stesse relazioni umane si plasmano e vivono. La scrittura di Bender mette al centro la sensorialità e la percezione soggettiva della sua protagonista che è capace di posare lo sguardo sul mondo riempiendolo di poesia e di immaginazione: così, «l’autobus verso casa è un corridoio meravigliosamente illuminato che percorre le strade» mentre Victory, il viale che percorre ogni giorno, si trasforma in «una collana bianca e rossa di case a schiera che segue la morbida ondulazione delle Verdugo Hills».

Il mistero kafkiano che avvolge la vita di Francie si dipana progressivamente – anche se mai del tutto – pagina dopo pagina, con un ritmo che talvolta accelera per poi rallentare, alternando ricordi e rievocazioni a note diaristiche sul presente: il pensiero della protagonista viaggia su un binario sospeso nel tempo, talvolta deraglia ma ritrova infine la sua direzione e la sua destinazione.

La notte delle farfalle è la storia di una bambina che sperimenta una dimensione familiare atipica, senza dubbio, ma colma di affetto, di cura e di reciprocità. Proprio grazie al rapporto con gli zii e con la cugina, al loro legame che si rivela saldo e profondo nel corso degli anni, Francie saprà riavvolgere il filo della memoria e ritrovare, infine, il nodo che la lega a sua madre e che connette il mondo ordinario, reale e concreto, a quello straordinario che alberga nella sua mente e che si nutre della sua immaginazione.

 

(Aimee Bender, La notte delle farfalle, trad. di Damiano Abeni e Moira Egan, minimum fax, 336 pp., euro 18, articolo di Cristina Cassese)

 

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